Avanti Zingaretti alla riscossa… ma serve un popolo per la rivoluzione

In una lettera al Corriere della Sera il segretario nazionale del Pd analizza lucidamente la situazione italiana. Ammette che il centrodestra è avanti e traccia la rotta per risalire. Ma c’è un nodo da sciogliere: a chi intende rivolgersi?

In una lettera al Corriere della Sera, Nicola Zingaretti fa un’analisi lucida del quadro politico italiano. Scrive:

I cittadini impauriti vogliono ritrovare la loro «casa». La loro «casa interiore», protettiva e in grado di far loro esprimere i bisogni, i desideri e i talenti di cui sono dotati. Non si vive senza una «casa».

La destra sovranista in tutto il mondo, e la Lega in Italia, propongono approdi forti e chiari. Certo autoritari, regressivi e intollerabili per noi, illiberali e xenofobi. Ma sono approdi, forme cui aggrapparsi. Simboli identitari e sicurezze ideologiche.

Salvini è il migliore a raccontare e rappresentare i problemi ma è il peggiore a risolverli. È un tifone di bugie raccontate con un sorriso. Ma di fronte a questo, ecco l’enorme macigno che abbiamo dinnanzi, il centrosinistra non è stato in grado di fare altrettanto sulla base di un suo rinnovamento ideale, programmatico e identitario”.

Poi aggiunge: “Per questo dopo 12 anni di parole e auspici, ora con coraggio stiamo rimettendo mano in modo radicale allo statuto e alla forma partito. Non si tratta di cambiare qualche regola ma di una scelta politica di fondo. Cambiare davvero tutto per dare alla democrazia italiana un soggetto plurale ricco e partecipato della politica. Per offrire in primo luogo ad una nuova generazione una opportunità di partecipazione e battaglia collettiva. Rifondare il Pd per me significa in primo luogo questo: ricostruire una comunità aperta. Sin dal momento in cui sono stato eletto segretario, ho fatto di tutto per garantire questo risultato e l’insieme delle nostre forze ha chiesto una svolta. Ora si tratta di scegliere insieme. E il mio impegno, fortissimo e sincero come leader del Pd, ha un senso solo se dalle generiche volontà si passerà alla realizzazione concreta di un nuovo Pd. Ripeto aperto, plurale e radicato. Capace di coinvolgere le forze migliori della società perché questo processo riguarda tutti coloro che amano la democrazia italiana”.

Poi aggiunge:

Nicola Zingaretti

“Per questo dopo 12 anni di parole e auspici, ora con coraggio stiamo rimettendo mano in modo radicale allo statuto e alla forma Partito. Non si tratta di cambiare qualche regola ma di una scelta politica di fondo. Cambiare davvero tutto per dare alla democrazia italiana un soggetto plurale ricco e partecipato della politica. Per offrire in primo luogo ad una nuova generazione una opportunità di partecipazione e battaglia collettiva.

Rifondare il Pd per me significa in primo luogo questo: ricostruire una comunità aperta. Sin dal momento in cui sono stato eletto segretario, ho fatto di tutto per garantire questo risultato e l’insieme delle nostre forze ha chiesto una svolta.

Ora si tratta di scegliere insieme. E il mio impegno, fortissimo e sincero come leader del Pd, ha un senso solo se dalle generiche volontà si passerà alla realizzazione concreta di un nuovo Pd. Ripeto aperto, plurale e radicato. Capace di coinvolgere le forze migliori della società perché questo processo riguarda tutti coloro che amano la democrazia italiana”.

Nicola Zingaretti

Rifondare il Partito Democratico dunque, magari cambiando perfino il nome. Forse anche il simbolo. Basterà? Potrebbe non bastare perché i temi sui quali la Destra della Lega ma pure di Fratelli d’Italia sono chiari e concreti: la sicurezza e l’immigrazione per esempio.

Si tratta di capire se c’è un “popolo” di centrosinistra disposto a mettersi in marcia con Nicola Zingaretti. Al momento non si vede. Anche perché Matteo Renzi lavora ad un’altra prospettiva, i Cinque Stelle hanno detto basta all’ipotesi di alleanze.

Zingaretti ha ragione, ma serve un popolo alla riscossa. Non necessariamente con la bandiera rossa.