L’emergenza rifiuti a Roma ed il coraggio di Frosinone

Roma sta affondando tra i rifiuti. È il fallimento dovuto all'incapacità del governo cittadino. Ancora una volta saranno le Province a salvare la Capitale. L'assemblea dei sindaci è chiamata ad approvare il bilancio Saf. Ma questa volta non ci sono solo i conti. C'è una filosofia ed una prospettiva da decidere. Che varrà per i prossimi vent'anni

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Chi ha potuto è già scappato. Roma sta affondando: colpa delle fallimentari politiche da Bar dello Sport attuate con incompetenza dal Movimento Cinque Stelle. Parlano i rifiuti accumulati lungo le strade della Capitale d’Italia: quei rifiuti che fin dall’inizio il sindaco Virginia Raggi non ha voluto vedere ed ha detto che erano un complotto attuato abbandonando i frigoriferi in strada. Non è così. Nessun complotto: è incapacità al governo.

Le province Cenerentola ancora una volta si rimboccano le maniche, prendono la scopa e si preparano ad evitare il naufragio definitivo. Nessuno se lo può permettere: la Capitale è lo specchio del Paese. Non c’è campanile che tenga. Saranno le province anche questa volta ad evitare il collasso. Quelle province responsabili, che hanno rispettato la Legge mentre i governi di Roma – di centrosinistra, centrodestra e ora anche del Movimento 5 Stelle – in questi venticinque anni non sono stati capaci di attrezzarsi per gestire il normale ciclo dei rifiuti.

Un disastro che ha tutti i colori politici. Sui quali quello giallo grillino spicca per incompetenza. Solo un incompetente può avere come programma di governo “Non faccio gli impianti, sono inutili perché tra poco con la differenziata non ce ne sarà più bisogno“. Che è quasi come dire “Mi vendo la macchina, tra poco sarà inutile perché si viaggerà con il teletrasporto“, salvo poi scoprire che ci vorranno almeno dieci anni per realizzarlo e domani mattina se non passa qualcuno per darmi un passaggio rimango a piedi. Indifendibili. Nemmeno i ministri a 5 Stelle ci provano più. (leggi qui Emergenza ambientale a Roma, il Ministero (a 5 Stelle) smentisce la Raggi).

Un passaggio ai rifiuti di Roma stiamo per darglielo noi. Noi delle province che gli impianti ce li siamo fatti. (leggi qui Lavoro e inquinamento: chi se la sente di prendere iniziative serie?) E che già da fine maggio ci siamo mobilitati (leggi qui Rifiuti, Roma in emergenza: mobilitati Colfelice, Latina, Viterbo e la rete del Lazio).

In questa cordata dell’emergenza con cui salvare Roma torna centrale lo stabilimento Saf di Colfelice: quello che venne concepito un quarto di secolo fa, assegnato in parti uguali tra tutti i Comuni della provincia di Frosinone, a prescindere dal numero di abitanti e dalla quantità di immondizia prodotta. Diventa centrale la visione strategica che ne hanno avuto i presidenti Mauro Vicano e Lucio Migliorelli. Il primo ad un certo punto ha preso cappello e se n’è andato dichiarando la sua indisponibilità a gestire con i criteri talebani che i sindaci gli volevano imporre, simili a quelli che stanno portando Roma al collasso. Il secondo ha avuto il merito di un approccio più pragmatico e meno politico: l’amministratore ha una mission, la realizza, punto. Poche chiacchiere, meno sorrisi ancora, soluzioni aziendali messe davanti ai sindaci.

La Saf sarà pure in mani pubbliche ma non è un carrozzone. Deve essere gestita in modo manageriale. Il messaggio di Migliorelli è stato questo.

Se è stato per pura fortuna o per cinico calcolo, Migliorelli non lo rivelerà mai. Ma ha compreso un altro passaggio, fondamentale per gestire gli umori di una popolazione che per 25 anni si è giustamente lamentata dei cattivi odori, determinati da un ciclo di lavorazione che aveva grossi ed evidenti limiti, tecnologici ed in parte gestionali. Il passaggio è: il cervello umano ha selezionato per millenni ciò che è utile alla sua sopravvivenza (e ce lo fa aprire gradevole) e ciò che è potenzialmente letale (e ce lo fa apparire repellente). La puzza dei rifiuti in fermentazione fa scattare in automatico la paura di malattie e tumori. È fisiologicamente umano che scatti quella reazione automatica. Migliorelli ha tolto i rifiuti organici ed avviato un progetto per trattarli in maniera del tutto diversa.

Non lo ha fatto per filantropia. Ma per managerialità: l’impianto non era più in grado di soddisfare le nuove norme in materia. Certo è che non ha provato nemmeno per un attimo a tenersi quel problema. Il medico pietoso fa la piaga infetta, Migliorelli è un pragmatico proveniente dalla scuola di apparato della Sinistra antica.

Ora c’è da approvare il Bilancio. Il CdA lo ha già messo a punto e deliberato. Tocca ai sindaci – soci assumersi la responsabilità politica e industriale di approvarlo. Sono loro i proprietari. Domenica faceva caldo e non se ne sono presentati abbastanza all’Assemblea dei Soci. Che allora è stata riprogrammata, in seconda convocazione, per giovedì 18 luglio alle ore 15, nel salone di rappresentanza della Provincia di Frosinone.

Il bilancio fissa una serie di paletti concreti. Stabilisce che ci sono tutte le condizioni economiche per affrontare il maxi piano di ristrutturazione deciso nei mesi scorsi dai sindaci (leggi qui Inizia la chiusura di Saf, via ai lavori per la Fabbrica dei Materiali). Che la gestione è sana. Che il ciclo funziona ed è in grado di sostenere il peso dei rifiuti della provincia di Frosinone. Ed anche quelli di Roma.

Occorre un gesto di coraggio da parte dei sindaci: decidere se proiettare la provincia di Frosinone nei concetti di Circular Economy e puntare sulla nuova industria Green. È un gesto di coraggio soprattutto per due motivi. Il primo: va spiegato alla gente; il secondo: la camorra ha sempre detto che “i rifiuti sono una risorsa“, occuparsene in maniera seria significa togliere risorse ai clan, con tutti i rischi che comporta.

Il futuro di questo territorio e questo Paese passa da lì. Va fatto capire alla gente: la nuova industria, il nuovo oro, è la gestione dei rifiuti per trasformarli in nuova materia prima. Ma deve essere fatto per bene. In maniera seria. Senza sconti e senza eccezioni. Come una cucina a vista in un buon ristorante, nel quale qualunque cliente può vedere cosa succede. Come a Vienna dove c’è un termovalorizzatore in pieno centro cittadino e non dà fastidio a nessuno, come a Copenhagen dove hanno fatto il nuovo termovalorizzatore alle spalle della Sirenetta. Tenendo conto anche del ‘sistema’ che si può creare: lo stabilimento Grestone che a due passi dalla Saf produce il sampietrino Green, intende finanziare la costruzione di un casello autostradale per togliere dalla Casilina il traffico dei camion destinati alla fabbrica. Potrebbe usarlo anche la nuova Fabbrica dei Materiali Saf, dando il suo contributo.

Una volta per tutte dobbiamo decidere se dimostrare che i rifiuti non sono solo Terra dei Fuochi, veleno e soldi per la Camorra. E per farlo la risposta deve essere una sola e corale. Previdente. Altrimenti rischiamo di essere come Roma.