Lo schiaffo di Anagni, del soldato e le fiale ignoranti

Dal giovane schiaffeggiatore siberiano recordman nel mondo fino ad Anagni per la storia di un altro schiaffo: ad un'Europa che finora ha trattato con sufficienza l'Italia. Anche sui vaccini

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

«Perché men paia il mal futuro e ‘l fatto,
veggio in Alagna intrar lo fiordaliso,
e nel vicario suo Cristo esser catto.

Veggiolo un’altra volta esser deriso;
veggio rinovellar l’aceto e ‘l fiele,
e tra vivi ladroni esser anciso.
»

Non sappiamo se Vasilij Kamotskij, un passerottone agricoltore di 28 anni e 168 kili di un villaggio siberiano, campione del mondo di schiaffi conosca la sestina dantesca del ventesimo canto del purgatorio che rese imperituro lo Schiaffo di Anagni nella storia. Di sicuro ha un braccio grosso come un prosciutto, ma imbottito di dinamite ed una passione per i pelmeni.

Vasilij Kamotskij

Dopo essere andato ad un evento sportivo con lo scopo di ottenere l’autografo di un sollevatore di pesi, e magari farsi un selfie con lui, in qualche modo Vasilij è stato coinvolto in una competizione di schiaffi e in una gara a chi mangiava più pelmeni, che sono dei ravioli russi, e ha finito per vincere entrambe. Ne ha buttati giù a decine di avversari a forza di pizze divenendo famoso su tutti i social mondiali per la potenza dei suoi schiaffi.

Un giorno lo ha sfidato il più famoso youtuber russo un ragazzetto supertatuato coi capelli giallo Biscardi che, dopo aver assestato il suo di colpo, ha ricevuto quello del campione che lo ha fatto svenire in diretta mondiale sorretto con fatica dagli astanti e portato via col cucchiaino.

Lo schiaffo di Anagni

Nella settimana delle celebrazioni dantesche non sarà sembrato vero a tutti i titolisti di poter usare il celebre episodio dello Schiaffo di Anagni, reso noto al mondo dalla sestina dantesca, per celebrare il presunto ratto di trenta milioni di dosi di vaccini AstraZeneca stoccati presso lo stabilimento Catalent di Anagni.

A pochi interessava ripercorrere  lo storico avvenimento che cambiò il mondo dell’epoca nella notte tra il sette e l’otto settembre 1303. Non molti conoscevano Filippo il bello di Francia ed i suoi emissari Guillaume de Nogaret e Sciarra Colonna inviati a compiere l’estremo oltraggio contro Bonifacio VIII.

Nessuno sa se lo schiaffo sia mai stato reale o solo simbolico ma il suo potere evocativo resta potente anche dopo 700 anni.

Quel potere evocativo che ha scandalizzato l’Europa intera, traviata dalla mancanza di vaccini, nello scoprire che trenta milioni di dosi giacevano bellamente nello stabilimento anagnino. Ed i titoli insieme al paragone sono venuti facili.

Il polpo della signora Luciana

L’ingresso dello stabilimento Catalent di Anagni

Così in questi giorni Anagni è stata invasa da legioni di giornalisti di tutta Europa in cerca di notizie che spaziavano dalla composizione chimica dei vaccini immagazzinati alle abitudini gastronomiche dei magazzinieri Catalent. Si cercava un contatto interno in grado di dare notizie fresche in una gamma di persone che spaziava dal direttore generale fino ai parenti di terzo grado dei dipendenti della portineria. Andava bene anche qualche precario della ditta delle pulizie.

Un florilegio di notizie indiscrezioni ipotesi che in realtà ha appalesato un doppio dato. La confusione sovrana che regna nell’organizzazione delle politiche vaccinali. Che è ancora più inquietante delle dosi occultate. E l’ansia. Lo stato di ansia permanente a cui ci costringono da più di un anno.

La stessa ansia, anche se inanimati, sarà presa pure ai poveri vaccini appena infialati che, pare, prima destinati per vie ufficiali o traverse in nazioni estere, sono stati bloccati e poi oggetto di trattativa per redistribuirli parzialmente in Europa.

Sembrano il polpo del ristorante napoletano nella storiella che la mia impeccabile e raffinata segretaria signora Luciana citava sempre per lamentarsi della mole di lavoro a cui la costringevo da sindaco.

Il povero polpo veniva cacciato fresco fresco dall’acquario della sala mostrato al cliente e poi con gesto coreografico colpito con una botta in testa e portato in cucina per far vedere che era stato preso sul momento, salvo poi sostituirlo con un bel polpo congelato, già pronto in cottura, mentre il povero animale con un nuovo bernoccolo veniva ributtato nella vasca pronto per la stessa scena il giorno dopo ed esclamava in dialetto partenopeo “ma ‘a pozz’ fa sta vita io…”.

Io speriamo che me la fialo

Infatti la vicenda ha preso una piega tragicomica alternando il timore per il futuro all’irrefrenabile voglia di ironia.

