L’impiccio delle primarie e la Roma che non riconosce il derby

Il paradosso di un centrosinistra che trova l'unità grazie al nuovo corso del Pd. Ed un Pd che implode perché non è capace di adeguarsi. Ed accettare che dopo la discussione possa anche esserci una sintesi

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Il Partito Democratico di Latina è alla resa dei conti. Da un lato c’è la sua candidatura ufficiale alle primarie: l’avvocato Daniela Fiore; dall’altro lato si va verso la candidatura autonoma del medico Enzo De Amicis. Due figure di spessore, ciascuna con i suoi vantaggi ed i suoi limiti. Simbolo di un Pd ancora uguale a se stesso e per nulla modificato dalla rivoluzione che doveva arrivare con Elly Schlein sul ponte di comando. (Leggi qui: La malaria del frazionismo Pd: De Amicis rispacca).

Il gioco senza regole

Daniela Fiore

Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me” diceva il comico Groucho MarxQuesto adagio va benissimo nel PD pontino dove i soci si associano in maggioranza si dissociano in minoranza. Il Partito decide di candidare Daniela Fiore alle primarie del centrosinistra, lo decide ad ampia maggioranza, ma la minoranza che non condivide non accetta il gioco di farsi maggioranza la prossima volta ma mette in campo comunque il suo candidato. Insomma non dissente… Rompe.

Non combatte la battaglia per farsi maggioranza ma nega la maggioranza che c’è. Come dire al derby Roma-Lazio, la Roma che perde dice che non vale e vale la partita che giocherà con la Lodigiani e quello è il solo derby vero. Capite bene che questo non crea confusione ma nega il gioco stesso.

Primarie in punta di regolamento

Enzo De Amicis

Enzo De Amicis non ha condiviso la scelta su Daniela Fiore fatta dalla Direzione Provinciale Pd: lo Statuto gli concede una seconda possibilità per dimostrare che ha ragione. In pratica, raccogliere le firme di almeno il 30% degli iscritti al Partito dichiarando di sostenerlo. Ma non le ha.

C’è una terza possibilità: ma esterna al Pd. Candidarsi come indipendente e raccogliendo 200 firme in città: lo prevedono le regole per le Primarie, scritte tutti insieme dai Segretari di Lbc – Latina Bene Comune (la civica che per due volte ha espresso il sindaco di Latina Damiano Coletta battendo le destre) Elettra Ortu La Barbera, del Partito Democratico di Latina Leonardo Majocchi, della civica Per Latina 2032 Nazzareno Ranaldi.

Già in questo c’è un paradosso. Per la prima volta si raggiunge l’unità dei progressisti, si costruisce il dialogo a sinistra grazie all’abolizione degli steccati fatta dal Segretario Schlein. Ma nello stesso momento, ad implodere è un Pd incapace di cambiare. Mentre la coalizione mostra a Latina i muscoli dell’unità, il Pd mette a nudo la sua debolezza che sta nell’incapacità di accettare una sintesi.

Fuori, non da dentro

Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica

Legittimamente, Enzo De Amicis raccoglierà 200 firme all’esterno del Pd e si candiderà contro il Pd. Probabilmente dimettendosi dal Partito. Perché nel Pd le regole ci sono: chi si candida contro la figura indicata dal Partito è fuori. Per almeno due anni. Esterne le firme, esterno il candidato.

Che fare? Prima di tutto andrebbe giocata la guerra esterna, non pensare solo al posizionamento interno. Il Pd è giocatore per la città non per se stesso, va superato Damiano Coletta alle primarie e la destra alle Comunali. La partita non può essere sempre, solo e soltanto contro l’altra corrente. Logica sbagliata che prenota sconfitte.

Vero che è meglio essere capo d’alice e non coda di porco, ma devi avere almeno l’illusione di diventare capo di porco altrimenti che gioco è. Oggi è tempo di oggi. Anche per il Pd. Tempo di donne, tempo di passaggio generazionale, tempo di guerra affrontata con i droni: non puoi andare col Carcano ’91. Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.

C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante‘ sta scritto nell’Ecclesiaste. Chissà se sarà tempo di cambiare anche per il Pd.