L’ignoranza delle persone colte

C'è una profonda differenza di approccio ai problemi sociali, tra noi ed i francesi. Oltralpe danno ancora un senso alla partecipazione, noi in Italia guardiamo dei bambacioni sparare puzzette arancioni sui palazzi. Non a caso, lì protestano per l'età pensionabile alzata da 62 a 64 anni: qui è a 67 e silenzio

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Non più di tre, per John Keats, erano “le cose di cui godere”: una di queste era “la profondità del gusto” di William Hazlitt, scrittore inglese dell’Ottocento. Diretto, paradossale, provocatorio così era Hazlitt nel suo saggio “Sull’ignoranza delle persone colte”, un gioiellino nell’arte dell’essay, del componimento in prosa.

Quando si vede un fannullone con un libro in mano, si può essere quasi certi che si tratta di una persona senza né forza né voglia di stare attenta a ciò che le accade intorno” scriveva già nell’ottocento  lo stesso autore. Una frase che parafrasata sarebbe perfetta oggi sostituendo al libro il telefonino.

In fondo si tratta di una serie di considerazioni che riguardano i gruppi di potere, gli svantaggi della presunta superiorità intellettuale. Ma in fondo è una seria riflessione sull’abulia derivante dalla propria condizione culturale. E quella descrizione di chi non ha né voglia né forza di stare attento a ciò che accade intorno calza a pennello a molti di noi oggi, raggelati dal benessere e narcotizzati dalla presunta superiorità culturale rispetto ad altri Paesi.

Italiani e Francesi

Giorgia Meloni

Ma non è sempre così e lo abbiamo capito bene questa settimana. C’è chi dice no cantava Vasco Rossi e costoro sono sempre più esigui soprattutto in Italia. Ne è apparso il paradigma che più chiaro non si poteva questa settimana nel confronto tra la questione sociale francese e quella italiana.

Giorgia Meloni, primo premier dopo ventisette anni, decide coraggiosamente di partecipare al congresso della Cgil, dei tre maggiori sindacati italiani quello più spostato a sinistra. Ne esce incredibilmente uno strano teatrino che se non fosse stato tra il premier in carica ed il sindacato più grande d’Italia sarebbe risultato inutile. Invece a noi è servito per capire lo stato concreto della democrazia italiana, in particolare sul versante dei diritti sociali.

Si perché mentre nella grande sala rossa della Cgil si consumava questo walzer di battute in Francia invece non scherzavano affatto nei giorni scorsi. E proprio sugli stessi temi, in primis sull’età pensionabile. Si è arrivati a durissimi scontri culminati in manifestazioni di piazza dove hanno partecipato più di un milione e mezzo di persone. C’è da domandarsi allora cosa sia che spinge una nazione a noi vicina a battersi furiosamente per i propri diritti mentre da noi vige la più totale e assoluta atarassia rispetto a qualsiasi tema di conflitto sociale.

Fagianeria preventiva

Giorgia Meloni al Congresso Cgil

Già la partecipazione della Meloni ad un congresso Cgil può essere considerata storica. È stata invitata. Viene chiamata sul palco per intervenire da Maurizio Landini segretario confederato e quando sale sul pulpito una serie di delegati si alza e si allontana rintanandosi alla fine della sala a cantare bella ciao.

Ora io dico, gli avranno spiegato che non era un suo comizio ma invece l’hanno invitata loro? Perché invitare un premier per poi rifiutarsi di ascoltarlo configura la creazione di una nuova categoria della politica: la fagianeria preventiva.

Ma poi, cari intelligentoni, se proprio dovete contestare aspettate almeno che proferisca parola che dica concetti astrusi o inaccettabili per la platea. No contestiamo prima, a scatola chiusa. Una scelta singolare perché poi la Meloni fa obiettivamente un bel discorso che si chiude con una importante apertura di credito ed un segnale di disponibilità. E termina tra gli applausi dei delegati presenti.

Pensati sgradita” le mandano a dire prima della kermesse, lei cita lo slogan ed aggiunge “non sapevo che la Ferragni fosse metalmeccanica”.

Poi attacca il discorso dicendo “venivo fischiata più o meno da quando avevo sedici anni” che qualche delegato appisolato si è alzato dicendo “allora è catcalling” ma è stato subitamente zittito dai colleghi presenti. 

