Lo chef insegna: la difesa dell’ambiente parte dagli avanzi in frigo

Inizia con la lotta allo spreco alimentare il I Festival provinciale dell'Ambiente. Che affida allo chef stellato Salvatore Tassa il compito di dimostrare come riciclare gli avanzi del frigo realizzando un buon piatto. Altrimenti diventano rifiuti organici, finiscono in discarica e producono anidride carbonica. Si prepara il terreno alla discussione sui biodigestori

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

La difesa dell’Ambiente? Inizia in cucina. Perché nello stesso mondo in cui 690 milioni di persone soffrono la fame c’è chi dispone di cibo e ne butta via mediamente più di un quintale all’anno: per l’esattezza 121 chili, di cui 74 direttamente dalla propria casa.

Complessivamente quegli avanzi buttati corrispondono a oltre 1.3 miliardi di tonnellate di rifiuti, che producono 3.3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Senza parlare delle moltitudini di terra, acqua ed energia utilizzate per produrre tutti quegli alimenti che finiscono nella spazzatura: alla faccia della sostenibilità ambientale e di una Terra che non ha più abbastanza risorse per tutti.

Salvatore Tassa

È per questo che è stata dedicata allo spreco alimentare la prima giornata del Festival dell’Ambiente organizzato in provincia di Frosinone. Con un testimonial che in materia di cucina ha pochi rivali: lo chef ciociaro Salvatore Tassa, una stella Michelin e creatività infinita che l’ha portato a studiare le tecniche di crioestrazione del mitico chef Yannick Alleno.

Ovvero l’uomo che ha messo a punto le cotture di vegetali a bassissima temperatura e tempi lunghissimi (per avere una birra di melanzane occorrono tre giorni di cottura) in modo da ottenere succhi leggeri e profumati con i quali sostituire le tradizionali salse che sono molto più pesanti.

Il consigliere regionale Mauro Buschini ha chiesto aiuto al super chef: per dimostrare come sia possibile preparare un piatto delizioso con gli avanzi del frigo

Lo Chef ed il frigo

Salvatore Tassa

Non una brutta ma una bella fine hanno fatto fiori di zucca, ricotta, patate lesse e pomodori bruciati rimasti in fondo al frigorifero una volta messi nelle mani del re dei fornelli di Acuto: che li ha trasformati in ravioloni.  

Mentre la battaglia contro il riscaldamento globale è ormai “una corsa contro il tempo”, come recita il sottotitolo del festival, allora serve eccome ripartire dalle basi.

Perché, come ha accentuato Buschini nel suo video-intervento introduttivo, «se lo spreco alimentare fosse uno Stato, dopo gli Usa e la Cina sarebbe il terzo a produrre più anidride carbonica».

Il messaggio è chiaro: meno avanzi di cibo significano meno rifiuti e inquinamento da fronteggiare. È stato precisato nella prima delle dieci tappe ideate dal già assessore ai Rifiuti della Regione Lazio. «La scommessa del festival – aveva dichiarato Buschini – è quella di riuscire a consegnare alle prossime generazioni un nuovo modello di sviluppo». Che non può prescindere anche dalle necessarie innovazioni nella gestione dell’immondizia: specie degli avanzi del frigo che troppo spesso finiscono nel secchio e diventano rifiuto organico.

Ora si potrà parlare di biodigestori

Impianto per la produzione di bio metano

Prossimamente, d’altronde, il festival non potrà non affrontare una questione scottante in Ciociaria: la realizzazione dei biodigestori. Che quegli scarti di cucina li trasformano in bio metano. Ma lo fanno fuori dal nostro territorio: nel Nord d’Italia prendono i nostri avanzi, si fanno pagare per il disturbo, ne ricavano metano green a costo zero con il quale far camminare le loro fabbriche, riscaldare le loro scuole, muovere le loro auto senza inquinare.

Di contro, però, parte degli ambientalisti e della politica paventano pericoli per l’ambiente e la salute. Anche se due miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono destinati proprio allo sviluppo del gas verde: per fare a meno dei combustibili fossili e, con tutte le altre fonti di energia rinnovabile, centrare la decarbonizzazione.

«Anche nel nostro piccolo possiamo contribuire, correggendo i nostri comportamenti quotidiani – ha esortato Buschini – È importante limitare gli sprechi nell’utilizzo del cibo, da quando facciamo la spesa a quando lo conserviamo nel frigo».

Ma dalla teoria non si è passati alla pratica esclusivamente con la magistrale esibizione di chef Tassa. Perché il consigliere democrat ha preannunciato che «nelle prossime settimane depositerò una proposta di legge regionale per fare in modo che le Istituzioni possano adoperarsi attivamente, sensibilizzare le comunità ed incentivare comportamenti corretti». Le basi.

Il timore irrazionale

Stefano Ceccarelli

Da dove nasce la proposta di legge? Basta leggere la lucida analisi di Stefano Ceccarelli, presidente di Legambiente Frosinone. (leggi qui: Ceccarelli, green sul serio. Non sono il presidente di Legambiente. Sono Stefano).

La scorsa primavera ha tracciato un’analisi allarmante sulla provincia di Frosinone: nella sostanza siamo ambientalisti a parole ma non lo siamo più quando bisogna passare ai fatti. Perché? Nell’analisi del presidente di Legambiente la nostra coscienza ambientalista «viene letteralmente soffocata dalle paure irrazionali radicate nell’immaginario di molti. Vengono condizionate sovente da un riaffiorante ambientalismo di stampo novecentesco in cui a dettare la linea erano i no. Questa narrazione si nutre di timori atavici evocati da alcune parole-chiave: veri e propri nervi scoperti ereditati da un passato in cui ci eravamo imposti di rimuovere – in senso psicanalitico più che fattuale – gli sgradevoli effetti collaterali del benessere diffuso portato dall’industrializzazione e dallo sfruttamento dell’ambiente».

Insomma siamo rimasti ad un secolo fa. Convinti che basti restare fermi per riequilibrare l’ambiente. Il fatto è che che siamo da un bel po’ nel XXI secolo e ci siamo mangiati già il primo quarto insieme a quasi tutte le risorse sulla Terra. Quali sono le parole chiave alle quali fa riferimento Ceccarelli? «Una, forse la più divisiva in assoluto, è la parola rifiuti. Per molti, l’imperativo prioritario resta quello di sbarazzarsi il più lontano possibile dalla nostra vista degli scarti del nostro vivere quotidiano. Senza voler in alcun modo cimentarsi nella missione difficile, ma non più rinviabile, di rigenerare la materia consumata trasformandola in nuove risorse che rimpiazzino quelle ottenute perpetuando il modello estrattivista imperante». (Leggi qui l’intervento integrale di Ceccarelli)

La coerenza è un optional

«Per molti, pur di sfuggire a questo ineludibile obbligo civile e sviare ogni ragionamento sul come raggiungere l’obiettivo, ogni mezzo è lecito. In loro la coerenza diventa un optional: l’importante è scongiurare la realizzazione di qualsivoglia impianto di riciclo nel proprio territorio, a qualunque costo».

Ceccarelli ne conclude che il Nimby, la sindrome in base alla quale non realizzare le cose nel nostro giardino, alla fine ci seppellirà. È per questo che verrà depositata la proposta di legge Buschini. Per fare in modo che sia possibile spiegare – come si augura Legambiente – che non siamo più nel Novecento. E che bisogna agire se si vuole salvare l’ambiente.