Letta avverte il Pd. “Non facciamo i fighetti”

Il segretario sa che a Roma la partita è apertissima e senza una vittoria in Campidoglio non potrà dare le carte sull’elezione del presidente della Repubblica e sulla data delle politiche. Per questo predica umiltà e continua a duellare con Giorgia Meloni.

Non montiamoci la testa, a Roma non abbiamo ancora vinto”: il Segretario del Pd Enrico Letta, rafforzato da anni di insegnamento a Parigi, vede il pericolo nella Capitale. Il  ballottaggio è aperto, l’ulteriore calo dell’affluenza disegnerà uno scenario da terno al lotto.

Non facciamo i fighetti” ha detto al Pd. E intanto non molla su nulla. Ribadisce l’intenzione di chiedere lo scioglimento di Forza Nuova e alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha detto che in realtà la matrice degli scontri di Roma è chiarissima: “La matrice è fascista”.

Enrico Letta (Foto: Andrea Giannetti / Imagoeconomica)

Inoltre, in televisione Letta ha rilanciato pure sull’obbligo vaccinale. Dicendo: “Se non sarà possibile gestire con buon senso l’obbligo di green pass, e la tensione che si è creata lascia intendere che questo buon senso non è sufficiente, allora forse bisognerà finire all’extrema ratio dell’obbligo vaccinale, ho sempre pensato che si dovesse fare tutto il possibile per evitare di arrivare lì in fondo però effettivamente l’extrema ratio c’è”. 

E ancora: “Bisogna che non ci sia alcuna forza politica che legittima. Questa situazione è «nata perché sono mesi che ci sono ambiguità su questi temi. La Meloni oggi non parlava da un posto qualunque ma da Madrid, dal Congresso di Vox, il partito neo franchista, tenuto a bada dal resto del sistema, un partito che vuole rilanciare il regime franchista. Meloni era lì ed era ospite d’onore»”.

L’importanza di Roma

Roberto Gualtieri

Enrico Letta ha vinto nel collegio di Siena la suppletive per entrare alla Camera e al primo turno delle comunali il Pd ha fatto segnare un successo netto a Milano, Bologna e Napoli. Ora però il risultato di Roma farà la differenza e in campo ci sono soprattutto Giorgia Meloni e i Democrat.

La leader di Fratelli d’Italia sa che se perde nella Capitale ci sarà una battuta d’arresto nella sua corsa alla candidatura a Palazzo Chigi. Mentre Enrico Letta è consapevole che un successo a Roma gli aprirebbe un’autostrada anche per la scelta del candidato alla presidenza della Repubblica. Oltre a determinare a quel punto la fine della legislatura nel 2023.

Lo schema che ha in testa il segretario del Pd è questo: elezioni politiche a fine scadenza, Mario Draghi possibile nuovo presidente della commissione europea. E al Colle? Romano Prodi. Anche se smentisce.

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