Letta “Non ci sarà pareggio”. I nomi entro domenica: Pompeo non si candida

La Direzione Nazionale del Pd approva le regole per le elezioni. I sindaci di Milano e Firenze non si candiadano. Antonio Pompeo rinuncia e si giocherà le carte alle Regionali. Entro domenica i nomi dei candidati. Arriveranno dai territori. Federazioni al lavoro. Frosinone e Latina puntano ad un nome

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il pareggio non è contemplato. Enrico Letta mette l’Italia di fronte agli orologi della Storia. Dal palco della Direzione nazionale Pd mette in chiaro che queste non saranno elezioni come le altre. Che non riguarderanno solo il Paese perchè per la prima volta dal 1948 questi voto “sarà determinante sugli equilibri politici dell’Europa”. Perché solo in apparenza le scelta è “tra noi e Meloni“. In realtà “o vince l’Europa del Next generation Eu, dell’Erasmus e della speranza, oppure vince l’Europa di Orban, Vox e Marine Le Pen“.

Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica

Impossibile tirarsi indietro, “Non ci sono terze opzioni, gli italiani devono averlo chiaro“. Perché queste sono le elezioni determinate dai tre Partiti che hanno tolto la fiducia all’italiano con la maggiore credibilità nel mondo, il banchiere che salvò l’Euro. E lo hanno fatto proprio nei giorni dell’anniversario di quel “Whatever it takes” che ha cambiato le sorti dell’economia nel pianeta.

Usa la stessa fermezza Enrico Letta di fronte alla Direzione del Pd riunita per approvare il regolamento sulle candidature. Avvertendo: “Tanti resteranno scontenti“. E per avere il via libera a trattare con potenziali partner per stabilire l’alleanza, i suoi termini, i suoi confini. Niente spazi per un’armata Brancaleone, la coerenza non concede margini: né al M5S né a Renzi, nessuno spazio a chi ha buttato giù Mario Draghi; ma porte aperte a quelli che di fronte a quella scelta hanno ripudiato Forza Italia.

Le conseguenze sul Lazio

Antonio Pompeo e Dario Nardella

Le conseguenze arrivano nel giro di poche ore. Antonio Pompeo non si dimetterà da Presidente dell’Unione Province del Lazio né da Presidente della Provincia di Frosinone e tantomeno da sindaco di Ferentino. Non proporrà la sua candidatura né alla Camera né al Senato. Risponde così al segnale di Enrico Letta che dalla Direzione ha chiesto ai dirigenti Dem “generosità e impegno” e di “non creare problemi“.

La scelta è questione di pochi minuti. Presa nel verde di Waidring sulle alpi austiache dove il leader provinciale di Base Riformista è andato a vedere la preparazione pre campionato del suo Torino. È un Vecchio Cuore Granata e nemmeno questo anno ha resistito.

Per candidarsi alla Camera Antonio Pompeo entro dopodomani avrebbe dovuto dimettersi. Lo stabilisce la Legge: i sindaci di Comuni con oltre 15mila abitanti se vogliono schierarsi per il Parlamento devono avere lasciato la carica almeno 30 giorni prima della candidatura. E non solo: da oggi c’è anche il regolamento voluto da Enrico Letta.

Candidabili e non

Nicola Zingaretti

Nel Regolamento si dice che “Non sono candidabili” alle prossime elezioni politiche “coloro che ricoprono la carica di Sindaco di un Comune sopra i 20.000 abitanti. E nemmeno i componenti degli organismi esecutivi e assembleari delle Regioni”.

Ci sono le eccezioni. Riguardano le Regioni come il Lazio che si trovino nell’ultimo anno di legislatura. Ed i casi nei quali la Direzione Nazionale conceda, su richiesta del Segretario nazionale, una deroga espressa“. Antonio Pompeo oltre che dimettersi avrebbe dovuto chiedere la deroga. Ha preferito “non creare problemi“. Punterà le sue carte sulle Regionali. Il sindaco di Milano Beppe Sala ed il suo collega di Firenze Dario Nardella fanno sapere altrettanto che resteranno al loro posto.

L’eccezione è stata fatta per il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti, che si è già detto “a disposizione del Partito” ed è in scadenza di mandato. Non sono ricandidabili quelli che hanno fatto 15 anni di Parlamento: lo dice lo Statuto del Pd, lo dice l’esigenza di un ricambio. Le eccezioni in questo caso riguardano in automatico gli ex premier e ministri.

Giuseppe Conte alla fine capisce che il Pd di Enrico Letta ha una sola faccia. Ed annuncia che il Movimento 5 Stelle andrà da solo. Puntando a fare il terzo incomodo.

Entro domenica i nomi

Enrico Letta durante la Direzione Nazionale Pd Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica

Si farà presto. Il Presidente della Repubblica ha imposto il turbo a questa crisi. Ci sono scadenze fondamentali con l’Europa e non si può perdere tempo. Per questo non è stato nemmeno pensato il ricorso ad un ‘governo balneare‘ come si faceva nella Prima Repubblica per mandare gli italiani in vacanza e poi tormentarli con i problemi della politica.

Il Segretario nazionale Enrico Letta vuole entro domenica i nomi dei possibili candidati. Li vuole dai territori. Non decide lui da solo. Non farà come Matteo Renzi che da Segretario del Pd occupò quasi tutte le caselle eleggibili con i nomi dei suoi uomini di fiducia. “Io non ho avuto la fortuna di partecipare alla direzione nazionale che approvò le liste la volta scorsa. Facevo un altro lavoro. Io farò di tutto perché non sia così. Farò di tutto perché tutti i nodi siano sciolti. Non ho da candidare miei amici, dobbiamo scegliere il candidato giusto

Per questo entro domenica la Federazione Provinciale del Pd di Frosinone e quelle di tutta l’Italia si riuniranno e faranno le loro proposte. Sia per i collegi uninominali che per il Proporzionale. (Leggi qui: Camera e Senato senza vista).

poi la rosa verrà trasmessa al Segretario Regionale Bruno Astorre che insieme alla sua Segreteria provvedera a bilanciarla: tenendo conto delle varie richieste dai territori, degli equilibri tra le diverse sensibilità politiche. Poi domenica stessa il Segretario Regionale provvederà a consegnare quella rosa di nomi ad Enrico Letta.

Un nome per il Sud Lazio

Il Segretario Regionale Bruno Astorre

Le federazioni provinciali di Frosinone e Latina stanno lavorando in sintonia già da settimane. La riforma dei Collegi ha ridisegnato al geografia politica italiana. Ci sono aree vastissime e addirittura intere regioni che avranno un solo senatore: è la conseguenza del taglio dei parlamentari deciso per referendum.

Al di là dei nomi, Frosinone e Latina chiedono al Regionale ed al Nazionale che il loro territorio, con un milione di abitanti, abbia un rappresentante. Perché il Lazio non può essere rappresentato solo dai romani. O dai paracadutati. Perché il rischio è anche questo: vedersi candidati sul territorio personaggi che vengono da altre zone d’Italia.

La provincia di Frosinone e la provincia di Latina hanno una tradizione in questo senso. Per anni la Ciociaria ha eletto l’uomo di fiducia indicato da Giulio Andreotti: il senatore Claudio Vitalone. Ma anche i Socialisti hanno blindato nel collegio di Sora il prestigiosissimo nome del senatore Giuliano Vassalli, padre del nuovo Codice di Procedura Penale.

La candidatura di territorio è sempre un valore aggiunto. Ed anche oggi Enrico Letta ha detto che la partita si gioca in poche decine di collegi. Per questo bisognerà essere attentissimi nella scelta dei candidati.