L’elogio della zoccola

C'è molto del nostro linguaggio nel libro presentato da Mauro Giancaspro "Elogio della Zoccola". Viaggio nella lingua italiana. E nell'unità d'Italia fatta attraverso la diffusione delle parole

di Alessandra DI LEGGE

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A tutti è concessa una seconda possibilità… anche alle zoccole.”

Non fermatevi all’apparenza lessicale ma provate a immaginare di affrontare un viaggio nella storia linguistica d’Italia, attraverso le vicissitudini di una parola. Il Magellano è Mauro Giancaspro, napoletano, classe 1949 che ha diretto per dieci anni la Biblioteca Statale di Cosenza e per diciannove quella Nazionale di Napoli. Collabora con quotidiani e riviste, interessandosi prevalentemente di lettura, comunicazione e arte contemporanea.

 

Ha scritto molti libri di grande spessore culturale che hanno un sottile fil rouge, quello dell’approccio ironico e fintamente leggero. Ama dire che nella sua biblioteca pochi sono i libri per la professione di ingegnere mentre moltissimi sono di quel genere di letteratura che – sostiene – è la più bella perché è fatta con la consapevolezza che non servirà a niente, se non a prendere la vita con ironia e autoironia.

 

Elogio della zoccola”, la sua ultima fatica letteraria, è stato presentato nel Salone Vanvitelliano della Biblioteca Angelica di Roma.

 

Giancaspro, nel tavolo dei relatori posto davanti all’alta scaffalatura lignea, opera di Nicola Fagioli che conserva i circa 100.000 volumi del Fondo Antico del’Angelica, ha incantato i presenti raccontando che il termine zoccola era già usato anticamente a Napoli con il doppio significato di “topo di fogna” e “prostituta”.

 

Soltanto nel 1987 è stato sdoganato in un vocabolario, il Garzanti, insieme al termine milanese “pirla” che indica lo sciocco.

 

L’autore, ha così dimostrato che l’inserimento nel vocabolario Garzanti delle due parole ha consentito la fine del percorso unitario della lingua: la ‘zoccola’ non è più soltanto napoletana e il ‘pirla’ non è soltanto milanese ma patrimonio comune della lingua italiana.

 

Ne hanno parlato con l’autore, Raffaele Aragona, ingegnere e giornalista, già professore di “Tecnica delle Costruzioni” nella Facoltà di Architettura dell’Università “Federico II” di Napoli, esperto di enigmi che oggi cura una rubrica settimanale di ludolinguistica su “Il Mattino” e Antimo Cesaro, docente di Scienza e filosofia politica ed ermeneutica del linguaggio politico presso il Dipartimento di Scienze politiche “Jean Monnet” dell’Università della Campania, sede di Caserta, già sottosegretario di Stato al Ministero dei beni culturali nei governi Renzi e Gentiloni.

 

Al termine della presentazione, gli ospiti si sono trasferiti in una splendida abitazione privata dove è stata servita una cena a base di cucina trapanese. Il piatto forte, apprezzato da tutti è stata “a pasta cu’ l’agghia”, il pesto tipico della zona, preparato con mandorle crude, pomodoro crudo, pecorino, basilico, olio d’oliva e aglio.

 

Quindi, in un caldo pomeriggio romano, ‘pirla’, ‘zoccola’ e pasta alla trapanese hanno unito l’Italia.

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