I giramenti dei francesi

Elly Schlein e Francesca Pascale (Foto: Clemente Marmorino © Imagoeconomica)

A proposito di catcalling segnalo il bellissimo video della ex compagna di Silvio Berlusconi, Francesca Pascale ormai paladina Lgbtq+ affrontata in una manifestazione dal quel rompipalle di Piero Ricca in cui lui gli dice che prima lei faceva “i lecca lecca” a Berlusconi argomentando, di fronte all’ira di lei, che faceva i video coi calippo in una tv privata da giovane. Un pezzo di storia della televisione che ha fatto capire alla Pascale che non è facile passare da essere la compagna del Berlusca a paladina arcobaleno senza subire una qualche critica.

Tutto molto simpatico e divertente comunque, ma basta solo aspettare la notizia seguente nei tg e vedi Parigi messa a ferro e fuoco da milioni di cittadini scesi in piazza e nelle piazze di tutta la Francia. Vedi persone vere, reali non avatar urlare contro una riforma indigesta. Contestare il premier Macron non con lo scialle della Ferragni o con una Bella ciao cantata tipo le vecchie alle messe serali. Vedi il Popolo in rivolta i, deputati che fieri intonano la marsigliese in pieno parlamento.

Cose serie. Che paragonate alla pantomima messa in scena nel teatrino della Cgil ci fanno riflettere sulla abissale distanza nella capacità di reazione tra i cugini transalpini e noi.

E sapete cosa fa veramente ridere. Che loro stanno lottando con forza contro una riforma che porterà l’età pensionabile da 62 a 64 anni! Mentre noi in Italia siamo già da tempo a 67. Cioè con la riforma attuale attuata con un blitz di Macron comunque i francesi andranno in pensione tre anni prima degli italiani. E gli girano comunque le balle, citando Paolo Conte, come quando Bartali vinceva il tour de France.

Senza né forza né voglia

Ultima generazione blocca il Raccordo

Dunque l’amaro confronto fa luce pienamente sullo stato comatoso del popolo italiano “senza né forza né voglia di stare attento a ciò che gli accade intorno” come citavamo prima. D’altronde lo avevamo già capito nell’epoca covid, dove ci siamo fatti imporre una serie di misure oggettivamente necessarie affiancate però da altre tra le più astruse e incongruenti mai viste nella storia. L’impressione è che ci siamo fatti prendere per il naso da Speranza e company: alcuni dei protagonisti di quei giorni sono poi stati svergognati dalle intercettazioni in cui coprivano i dati.

Se stavi in piedi non serviva la mascherina, seduto si; se facevi una doppia piroetta con triplo carpiato la potevi togliere. Non ricordiamolo per grazie di Dio.

Ma poi oltre allo spettacolo Cgil il vero contrappasso lo vedi quando il servizio successivo nei tg è dedicato alle azioni di questo fantomatico gruppo di fagiani giganti che si chiamano “ultima generazioneperché in effetti a guardarli capisci che ci siamo meritati l’estinzione. Ogni tanto si sbracano in mezzo al Grande Raccordo Anulare, sulle strisce pedonali, ammorbando poveracci che vogliono solo andare a lavorare o dalle famiglie. Lo fanno per il clima ma il clima che alimentano è solo di antipatia.

Il sospetto sul video

Dario Nardella blocca il manifestante di Ultima Generazione

Altre volte come nelle scorse ore imbrattano di arancione dei monumenti o opere d’arte. Capita che il sindaco di Firenze Nardella giri un video in piazza della Signoria e dietro sullo sfondo appaiano questi geni di ultima generazione che sparacchiano nuvole arancioni proprio su palazzo della Signoria. Nardella allora si lancia di corsa e con gesto ardimentoso e sprezzante del pericolo, come scrivono negli encomi i carabinieri, blocca fisicamente il fagiano in arancione redarguendolo poi con piglio autoritario. Che cazzo fai gli urla! Non contento si mette poi con la spazzolina a ripulire il muro facendo rimpiangere le valorose imprese del Berlusconi operaio nel famoso video “meno male che Silvio c’è”.

Ora, c’è chi sospetta fosse tutto preparato e concordato. Siamo un Paese di complottisti: è vero. Ma secondo costoro le percentuali che Nardella fosse in quella piazza nello stesso momento dei fagiani di Ultima generazione è pari allo zero. I dubbiosi fanno rilevare che dal video stesso si vedono decine di troupe televisive preventivamente allertate che hanno ripreso la scena in tutte le salse. Difficile da credere ma ormai ci siamo abituati a ritenere che tutto sia possibile.

