La lezione di Zingaretti al Pd

Il Pd a trazione renziana fatica a trovare alleati con cui creare una coalizione. Nel Lazio la situazione è diversa. E Zingaretti potrebbe riuscire lì dove il Pd ha fallito

La lezione di Nicola Zingaretti va in aula nell’ora e nel giorno che tutti avevano previsto. La campanella suona con l’avvio della campagna elettorale.

I libri di testo del Partito Democratico a trazione renziana per anni hanno insegnato che il Pd è Renzi. E Renzi è il Pd. E chi non vuole accettare può accomodarsi fuori. Dall’aula e dal Partito.

Le dispense scritte dal governatore del Lazio invece insegnano un altro Pd. Quello della sintesi politica tra tante sfumature.

La conseguenza è che il Partito a trazione renziana non trova in giro alleati disposti a mettere in piedi una coalizione; gli unici sono i neo costituiti Civici popolari (leggi qui Mignanelli civico per Beatrice). 

Invece nel Lazio Nicola Zingaretti è l’unico a poter tentare la carta della coalizione di centrosinistra. A lui potrebbe riuscire quel patto di centrosinistra che nemmeno il più attivo ambasciatore renziano, Piero Fassino, é riuscito a conseguire.

 

 

UNO SPONSOR CHIAMATO SPERANZA

Fonti di Mdp assicurano che tra gli sponsor dell’alleanza regionale tra Pd e i fuoriusciti ci sarebbe addirittura il coordinatore nazionale del Movimento, Roberto Speranza.

Ma non solo. Anche il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, in queste ore ha pubblicato un post sulla sua bacheca Facebook. Scrive di “fidarsi del giudizio del compagno Simone Oggionni”. Chi è? Già membro del coordinamento nazionale di Sel, poi in Sinistra Italiana, Oggionni ha letto il posto pubblicato su Alessioporcu.it nel quale Nicola Zingaretti fa appello alle varie sinistre perche’ nella Regione Lazio rimangano unite e consentano di proseguire l’esperienza amministrativa di questi anni. (leggi qui Zingaretti lancia l’appello: «Sinistra unita per vincere»)

Scrive Simone Oggionni (suscitando la fiducia di Enrico Rossi): «Penso che il suo appello vada raccolto. Perche’ – pur con limiti che non vanno sottaciuti – il lavoro di questi anni é stato positivo e deve continuare. La vittoria della destra (che nel Lazio ancora più che altrove é destra vera, destra fascista) sarebbe una sciagura. E anche – ma é l’ultima per importanza – per una ragione squisitamente politica: la ricostruzione di quel campo democratico e progressista che nazionalmente é impossibile, va praticata dove ciò é possibile. Nel Lazio e’ possibile, da subito».

 

 

LA VISTA LUNGA DI NICOLA

Nel Lazio, l’alleanza tra Pd e Sel ha una storia lunga. Nasce insieme all’amministrazione di Nicola Zingaretti cinque anni fa.

Massimiliano Smeriglio, esponente di primo primo piano del partito di Vendola, da subito è stato nominato numero 2 della Regione Lazio. Governa con Zingaretti da cinque anni, senza grandi strappi.

Le tensioni che hanno attraversato il Pd a trazione renziana non hanno influito sugli equilibri e sugli assetti del Pd a trazione zingarettiana.

Non è un caso che nel suo appello dell’altro giorno il governatore abbia scritto, tra le altre cose: «Il Lazio ha bisogno di una nuova svolta che non può che vedere protagonista la sinistra. Una sinistra aperta, plurale, per ridare centralità a obiettivi strategici come la riduzione delle diseguaglianze la lotta per la democrazia, l’inclusione e la partecipazione».

 

 

I DUBBI DI SI

A storcere un po’ il naso davanti all’ipotesi di correre alle regionali assieme al Pd è una larga fetta di Sinistra Italiana che considera controproducente dare l’immagine di un Partito che persegue la politica dei due forni: avversari alle politiche e alleati alle Regionali.

Il timore è perdere la fiducia di quegli elettori che del Pd non vogliono più saperne, né a trazione renziana né ad altre motorizzazioni.

C’è un lavoro di ricucitura che è in corso. Non solo nel Lazio. Anche in Lombardia si sta lavorando in questa direzione. A lavorarci sono esponenti di primo piano di Mdp. E ieri lo stesso Giorgio Gori, candidato del Pd per la Regione Lombardia, ha rilasciato una intervista in cui invitava i Liberi e Uguali a sostenerlo contro la destra populista della Lega.

Nei prossimi giorni, rivelano fonti parlamentari di LeU, su questi temi ‘ previsto un incontro con Pietro Grasso.

 

 

SALVARE ZINGARETTI PER ELIMINARE RENZI

Nel suo pragmatismo, Massimo D’Alema  deve valutare cosa gli convenga di più: rifiutare l’appello di Nicola Zingaretti (del quale ha profonda stima da tempi non sospetti D’Alema: «Nel Pd ci sono molti per bene, come Zingaretti») per rendere la sconfitta elettorale del Pd una Caporetto. Oppure salvare il Lazio e mettere il Pd di fronte all’unico uomo vincente che a quel punto gli sarebbe rimasto. Creando così l’unica vera alternativa credibile ad un Segretario Nazionale che è il miglior conferenziere d’Italia: ma la politica è un’altra cosa. È quell’inclusione e quella sintesi che Nicola Zingaretti è sempre stato capace di fare.

 

 

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