Bombe leghiste sul Carroccio: iniziata la guerra di Savo e Forte

Conferenza stampa dell'ex coordinatore provinciale di Salvini e della leghista più votata alle Regionali. Inchiodano il Partito. Annunciano battaglia. Ma dall'interno. In sala consiglieri comunali e dirigenti. La sfida a Zicchieri e Durigon

La Lega va a dormire con due spine nel fianco. Grosse come travi. Come i 4500 voti di preferenza personali presi da Alessia Savo alle Regionali di un anno fa. Come le decine di coordinatori comunali nominati da Fabio Forte e che nel 2018 sono stati l’ossatura di quella campagna elettorale.

Sono tutti nella sala delle riunioni de La Trattoria a Frosinone: per ascoltare i due reietti, confinati ai margini del Partito. Alessia Savo e Fabio Forte li hanno convocati ancora una volta: con un messaggino inviato via Whatsapp intorno a mezzogiorno. Per annunciargli la loro decisione sul proprio futuro politico. (leggi qui L’insolita frequentazione tra Fabio e Alessia scesi dal Carroccio)

Non ci muoviamo da qui

Non se ne vanno. Non si sposteranno di un centimetro dalla Lega. Non toglieranno il disturbo. Perché – hanno una certezza – entrambi danno fastidio ed è per questo che li hanno messi all’angolo.

«A tutto c’è un limite, siamo iscritti alla Lega e vogliamo fare politica: nessuno ci convoca e allora ci autodeterminiamo» annuncia Fabio Forte. Ma dall’interno: guai a parlare di scissione, guai a parlare di contrapposizione: «Noi siamo la Lega, non vogliamo essere niente altro, non assegnati nomi diversi, non vogliamo essere una corrente e nemmeno una componente. Noi vogliamo essere quella Lega che ha indicato Salvini con i suoi principi un anno fa quando gli credemmo, prendemmo questo partito allo 0,7% e lo portammo dove è oggi».

Nei fatti non sarà così. Verrà riaperta la sede provinciale che nel frattempo è stata chiusa dagli attuali dirigenti. La ventina di ex coordinatori sollevati dopo la rimozione di Fabio Forte e presenti oggi in sala hanno ricevuto un ordine: «Da questa sera, tornate ad essere militanti attivi per la Lega».

Le cahier de doléance

La conferenza stampa inizia alle 17.30. È l’ex sindaco di Torrice Alessia Savo a rompere il ghiaccio. Lei che è stata vice coordinatore provinciale di Forza Italia ed è uscita perché stava stretta in un Partito azienda. Lei che è stata catapultata in lista da Fabio Forte alle scorse Regionali ed ha macinato 4500 preferenze con il suo nome.

Non è meno spigolosa dei tempi in cui frequentava Antonello Iannarilli. Non si è ammorbidita neanche un po’ da quando si scontrava a testa bassa con Mario Abbruzzese. «Vi abbiamo chiamato per festeggiare l’anniversario delle percentuali raggiunte solo un anno fa e che anche Matteo Salvini citò a livello nazionale. Non colpirono allo stesso modo i personaggi locali che di quei risultati hanno beneficiato». Prima frecciata.

Racconta in che modo si è trovata ai margini: proprio lei che è stata la più votata in tutto il Lazio nella Lega ma non è entrata in Regione per i limiti di una legge che invece ha spalancati le porte al candidato di Latina. «Mi dissero che potevo fare la militante. Ma per fare la militante bisogna militare. Ho atteso per un anno e nessuno mi ha chiamato. Allora ho deciso di tornare a quei 4500 elettori».

Basta chat e selfie

Cita il libro di Maroni «che fa palpitare una Lega che sia la vera Lega».

Chiede una Lega così Alessia Savo, «Una Lega che abbia una dirigenza provinciale e regionale che non sia fatta di nominati. Era una cosa giustificabile un anno fa quando le percentuali locali erano dello zero virgola. Ora che siamo al 30% non si può avere una dirigenza nominata». Seconda bordata.

Ma la terza è meglio. «Non voglio una Lega nella quale ci deve sentire onorati di essere inseriti in un gruppo chat». Il riferimento è alla chiusura della sede provinciale della Lega, il dibattito politico ora si sviluppa nelle chat di WhatsApp. «Io non posso condividere un organigramma di nominati o ammessi ad una chat se si sta simpatici alla corte: non son una cortigiana».