Allora torniamo al triste e indecoroso paragone tra il livello di protesta oggi in Francia e la triste pantomima di imbrattatori di monumenti e occupatori stradali. Cosa ci ha reso così  abulici disinteressati distanti? Cosa ci porta ad accettare tutto pedissequamente, eppure non è nella natura del nostro popolo.

Il duo Monti – Fornero

Elsa Fornero (Foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica)

Mentre i francesi lottano per le pensioni noi abbiamo accettato che ci violentassero il duo Monti Fornero senza battere ciglio. Mentre in Italia ci costringevano in casa a Parigi i gilet gialli mettevano a ferro e fuoco le città. E mentre oltralpe danno ancora un senso alla partecipazione alla protesta alla lotta noi in Italia guardiamo dei bambacioni sparare puzzette arancioni sui palazzi.

Si ha come l’impressione che ci stiamo abituando ad un nuovo regime di abulia generale. Come se l’esercizio di governo ai vari livelli dovesse essere messo al riparo dalla politica stessa che oggi è capace solo di giochi di potere e non di vera spinta governativa. È come se fosse in atto una minimalista rivoluzione passiva che segue il suo corso materiale abbracciando in un modo o in un altro l’assetto istituzionale di chi funge da controllore ma anche a questo punto da governante occulto cioè l’Europa.

La separazione dal regime di democrazia parlamentare è oggi tanto più evidente e sembra avvenire senza grandi scossoni , come in una linea già tracciata nella quale non si produce nessun conflitto politico per interromperla né una significativa opposizione popolare.

Alla ricerca delle cause

Giorgia Meloni

Per quanto detto così possa sembrare sorprendente non si prova fatica a trovarne le cause.

Certamente il logoramento della democrazia parlamentare che perdura già dal termine della Prima Repubblica. La pandemia stessa è stato strumento della forte spinta di impostazione governista con la parallela marginalizzazione del Parlamento. Lo stesso è valso per la guerra dove il passaggio parlamentare è stato plebiscitario, asfittico e formale sintomo di una decisione già presa.

Lo stesso uso continuo di stati di emergenza e di decretazioni d’urgenza ha fatto da embrione ad un singolare governo “oligarchico”, nel quale si sono sospesi i confini tra politica e tecnica, tra politica e scienziati, configurando un nuovo tipo di esecutivo sostanzialmente al riparo da una significativa dialettica parlamentare. Ne è stato esempio il governo Conte.

Poi il governo draghi ne ha costituito l’evoluzione tecnico oligarchica con i Partiti quasi tutti associati e chiamati ad esercitare solo ruoli di contorno, difatti la Meloni unica assente su questo piano ha costruito la vittoria elettoraleSi è configurata così una ulteriore regressione del lavoro politico democratico in cui il Governo è deputato a scegliere, mentre ai Partiti è riservata solo una blanda propaganda.

Il suicidio della politica

È formalmente il suicidio della politica. E l’opinione pubblica lo ha assimilato velocemente per questo le reazioni sociali sono per ora sotto traccia e l’opinione pubblica sembra adattarsi al nuovo ciclo, almeno quello dei sondaggi e delle comunicazioni di massa.

Ma siamo sicuri che resterà sempre così? Che non sia latente un sentimento di disagio in particolare legato alla crisi economica che potrebbe esplodere da un momento all’altro con una irruenza che non ci riconosciamo più? Questo dipenderà solo dalla bravura del Governo in carica di dare risposte efficaci alla crisi e scongiurare quanto di economicamente dannoso si profila. Perché è possibile che dopo lunghi anni di silenzio e assuefazione torni anche in Italia la lotta sociale facendo scontare a chi oggi governa anche l’insoddisfazione repressa nei periodi precedenti.

Lo stesso William Hazlitt scriveva. “L’uomo è il solo animale che piange e ride, perché è il solo animale che è colpito dalla differenza tra come le cose sono e come dovrebbero essere. L’uomo è un animale che finge, e non è mai tanto se stesso come quando recita”.

Infatti oggi non è mai tanto se stesso come quando recita e lo abbiamo visto nelle forme di manifestazione moderne. Sono tutte una recita tranne quella marea umana francese che ha tentato di opporsi alla riforma Macron.

Vedremo tra poco dunque se sarà stata un inizio o solo un eccezione. E se sarà veramente colpa “dell’ignoranza delle persone colte”.

(Leggi qui tutti gli articoli di Franco Fiorito).