Lo sconfitto non è quello che resta sull’asfalto

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Non lo sapevano i mammasantissima che è quello che resta a terra il vero vincitore. Glielo ha insegnato Capaci.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

No, non è vero. Non è vero che lo sconfitto è quello che restano a terra. Non è vero che quello che resta a terra è stato battuto e quello che lo ha lasciato lì immobile ha vinto e va avanti. Non è vero, non è mai stato vero.

Non lo sapevano i mammasantissima in doppiopetto e lupara: perché loro sul comodino avevano il Vangelo, il rosario ed il santino di santa Rosalia: quello da bruciare insieme alla cera durante il battesimo mafioso. Li hanno sul comodino ma non li leggono. Perché loro non leggono, impongono. Sparano pensando di uccidere.

Ma su quelle pagine c’è scritto che non puoi uccidere un’idea, non ammazzi un esempio, nessuna lupara può assassinare chi con il suo comportamento indica la strada agli altri.

Foto: Alberto Lo Bianxo © Imagoeconomica

È scritto in quelle pagine, si prega in quel rosario, sta stampato dietro al santino: Cristo finì sulla Croce e morì: ma non fu la sua fine. Fu il suo inizio.

Così come fu l’inizio per Rosario Livatino, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, i ragazzi della Quarto Savona 15 di scorta. Puoi ammazzare ognuno di loro: non ammazzi quello che hanno fatto.

Ed il fatto che noi siamo qui questa sera a dire che l’idea di Falcone, la costanza di Borsellino, la santità di Livatino, l’esempio di Chinnici, la dedizione di Boris Giuliano, il martirio consapevole di Quarto Savona 15 sono ancora qui. Mentre i nomi dei mafiosi ce li siamo scordati. Significa che sono gli sconfitti quelli che alla fine vincono.

Senza Ricevuta di Ritorno