Il patto romano che ha sabotato la nascita della ‘Lega 4’ in Ciociaria

Il sabotaggio che ha fatto saltare l'ingresso nella Lega di tutta l'area ex Fiorito. Il ruolo della stangata alla Lega data in Abruzzo da D'Incecco. Il patto con FdI. E le manovre contro Quadrini. Cosa doveva accadere. E perché è stato impedito.

Ascanio Anicio

Esperto di tutti i mondi che stanno a Destra

Che bella storia da raccontare sarebbe stata la nascita della Lega 4. Quella che a Frosinone stava per prendere forma sulla scia della candidatura al Parlamento di Strasburgo e Bruxelles per Sara Petrucci. E che all’ultimo momento qualcuno è stato bravo a sabotare in modo da difendere Lega 1 (quella di Zicchieri – Gerardi – Fagiolo) e Lega 2 (quella di Ottaviani e Movimento Italia). (leggi qui il precedente con tutti i dettagli: Il grande intrigo per impedire la candidatura di Sara Petrucci).

I nomi eccellenti

Sarebbe stato un racconto giornalistico centrato sui “welcome back“. Più di qualcosa era pronto. C’era lo schema. Per esempio: qualche consigliere comunale di Anagni; il presidente della Comunità Montana di Arce Gianluca Quadrini; qualche ex amministratore provinciale, magari Fabio De Angelis il vice della presidenza di Antonello Iannarilli. Questo era il canovaccio centrale. Poi ci sarebbero state le adesioni, che sarebbero arrivate dal giorno dopo l’ufficializzazione della presenza in lista. Ma così non è andata. Abbiamo già avuto modo di spiegare perché la partita abbia avuto uno svolgimento diverso (leggi qui Il grande intrigo per impedire la candidatura di Sara Petrucci).

La Lega 4, stando a un conteggio potenziale, sarebbe potuta divenire la Lega 1 nell’arco di qualche mese. Sarebbe dipeso dai voti, un po’ come sta accadendo oggi per Lega 2 (leggi qui Riunione segreta a Sora: «Così la Lega non può andare avanti…»).

La stangata in Abruzzo

Ma è il fatto stesso che Sara Petrucci non sia stata candidata a suggerire come dalle parti del Carroccio abbiano voluto evitare una sostanziale rivoluzione. Perché la Lega di Matteo Salvini ha già dovuto fare i conti col mondo proveniente da Alleanza Nazionale: in Abruzzo, per citare un caso, dov’è stato un ex An, Vincenzo D’Incecco, ad arrivare primo in lista alle scorse regionali.

I lombardi hanno sciorinato i numeri e hanno individuato l’esistenza di un pericolo: dare il via libera a una classe dirigente strutturata del centro sud, significherebbe poi constatare la differenza che intercorrerebbe – in termini di preferenze – tra le performance di “quelli di giù” e le performance di “quelli di su“.

L’Abruzzo non è un caso isolato. Ok “prima gli italiani“, ma da qui a “prima i leghisti del basso Lazio” ce ne passa.  Qualcuno ventila un’ipotesi: la regia sarebbe stata affidata, seppur da abscondito, a Franco Fiorito. Ma è un’informazione falsa. Certo, una parte della Lega 4 sarebbe nata attorno agli uomini che hanno gravitato nel PdL quando l’ex sindaco di Anagni era Coordinatore Provinciale e Capogruppo regionale del Partito Unitario del centrodestra.

Non bisognerebbe stupirsi poi molto se la Lega 4 avesse chiesto qualche consiglio a un uomo che, da un punto di vista tattico, ha già dimostrato di non avere troppi eguali. Domandare, per conferma, ad Alessandro Foglietta, che si ritrovò fuori dalla partita del coordinamento provinciale dell’allora PdL nonostante svolgesse la carica di “federale” di Alleanza Nazionale.

