L’indagine controcorrente e le accuse di Picano

L'indagine che mette in dubbio i numeri dell'industria italiana. La ripresa solida e più forte di quella negli altri Paesi G7. Le accuse del responsabile regionale FdI sulle crisi industriali: "Il Lazio non sta accompagnando questo rilancio. È tutto merito degli industriali”

L’analisi cambia l’intera prospettiva. Disegna una situazione alla quale non siamo abituati e che non immaginavamo nemmeno un po’. L’ha elaborata il professor Marco Fortis, direttore e vicepresidente della Fondazione Edison, docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano. Prende i numeri e li mette in fila: dicono che l’Italia si è rialzata, il covid le ha imposto di ridisegnare il suo modello industriale e già così è una piccola locomotiva. Al punto che “nel biennio 2021 – 2022 l’aumento del Pil nazionale potrebbe toccare il 10,9%, con un incremento senza pari tra i Paesi del G7”.

Lo studio è una vera e propria indagine controcorrente. Dalla quale emerge che il lockdown ha costretto l’industria italiana a reinventarsi. Accorciando la filiera e riportando all’interno tutta una serie di lavorazioni. A vantaggio dell’affidabilità nella fornitura e nella qualità del prodotto finale. Anche per questo l’industria italiana è uscita velocemente dalla crisi economica generata dalla pandemia. Lo ha fatto meglio di tutti gli altri Paesi del G7: hanno avuto dinamiche più stentate o quantomeno altalenanti

Sta anche qui la frase detta dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nei giorni scorsi quando ha indicato che chi produce non deve essere disturbato”: Gabriele Picano è il responsabile regionale per le crisi industriali all’interno della Segreteria di Fratelli d’Italia nel Lazio. “Vanno interpretati in questo senso gli sforzi che il Governo sta mettendo in campo per le imprese. Ora dobbiamo lavorare affinché questa esperienza possa essere messa a terra anche nella Regione Lazio”.

C’è una visione strategica

Gabriele Picano

Il Consiglio dei Ministri, su proposta della Premier e dei Ministri Urso e Giorgetti, ha introdotto una serie di misure a tutela dell’interesse nazionale nei nostri settori strategici. E’ quello che ci voleva per iniziare a dare un indirizzo ad una nazione che da anni non ha una strategia industriale”: per l’esponente politico laziale è un’inversione di tendenza.

Nell’agenza politica nazionale – evidenzia – è stata inserita la difesa del nostro tessuto produttivo. “Che negli ultimi decenni è stato soggetto allo spolpamento più selvaggio con la scusa del liberismo, dell’Europa, del mercato che deve regolarsi da solo nello scenario continentale. Il risultato è stata la vendita indiscriminata dei nostri asset principali. Non ultimo è quello dell’Automotive con il gioiello ex Fiat e poi Fca che oggi è una società francese con libri contabili in Olanda”.

Automotive, non si è fatto abbastanza

L’attenzione principale di Picano è rivolta a quello che è il settore industriale principe del cassinate, ovvero l’automotive. Lo stabilimento Stellantis vive in un limbo ormai da mesi e non si vedono vie d’uscita, tra le mancanze di componenti che ritardano la produzione e le incertezze legate al mercato con le auto elettriche che hanno ancora un prezzo troppo alto.

Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica

Il responsabile per le crisi industriali nel Lazio di FdI fa sue le parole dette una settimana fa dal segretario nazionale della Fim Cisl Ferdinando Uliano. Le fa proprie e le adatta alla realtà laziale “Stellantis conferma che non chiuderà alcuno stabilimento Italiano. A me interessa sapere però cosa ci farà e quanta gente ci terrà dentro, con quali profili professionali. Perché avere uno stabilimento aperto ridotto ad un magazzino continentale nel quale non si fa ricerca e sviluppo di prodotto d’alta gamma, non mi interessa affatto”.

Picano chiede un ruolo più attivo alla Regione Lazio. Le rimprovera di essersi svegliata tardi e con progetti ormai vecchi. Evidenzia che sono stati gli industriali di Unindustria a sviluppare l’idea grazie alla quale l’indotto potrà avere un ruolo: il cluster nazionale della Mobilità Sostenibile. (Leggi qui: Automotive, nasce il Cluster Cassino e sfida i poli nazionali).

Un ruolo guida che in questi ultimi mesi, secondo Picano, la Regione Lazio ha fatto tutt’altro che assolvere. “Abbiamo visto che la Regione Piemonte ha chiesto ed ottenuto qualcosa, la Regione Basilicata ha battuto i pugni ed ha ottenuto un confronto. Non pretendo che il Ceo Tavares si sieda ad un tavolo con il Lazio: questa semmai è pretesa che poteva rivendicare Mario Draghi. Mi aspetterei però che il Lazio assumesse un ruolo guida nello sviluppo del dopo. Perché è sempre più chiaro che il mondo dell’Auto sia destinato a completare l’attuale processo di radicale cambiamento. Questi processi però vanno anticipati ed accompagnati, se vogliamo ancora recitare un ruolo di peso nello sviluppo. E mantenere quei la nostra industria”.

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