Lo sciopero alla rovescia per aprire il teatro

Il dibattito surreale sul teatro. Tante chiacchiere, come se si discutesse di qualcosa che c'è. Invece da 7 anni ci sono solo chiacchiere. La provocazione: uno 'sciopero al rovescio' come nel Dopoguerra

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell’economia. Ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi” (Italo Calvino, Le città invisibili)

Ve le ricordate le urgenze di Latina? O si comperava l’edificio della fu Banca d’Italia o la città soffocava. Un dibattito serrato in cui tutti avevano idee su cosa fare di una cosa che non avevano: dal museo di arte contemporanea, ad una modesta sala di lettura, fino alla cessione all’università o un banale trasferimento degli uffici comunali con tanto di impiegati. (Leggi qui: La sinistra della Banca d’Italia e la destra del mercato annonario. E leggi anche Pure l’ex tabacchificio all’Università: pare brutto non far studiare i nostri immobili.)

Come è finita? Ancora non la comperano.

La teologia della parola

E la vexata quaestio se in Consiglio Comunale si parla in presenza o in assenza, di lontano o da vicino resta intatta. Come la questione che Umberto Eco descriveva ne Il nome della rosa sulla proprietà o meno dei vestiti che nostro Signore indossava sulla croce. Teologia della parola… in consiglio comunale. Naturalmente ancora non si risolve, ne mai si risolverà. Naturalmente nessuno disserta sulla questione che bisognerebbe avere qualcosa da dire ed il come dirlo è banale.

Poi c’è la questione incredibile della richiesta di ripetere la partita. Sono della Juventus, mi rode (pure per lo sfotto degli amici) della vittoria dell’Inter. Il rigore del 3-0 mi pare “discutibile”, ma ho perso 4-0 e mi vergognerei nel chiedere di rifare la partita. A Latina la maggioranza non sa vincere ma la minoranza non sa perdere, due pochezze in un consiglio comunale solo.

Il teatro ancora chiuso

Il teatro comunale? Abbiamo discusso su come gestirlo ma senza averlo. Abbiamo dissertato su come sarebbe bello fare un cartellone, ma non c’è manco dove appendere il calendario e Martufello fa il pieno al teatro dei preti, l’unico che c’è. (Leggi qui Teatro D’Annunzio, polemiche sulla gestione: datelo alle ballerine).

Sono sette mesi che si discute di cose che non ci sono, con la veemenza degna di cose concrete. La maggioranza attuale perde i finanziamenti, quella di prima li sprecava e una città intera guarda il niente che ha davanti.

C’è un precedente storico al quale il sindaco Damiano Coletta potrebbe ricorrere. Oltretutto è un precedente caro alla sua sensibilità politica. Potrebbe chiamare tutti e, picco e pala in mano, portarli a lavorare tutti i fine settimana al teatro. Un grande sciopero alla rovescia al teatro, chiamando anche al volontariato i vigili urbani, quelli del Genio civile, i pensatori senza pensiero per “aprire il teatro”. (Leggi qui Quel 1° Maggio da film negli scioperi alla rovescia sui Lepini).

Finalmente la città delle chiacchiere diverrebbe la città delle cose con un teatro comunale e anche quello dei preti. Una città italiana in cui il teatro è voluto dal popolo.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright