L’ipotesi di retromarcia della Lega e la fiera dei paradossi

Matteo Salvini Foto: © Imagoeconomica, Sergio Oliverio

PROSPETTIVE - Le parole di Salvini da Castelvolturno segnano un netto momento di discontinuità con i giorni scorsi. Nello scenario si fa largo anche l'ipotesi della retromarcia leghista. Che eviterebbe la fiera dei paradossi sul territorio

Il blitz non gli è riuscito: ora Matteo Salvini inizia a smussare gli angoli, svelenire i termini, ammorbidire i concetti. Lo ha fatto anche poco fa nella conferenza stampa in diretta su SkyTg24 da Castelvolturno. L’ipotesi di un chiarimento con il Movimento 5 Stelle non è più un’eresia.

«Sono orgogliosamente ministro dell’Interno e spero di esserlo ancora a lungo» ha detto il ministro dell’Interno in diretta tv. L’inviata lo incalza e lo mette all’angolo: gli chiede se vuole esserlo con questo governo. Matteo Salvini le risponde «Per me saremmo arrivati già questa settimana in Parlamento, ma qualcuno ha ritenuto di prendersi una settimana in più. Va bene, il mio telefono è sempre acceso e squilla parecchio in questi giorni. Mi concederò un solo giorno di riposo. Le mie idee le ho ben chiare, faccio non quello che conviene a me e alla Lega, ma quel che serve al mio Paese. Chiedo agli amici dei Cinque Stelle se si vedono in un futuro governo con Renzi, Boschi e Lotti».

È un’apertura. Come lo è anche quella contenuta nella frase successiva. Matteo Salvini a Castelvolturno torna a rivolgersi «all’amico e collega» Luigi Di Maio. Eppure sabenissimo «che lui non vuole che lo chiami amico…Io sono felicissimo di quello che ho fatto in questo anno di governo, se qualcuno si sta preparando a un governo con Renzi, basta che lo dica senza stare a insultare. Io non insulto e porto risultati».

Un chiaro segno di discontinuità. Le prossime ore diranno se verranno raccolti e riporteranno sotto lo stesso tetto i contraenti del patto gialloverde.

La fiera dei paradossi

Dopotutto, i possibili sconvolgimenti nazionali determinerebbero un effetto domino anche sui territori. Quantomeno si passerebbe ad una tregua armata, un’indifferenza bilanciata: analoga a quella che ha caratterizzato in questi mesi i rapporti tra amministratori della Lega e del Movimento 5 Stelle. Che mai hanno messo in campo una strategia comune. Mai hanno compiuto un’iniziativa di comune accordo. Ad esempio a Sora, dove sono presenti entrambi i gruppi consiliari. Così come ad Alatri: zero strategie tra i consiglieri comunali del Carroccio e quelli grillini. O, più su, in regione Lazio dove c’è più dialogo tra 5 Stelle e Pd che tra M5S e Lega.

Certo però che qualche ipotesi va tracciata. Se alla fine Cinque Stelle e Pd dovessero trovarsi dalla stessa parte a sostenere un Governo di scopo, come farebbe intanto Nicola Zingaretti a non tener presente questa novità alla Regione Lazio, dove peraltro già c’è stato un “laboratorio”?

In Ciociaria Francesco De Angelis è da sempre un tifoso accanito di Goffredo Bettini. De Angelis non avrebbe alcun problema a fare strategie sul territorio con Luca Frusone? O tra loro continuerebbe la totale indifferenza? Un precursore potrebbe essere il sindaco di Cassino Enzo Salera, per via della foto con l’onorevole grillina Ilaria Fontana. (leggi qui Segnali politici al Pd: vertice tra il sindaco Salera e l’onorevole Ilaria Fontana).

Mentre il presidente della Provincia Antonio Pompeo non potrebbe non coinvolgere Enrica Segneri, pasionaria pentastellata, nelle strategie per il rilancio del territorio. E perfino dell’ente Provincia, un tabù per i grillini. Il presidente del consiglio regionale Mauro Buschini con i Cinque Stelle ha trattato più di tutti in questo anno e mezzo. E’ abituato. Chissà, il massimo del paradosso sarebbe se toccasse a lui raggiungere un’intesa scritta con la sindaca di Roma Virginia Raggi sulle politiche di trattamento dei rifiuti.

Paradossi di destra

E la Lega? Dovrebbero riabbracciarsi Forza Italia e forse anche Cambiamo di Giovanni Toti. Detta a livello nazionale, suona perfino bene. Ma dalle nostre parti vuol dire, per esempio, un summit tra Claudio Durigon e Francesco Zicchieri (Lega) da una parte e Claudio Fazzone e Gianluca Quadrini (Forza Italia) dall’altra. Mentre Gianfranco Rufa e Francesca Gerardi potrebbero ritrovarsi a discutere di politica europea sull’immigrazione con Antonio Tajani.

Nell’ipotesi poi di una coalizione unica che volesse candidare un solo sindaco nel maggioritario, chi tra Nicola Ottaviani (Frosinone) e Anselmo Rotondo (Pontecorvo). Si fa per dire, ma potrebbe succedere.

Mentre i Fratelli d’Italia guardano a Toti. Il senatore Massimo Ruspandini si sta già preparando a fare gli onori di casa a Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli. Suona strano? E allora Grillo e Renzi? O Salvini e Berlusconi?

Meglio la retromarcia

Paradossi, appunto. Che difficilmente prenderanno forma. Da Castelvolturno Matteo salvini ha detto «Cercherò di impedire in ogni maniera possibile, per rispetto degli italiani, governi nati a tavolino per perdere tempo e salvare la poltrona, irrispettosi del voto degli italiani».

Aggiungendo poi «Portare al governo chi ha perso le elezioni, non so agli occhi dell’Italia e del mondo che senso potrebbe avere».

Una via d’uscita, salvini se l’era tenuta già durante l’intervento in aula, evitando di attaccare «l’amico Di Maio contro cui non dirò mai una parola».

Dopo l’intervento di oggi in Campania assumono un peso diverso le parole pronunciate dal ministro dell’Agricoltura Gianmarco centinaio: «Se Luigi Di Maio vuole che la Lega ritiri la mozione, prende in mano il telefono, chiama Matteo Salvini, si incontrano e decideranno insieme se è il caso di proseguire questa iniziativa di Governo».

Si può fare, si può fare.