L’eredità di Pompeo e le ambizioni di Frosinone 

Il presidente della Provincia ha scoperto la formula per governare senza farsi notare. Ma a fine ottobre scade il mandato. Per la successione non mancano le ipotesi, ma stavolta il prossimo sindaco del capoluogo potrebbe voler dire la sua

Ha vinto due elezioni per la presidenza e ha visto cambiare quattro volte gli assetti del Consiglio provinciale. Ma Antonio Pompeo sembra aver scoperto la formula per governare senza essere notato: pochissime polemiche e grande coinvolgimento delle opposizioni e dei singoli amministratori.

Sicuramente è favorito dal fatto che la Provincia è un ente di secondo livello per la quale votano i sindaci e i consiglieri comunali. Inoltre il fatto che alla fine siano soltanto 12 i consiglieri è certamente un punto a favore. Però c’è dell’altro, specialmente nell’ultimo periodo se si considera che sul piano politico Pompeo ha ormai un patto di ferro con Francesco De Angelis. Ovunque. (leggi qui Pompeo, l’uomo che spacca il centrodestra).

Lo si è visto alla Provincia ma anche alle comunali e al Consorzio per i servizi sociali. (Leggi qui Il patto al Bellaria e ora l’elezione: chi c’è dietro Costanzo presidente).

Preparare la successione

Antonio Pompeo (Foto © AG IchnusaPapers)

Eppure nel 2014 la sua candidatura alla presidenza della Provincia, fortemente voluta da Francesco Scalia, nacque in contrapposizione all’area di De Angelis. Ma sono passati otto anni e tutto è cambiato. A fine ottobre 2022 scade il secondo mandato da presidente della Provincia di Antonio Pompeo. Bisognerà porsi il problema della “successione”. Il discorso dovrà riguardare il centrosinistra e in particolare il Pd.

Siccome alla carica di Presidente possono concorrere soltanto i sindaci che abbiano davanti un periodo importante di mandato, il discorso è destinato a restringersi. In quel lotto già ristretto farsanno la selezione De Angelis e Pompeo sedendosi a tavolino. Coinvolgendo naturalmente gli altri uomini forti del Pd e la Federazione.

Il centrodestra nel 2014 non presentò il candidato alla presidenza della Provincia, mentre nel 2018 Tommaso Ciccone fu impallinato dal fuoco amico dei franchi tiratori. Stavolta si potrebbe invertire il verso, ma occorrerà che Fratelli d’Italia,  Lega, Forza Italia, Cambiamo, Noi con l’Italia e Udc trovino un’intesa. Anche in questo caso su un sindaco.

Ipotesi Frosinone

A giugno si vota per le comunali di Frosinone. Si profila una sfida al ballottaggio tra il centrodestra e il centrosinistra. Nel centrodestra saranno o le primarie o una mediazione di Nicola Ottaviani a stabilire chi tra Riccardo Mastrangeli e Adriano Piacentini concorrerà alla selezione interna per la candidatura alla fascia tricolore. Nel centrosinistra non è scontato che si celebreranno le primarie. Ma alla fine il candidato a sindaco sarà uno tra Mauro Vicano e Michele Marini.

Quattro nomi che possono essere tenuti in considerazione per la presidenza della Provincia. Fino ad oggi il sindaco del capoluogo è stato tenuto distante da un impegno al timone della Provincia ritenendo che i due incarichi fossero troppo stressanti e politicamente togliessero visibilità. In altri territori d’Italia invece le due cariche vanno praticamente di pari passo. La scelta dipenderà anche dal risultato. E dalle riflessioni politiche che si faranno nella coleizione che avrà eletto il sindaco.

Un ente, la Provincia, dove il capoluogo non ha mai toccato palla.