Frequento twitter praticamente da quando è nato ed è la prima volta che ho avuto l’onore di avere Anagni al primo posto tra gli argomenti europei in tendenza.

Tanta era la forte attualità che è partito anche l’hastag #cineanagni. Quando un argomento è molto discusso i lettori si cimentano nell’adattare titoli di film famosi all’argomento in questione. In questo caso Anagni ed i vaccini. Ne potrei citare un milione di titoli: “Il posto delle fiale”, “Per qualche vaccino in più”, “Io speriamo che me la fialo”, “Va dove ti porta il covax”, “Ladri di fialette”, “Prendi le dosi e scappa”, “Le dosi che non ti ho detto”, “Io imballo da sola”, “A spasso con dosi”, “Romanzo crimifiale”, “Vieni avanti vaccino”, “Maledetto il giorno che ti ho imboscato”.

Ma quello che proprio ho preferito era “Le fiale ignoranti” mutuato dal film di Ozpetek. Perché alla fine né noi né le fialette sapremo mai qual è la verità  di questa vicenda. Se fosse normale procedura o se invece si è sventata una colossale presa in giro ai danni dei cittadini.

Dal mellifluo al marziale

In ogni caso l’unico dato vero politico ed istituzionale di questa vicenda è la conquista “manu militari” dello spazio perduto politicamente da parte del governo.

Il generale Francesco Paolo Figliuolo a Che Tempo che Fa

Già un sintomo era stata la nomina del generale Figliuolo al posto di Oronzo Arcuri che aveva fatto intuire un serio cambio di passo, dal mellifluo al marziale. Figliuolo, tra l’altro, legato alla nostra città già dal riconoscimento ottenuto dall’accademia Bonifaciana che lo gratificò poco tempo fa con l’ambito premio Bonifacio VIII (tutto torna). (Leggi qui I SottosegretaTi ed il segreto del Mago Oronzo).

Ma quando il governo ha inviato i Nas ad ispezionare la Catalent, che Carabinieri e militari sono, abbiamo raggiunto l’apoteosi.

Io che, nei discorsi da bar, sono mesi che infiammo le discussioni dichiarando che avrei sequestrato tutte le fabbriche farmaceutiche e con vero slancio autarchico mi sarei prodotto da solo i vaccini, istigando gli avventori a feroci discussioni, a vedere un intervento finalmente “virile” ho un po’ goduto. Insomma non ci si può far passare sempre per fagiani producendo milioni di dosi a pochi metri da casa per poi farti spiegare che non ti fanno il vaccino per carenza di dosi. Va bene il paradosso ma qui era troppo.

Lo schiaffo del soldato

Lo schiaffo del soldato

Deve averlo pensato pure Figliuolo che da buon militare oltre lo Schiaffo di Anagni conoscerà pure lo schiaffo del soldato.

La pratica tipica della naja dove un soggetto girato riceve una sonoro scappellotto da uno dei commilitoni e poi si gira cercando di indovinare chi ne fosse l’autore, ancora intronato dalla botta. Ecco fino ad oggi la politica europea dei vaccini me la sono raffigurata così l’Italia sotto e tutti gli altri soggetti a tirarci pizze a rotta di collo.

Ma non soggetti normali. Immaginate se lo schiaffo del soldato ve lo fa il nerboruto Vasilij Kamotskij il superciccio russo campione del mondo che abbiamo citato nell’incipit.

Ecco, finalmente, oggi l’Italia, mezza intronata, ha tirato uno schiaffo anche lei. Piccolo, non da ko, ma significativo. Almeno di un cambiamento di tendenza.

Fatti i fatti tuoi

Perché in conclusione, diciamocelo, fino a qualche giorno fa per rimanere in tema l’atteggiamento della nostra amata Europa era un po’ altezzoso, al livello quasi dello scherno. Dantesco anch’esso, come nell’inferno, dove rivolgendosi prima a Caronte e poi a Minosse nei canti terzo e quinto, per ribadire un potere più alto che non poteva essere messo in discussione il sommo poeta afferma:

Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”.

Che, come un noto filologo ha commentato, “nessun paese al mondo può vantare nella propria storia artistica e letteraria un “Fatti i cazzi tuoicosì elegante.

Papa Bonifacio VIII

Ed allora di fronte a tale atteggiamento uno schiaffo come è stato quello dell’intervento dei Nas è stato più che legittimo. Non importa se sia uno schiaffo simbolico come a papa Bonifacio o rude come il gigantone siberiano. Sarà il nuovo schiaffo di Anagni a darci una possibilità.

Perché tutti ricordano l’oltraggio di Nogaret e Colonna che, come i sorci, si sono infilati di notte nelle segrete stanze papali approfittando di qualche compiacente traditore ma nessuno ricorda mai che, appena saputo dell’oltraggio, la popolazione anagnina insorse e cacciò dalla città gli invasori d’oltralpe a pedate nel didietro.

Chissà che la storia non sia ciclica anche stavolta come sosteneva Machiavelli: “tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi.”

Che sembra una frase in dialetto ciociaro ma è fiorentino del millequattrocento. Quasi millecinque.