L’incubo di Mario ha la forma di un lungo foglio di carta pieno di nomi e date di nascita, ma senza il simbolo di Forza Italia. Il suo vero tormento di questi giorni è la fissazione di molti candidati: vogliono fare a meno dei Partiti, ascoltando la pancia della gente ed imitando il modello Ceccano.
Mario Abbruzzese si sta sgolando in queste settimane. Sta provando a spiegare, in ogni tavolo, che Ceccano non è stato un successo del sindaco Roberto Caligiore. Bensì è stato un suicidio politico della Sinistra. Ma non gli danno retta. Tutti pensano che Caligiore abbia vinto le elezioni e sia diventato sindaco di Ceccano perché ha rinunciato ai simboli dei Partiti, non ha voluto segretari politici a dettare condizioni, è voluto andare avanti da solo a dispetto di tutti.
Il problema enorme è che tutti vogliono il nome nuovo da candidare a sindaco. E non vogliono i simboli dei Partiti. Ma a lui, sia Antonio Tajani che Silvio Berlusconi, hanno ordinato di mettere la bandiera in ogni comune dove sia possibile.
A Cassino riuscirà a sfangarla. Oggi annuncerà il nome del candidato sindaco. Mario accontenterà la gente e gli darà il nome nuovo così come reclamano. Poi se non lo votano, nessuno potrà rimproverargli niente. E metterà la bandiera.
Ma a Sora non c’è niente da fare, Roberto De Donatis avrebbe pure accettato una via di mezzo ma gli alleati non sono disposti a fare concessioni su nulla. Si va al listone.
Ad Alatri Antonello Iannarilli è troppo lunatico, impossibile imporre una linea. Berlusconiano fino al midollo ma se deciderà che il modello Ceccano è quello vincente, scenderà in campo con le bandiere civiche.
Il calice più amaro rischia di essere quello di Frosinone: Nicola Ottaviani non intende fare regali. Quando sarà il momento, se le cose restano come oggi, l’aggregazione di carattere civico sarà una scelta obbligata. Un altro foglio di carta pieno di nomi e date di nascita, ma senza il simbolo di Forza Italia.