Disarcionate Quadrini

Non bisognerebbe provare troppo stupore neppure dinanzi a un accordo che avrebbe potuto coinvolgere Gianluca Quadrini. L’ex assessore provinciale all’Istruzione è tra i pochi, tra gli ex forzisti agitati del frusinate, che non hanno aderito a Fratelli d’Italia. E il motivo potrebbe essere l’esistenza di un’altra sfida, che magari è ancora in piedi e che riguarda il prossimo consiglio regionale. È anche per questo che un accordo trasversale tra centrodestra e centrosinistra sta tentando di segargli le gambe, togliendolo dalla presidenza della Comunità Montana di Arce. (leggi qui La Regione affonda Gianluca Quadrini: commissari nelle Comunità Montane)

Ma se Lega 4 poteva essere, oggi, in ogni caso, Lega 4 non è. Pensate a cosa sarebbe potuto succedere, ancora, se Lega 4 avesse trovato la quadra con Lega 3, cioè con la corrente di Fabio Forte, il coordinatore emarginato (leggi qui Bombe leghiste sul Carroccio: iniziata la guerra di Savo e Forte). Comprate un pallottoliere immaginario e contate le altrettanto immaginarie preferenze. L’onorevole Francesca Gerardi e il senatore Gianfranco Rufa avrebbero avuto, con ogni probabilità, un grosso problema di equilibri territoriali.

Il patto con Giorgia

Ma Matteo Salvini vuole che a candidarsi – si è vociferato nel corso della composizione delle liste – siano solo quei leghisti che già militano da 18 mesi. Forse è un criterio corretto, ma come la mettiamo col fatto che la Lega, in alcune regioni del centro sud, 18 mesi fa neppure esisteva? E allora deve esserci un altro motivo se Lega 4 poteva essere e Lega 4 non è stata. 

Uno, da aggiungere a quelli presentati ieri, riguarda il patto di non belligeranza tra il ministro dell’Interno e Giorgia Meloni. Perché tanti di quelli pronti a salire sul Carroccio, da Roma in giù, hanno fatto parte fino a qualche mese fa di Fratelli d’Italia. Un governo Salvini – Meloni, però, è una delle ipotesi su cui si regge il futuro del centrodestra popolar – sovranista. I due non possono farsi sgarbi vicendevoli fino a che non si chiariranno le logiche delle prossime elezioni politiche. Salvini, in sintesi, non può candidare troppi ex meloniani. Ecco, allora, un altro motivo per cui Lega 4 non è stata.

Ieri abbiamo spiegato come la candidatura di Sara Petrucci sarebbe passata pure per vie romane. Avrebbe trovato il sostegno, e i voti, di un correntone di ex Fdi che a Roma può vantare un filotto di consiglieri. Il fine, come si potrebbe pensare, non era quello di dare l’assalto alla carrozza guidata da Francesco Zicchieri, ma quello di rivendicare uno spazio per tante aree della destra italiana che non hanno trovato legittimità (o non l’hanno cercata) in Fratelli d’Italia.

Le origini

Per comprendere il perché della Lega 4, a pensarci bene, bisogna risalire alla frantumazione del Popolo della Libertà. Sara Petrucci non è transitata in Fratelli d’Italia, ma quella componente romana, la stessa che avrebbe potuto garantire diecimila voti su Capitale e provincia, sì.

Veniamo alle conclusioni. Sara Petrucci è candidata al consiglio comunale di Arce. Gianluca Quadrini non ha ancora fatto un passo in una direzione partitica. Il presunto regista abscondito rimarrebbe, al massimo, tale.

Può tutta questa potenza di cannoni rimanere ferma in attesa del prossimo giro e del tempo che passa? Questa, in fin dei conti, è la domanda che un cronista politico dovrebbe farsi.

Nel libro nono della Metafisica Aristotele ha spiegato la differenza tra potenza e atto. Ecco, se la Lega4 dovesse arrivare a comprendere com’è possibile fare quel passaggio, scansatevi. Pure perché a sgomitare, politicamente parlando, non sarebbero pesi piuma.