L’errore di usare il teatro per la politica

La polemica sul cartellone del Festival del Teatro Medioevale. Che diventa strumento per la contrapposizione politica. Ma quell'evento è una realtà assoluta, a prescindere dalle gestioni politiche che cambiano

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Giorgio Albertazzi, Stefano Massini, Ennio Fantastichini ma anche Alessandro Haber, Roberto Herlitzka e Tullio Solenghi. Non proprio nomi di seconda fila del teatro italiano. Che hanno, al di là della statura artistica, tutti un punto in comune. Quello di aver recitato in una delle edizioni del Festival del Teatro Medievale di Anagni. Più esattamente, nel periodo 2014-2017. Quello che, a sentire l’assessore alla Cultura Carlo Marino, sarebbe stato, per l’offerta culturale della città dei papi, una stagione di decadenza.

La polemica su cartellone

Perché è importante fare il punto sulla situazione? Perché negli ultimi giorni sta facendo discutere ad Anagni una furibonda polemica sul valore del cartellone del festival (varato ufficialmente pochi giorni fa).

Un cartellone di tutto rilievo, nel quale spicca, tra gli altri, Simone Cristicchi ed il suo lavoro su Dante Alighieri “Paradiso dalle tenebre alla luce”. Il problema però non è tanto il cartellone; ma la querelle sui mancati finanziamenti arrivati dalla Regione (di cui, con ogni probabilità, si parlerà nel prossimo Consiglio comunale, in programma il1 agosto). Una scelta dovuta, per lo stesso Marino, alla diversità di colore politico tra Comune e Regione.

Forse è stato questo a generare un’affermazione che sa un po’ di rivalsa, al momento della presentazione del cartellone. Cartellone che sempre, per Marino, serve a mostrare, per contrasto, “in che stato versava la città nel 2017”. Cioè nell’ultimo anno della giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Fausto Bassetta. Sottinteso (abbastanza chiaro, peraltro); quelli sono stati anni di decadenza culturale

Il cartellone degli altri

Giuseppe Zeno al Festival del Teatro Medievale

Basta però una piccola ricerca per fare un elenco sommario.

Nel 2014 il 14 settembre va in scena Il Mercante di Venezia, con Giorgio Albertazzi; il 20 settembre invece arriva in città uno spettacolo su Machiavelli, per la regia di Stefano Massini. Proprio lui, l’autore della trilogia sui Lehman, per la quale ha vinto pochi mesi fa il Tony Award.

Nel 2015 arrivano Flavio Insinna e Stefano Accorsi (che legge passi del Furioso). 

Nel 2016 è la volta di Ennio Fantastichini e Alessandro Haber con “Le Tentazioni del Potere“, dialogo immaginario tra Celestino V e Bonifacio VIII; de “L’Avaro” di Molière con Alessandro Benvenuti diretto dal grande regista Ugo Chiti; e di Pippo Franco, che porta in città il personaggio di Brancaleone.

Il 2017 infine è l’anno di Tullio Solenghi e del suo Decameron, dell’Otello e del Mistero Buffo di Dario Fo

La lettura politica della polemica

Il sindaco Daniele Natalia con l’assessore Carlo Marino

Insomma, non proprio nomi di scarto. Il che da una parte depotenzia la critica dell’attuale assessore alla Cultura. Dall’altra consente di dare una lettura politica alla polemica sull’effettiva salute culturale della città dei papi.

In estrema sintesi; non si tratta di dare patenti di migliore o di peggiore a nessuno. Da anni ormai, e per fortuna, il Festival del teatro è una realtà assoluta, a prescindere dalle gestioni politiche che cambiano. Per cui, dire che adesso si sta meglio di prima significa, ancora una volta, voler dare al festival un ruolo politico (se non propagandistico); servirsene da cassa di risonanza per magnificare l’attività dell’amministrazione.

Cosa che, se in termini assoluti è comprensibile, lo diventa meno a pochi mesi dalla scadenza elettorale. E forse è proprio questo, al di là d tutto, ad aver reso la discussione sulla salute del teatro anagnino così calda.

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