L’indecifrabile silenzio di Memmo Marzi

Indecifrabile. Ed incomprensibile. Da sei mesi l'ex sindaco Domenico Marzi si è imposto un silenzio quasi innaturale. La necessità di un 'padre nobile' per la prossima generazione. Ma il centrosinistra sembra avere già dimenticato Frosinone. Non comprendendo - ancora una volta - che l'alternativa non si costruisce negli ultimi sei mesi

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

L’eloquio, sottile ed istrionico, certamente non manca: è avvocato cassazionista, tra i più conosciuti ed affermati di Frosinone. Con la toga sulle spalle ha commosso anche le pareti della Corte d’Assise durante il processo per il brutale omicidio di Willy Monteiro Duarte. Al quale si è dedicato con ogni respiro, mettendo in chiaro con tutti che solo dopo quell’arringa avrebbe iniziato la sua campagna elettorale.

Ne andava del nome dello storico studio legale che porta il suo nome. E della sua immacolata tradizione che lo ha visto per dieci anni Presidente della Camera Penale di Frosinone. L’esperienza amministrativa è parte integrante del suo Dna: è stato infatti Sindaco di Frosinone per 2 consiliature. Ed allora, cosa impedisce e perché, a Domenico Marzi, di guidare l’opposizione al Comune di Frosinone? (Leggi qui: L’atavica impalpabilità delle opposizioni a Frosinone).

L’avvio impercettibile di Marzi

(Foto © Filippo Rondinara)

L’ex sindaco ha l’autorevolezza, lo standing, il carisma e le competenze necessarie per prendere in mano la situazione. E orientare, in maniera strutturata, condivisa ed incisiva, l’azione di contrasto all’amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Riccardo Mastrangeli. (Leggi qui: Mastrangeli come Clooney: quelli che aspirano al bis).

Una opposizione, in questa prima parte di consiliatura, oggettivamente quasi impercettibile. Eppure nel pieno del caos, subito dopo una sconfitta maturata al ballottaggio ed avvenuta con l’onore delle armi, fu proprio Domenico Marzi a tracciare la rotta per il Partito Democratico ed i progressisti. Lo fece dicendo alle telecamere, con lucidità clinica:  «Se ho fatto il sindaco 15 anni fa, è certo che sono stato un tappabuchi. Non posso essere io il futuro per questo fronte, anche per una questione generazionale. Manca il voto nel centro storico, il Pd non coglie più aspetti popolari».

Logica avrebbe voluto che il Partito si scuotesse e tracciasse una rotta, la Direzione Provinciale del Partito Democratico a benedicesse e Marzi facesse da padre nobile per la prossima generazione. Eppure questo non avviene. O perlomeno, non è accaduto fino ad ora. E non ve ne è una ragione.

La voce che manca

Eppure i numeri parlano chiaro. Ben 9.419 elettori al primo turno, e 8.719 al ballottaggio, di fatto il 44,68% di quelli che si sono recati ai seggi, hanno votato per lui alle elezioni comunali di Frosinone di giugno scorso.

Lecito, ed anche fisiologico attendersi, non solo da chi lo ha votato, che Domenico Marzi, pur se dai banchi dell’opposizione, si accreditasse per ciò che è, ciò che è stato, ciò che rappresenta in quell’Aula. O con prese di posizione nette sulle decisioni di oggettiva criticità amministrativa, adottate fino ad ora dalla Giunta Mastrangeli. O con azioni politiche marcate, come leader della minoranza al Comune Capoluogo.

Tanto per fare un esempio. In occasione di uno degli ultimi question time, Marzi aveva sollevato in Consiglio Comunale il delicato tema della discarica di via Le Lame, anche in relazione alla sua gestione quando era sindaco di Frosinone. Suscitando, peraltro, un dibattito e degli spunti di riflessione interessanti con la maggioranza. (Leggi qui: Vicano in Consiglio: «Ex discarica? Monito per chi non sa che dire No»).

Più forte, più chiaro

Cesare Fardelli

Oggi, dopo la sentenza di assoluzione, sia degli ex vertici Saf che dei Dirigenti Comunali dell’epoca, sarà importante osservare, se e cosa, dirà il consigliere Marzi in proposito. Sia dentro, che fuori l’aula consiliare. (Leggi qui: La voglia di parlare male più forte di ogni legge).

Ed ancor più, sarà importante capire se, nei prossimi mesi, l’ex sindaco di Frosinone, ricandidatosi alla guida del Capoluogo a giugno scorso, vorrà prendere per mano la minoranza consiliare e condurla, forte e chiaro (come recitava il suo slogan elettorale), sulla via, ancora tutta da intraprendere, di una azione politica di opposizione alla Giunta Mastrangeli. Incisiva, condivisa, incalzante e, soprattutto, percepita dalla gente. E proprio per questo, utile anche alla maggioranza guidata da Riccardo Mastrangeli.

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