Fuori i risultati

Spiana la strada a Fabio Forte. Mette subito in chiaro «Non si fa nessun passaggio». E allora? «Noi restiamo qui. Ma chi è stato nominato con incarichi dirigenziali deve portarci i risultati. Io dei selfie non so che farmene».

Con chi ce l’ha? «A me i selfie su come alzano la mano a Montecitorio non me ne può fregar di meno».

Fuori la sostanza. «Si è voluto fare in modo che il consigliere regionale non uscisse dalla provincia di Frosinone? Va bene! Ma almeno voglio che il consigliere del sud Lazio sia presente qui e venga a risolvere i problemi».

Il consigliere Angelo Tripodi da Latina è assente? «Nemmeno è stata chiesta la Casa Integrazione in deroga dopo la tromba d’aria delle settimane scorse. A questi problemi non si risponde con i selfie».

I dolori di Fabio

Arriva il momento di Fabio Forte. Ricostruisce la sua parabola: quel partito preso ad ottobre 2017 che semplicemente non c’era. Noi con Salvini aveva ottenuto alle politiche lo 0,7%. Racconta come ha riorganizzato, comune per comune. E una volta costruita tutta l’intelaiatura ecco che gli piazzano il candidato da Terracina: Francesco Zicchieri.

«Minacciammo di non presentare la lista alle regionali – ricorda Fabio Forte – protestammo non per me ma per il territorio. Mi garantirono che sarebbe stato rappresentato. La stretta di mano di Zicchieri, Durigon, Gerardi, Rufa, non vale una cicca».

Aveva previsto tutto. Dopo avere aiutato Alessia Savo a prendere il maggior numero di preferenze in tutto il Lazio Fabio Forte profetizzò «Mi faranno fuori, in questa sala ci sono le persone alle quali lo dissi subito dopo il voto. Avevo capito cosa volevano fare».

Ci vediamo alle elezioni

Ora torna il momento di votare. Ci sono le Provinciali. E poi le Europee. La Lega è in difficoltà. «Non riescono a fare le liste. E allora noi li dobbiamo aiutare. Siccome nessuno ci chiama per dirci cosa dobbiamo fare alle Provinciali, noi da oggi ci autocostituiamo. Non vogliamo creare un movimento o un gruppo parallelo. Saremo militanti. Attivi. Attivissimi per la Lega» .

Ineccepibile. A norma di statuto. Sono leghisti e voglio fare i leghisti. «Riprendiamoci i nostri spazi. Come è possibile che non sia stata ancora definita la lista per le Provinciali? Come è possibile che il senatore Rufa non riesca a presentare una lista della Lega a Veroli?». Vuole un candidato da votare alle Europee. Perché «tanto lo sappiamo che verrano qui a chiederci i voti per Capone di Terracina».

Come dobbiamo comportarci alle Provinciali: chi dobbiamo votare? Domanda un Consigliere. «Aspettiamo, ci contatteranno prima o poi. Altrimenti ci organizzeremo» risponde Forte.

L’impressione è che manchi una rotta. Che si navighi a vista. E che questo enorme iceberg sia stato lasciato solo a navigare nell’oceano con il rischio che mandi giù il Titanic di Zicchieri. L’impressione è chiara quando Fabio Forte punta il dito su Cassino. «Non vogliamo che si ripetano le cose fatte a Cassino, dove è stata fatta cadere un’amministrazione di centrodestra solo per fare un dispetto. Senza avere un progetto alternativo, né un candidato sindaco né una lista pronti da mettere in campo il giorno dopo. Ma che modo di fare politica è questo?»

In sala c’è chi mormora i casi di quelli che sono usciti dalla Lega dopo averci militato pochi mesi. Come la consigliera comunale di Frosinone Thaira Mangiapelo. O come l’ex assessore provinciale Antonio Abbate passato in Fratelli d’Italia dicendo «Finalmente mi sento a casa».

Tutti in campo

Conclude con la chiamata alle armi. «Da domani Francesco Zicchieri e chi lo rappresenta dovrà fare i conti con Fabio Forte, Alessia Savo e tutti noi».

Dall’aula si alza una voce. Chiedono una sede. ‘Fabio, riapri la sede’ urla uno. ‘Vogliamo un posto dive discutere, no le chat’ dice un altro. Fabio Forte li accontenta «Apriremo la sede, questo gruppo avrà una sede. E se verrà il segretario provinciale o il Regionale saranno i benvenuti: finalmente riavremo la possibilità di parlare con loro e di confrontarci con loro».

La Lega ufficiale va a dormire con due spine nel fianco. Grosse. Molto grosse. Spine leghiste. Ma con radici ciociare.