Lo scontro al vetriolo in Aula. Buschini al M5S: “Vi porto tutti in tribunale”

FOTO: copyright A.S.Photo by Andrea Sellari

Scontro frontale in Aula durante il Consiglio sulla Sanità. Buschini minaccia di trascinare in tribunale gli autori di un OdG del 5 Stelle. L'imbarazzo per una frase. L'intervento di Roberta Lombardi

Mario Molisani

L'ombra nei palazzi del potere

Ci sono momenti nei quali la Politica diventa teatro. Nei quali la rappresentazione del vero è inopportuna e allora è meglio una buona finzione che una pessima realtà. L’oscar spetta ad un attore di rara capacità quale Silvio Berlusconi, nessuno meglio di lui poteva interpretare in Aula la piece di Ruby Rubacuori sottratta all’imbarazzante racconto delle sue lenzuola sostenendo si doveva evitare l’incidente diplomatico con l’Egitto in quanto nipote del presidente Mubarak.

Ci sono teatri di prima classe e palcoscenici di periferia: ad ognuno il suo spettacolo. A noi tocca quello dell’Aula della Pisana, sede della Regione Lazio. Che in alcuni momenti è come passare dall’opera all’avanspettacolo.

Uno di questi momenti è andato in scena mercoledì 13 febbraio, nel pieno della seduta dedicata all’uscita del Lazio dal Commissariamento della sua Sanità. (leggi qui Sanità, via dal commissariamento: Zingaretti: “Fuori entro giugno”). Nulla è più efficace del suo racconto fedele: il video è reperibile in rete, 4 minuti e 5 secondi nei quali si toccano i toni del Giallo, del Thriller Giudiziario, del dramma interiore, della farsa, della sit com familiare. L’avvertimento è: bisogna essere appassionati per i dettagli, va visionato con lo stop motion.

Iniziamo la visione. Luogo: gli stretti scranni dell’Aula del Consiglio Regionale del Lazio. Il momento: l’inizio delle votazioni sulla Sanità nel Consiglio Straordinario di ieri. I protagonisti: Mauro Buschini (nella parte di o’ Malamente) Capogruppo del Partito Democratico in Regione Lazio; Daniele Leodori (o’ Ggiudice) presidente del Consiglio Regionale del Lazio; Davide Barillari (o’ Guappo) autorevole consigliere regionale del Movimento 5 Stelle; Roberta Lombardi (‘a Mamma paziente).

Mettiamo a Play. La sequenza inizia con la pelata di Leodori, assiso dietro al suo tavolo presidenziale nel lato più alto dell’emiciclo regionale. Si guarda intorno e scuote il capo in su e giù come a dire “Si, c’è questo cambio di programma, ti ho visto, ora ti faccio parlare”. Poggia lo sguardo sul Gruppo Pd e ancora scuotendo il capo dà la parola al capogruppo Mauro Buschini.

Mauro o’ Malamente Buschini non indossa la cravatta. I cattivi, a teatro, non sono eleganti: spesso hanno la barba lunga, la camicia aperta sul collo, sono decisi, taglienti, freddi, imperscrutabili. Come o’ Malamente  in questa sequenza. Tiene in mano un fascicolo. “Grazie signor presidente. Non è per una dichiarazione di voto. Non sono intervenuto per dire se votiamo o meno questo ordine del giorno. Ma per chiederne l’immediato ritiro: altrimenti come Gruppo e come maggioranza, saremo costretti a difendere in ogni sede possibile l’onorabilità di questa istituzione“.

Chiude il microfono e si siede. Come un sicario che ha appena fatto giustizia. Senza nemmeno voltarsi a guardare il cadavere, tanto poco lo stima: o’ Malamente non guarda verso i banchi del 5 Stelle dai quali era partito l’OdG, volge la vista tra i suoi compagni per i quali ha appena sparato mirando alla testa. Una sola frase, un solo colpo. Bersaglio colpito.

Nessuno in Aula ci sta capendo niente. (E nemmeno tra i lettori di queste righe). Primo tra tutti o’ Ggiudice Leodori. Che sotto la pelata lucida pensa “Ma che cazzo di documento hanno presentato i 5 Stelle, al punto che il Gruppo Pd seguito dall’intera maggioranza minacciano di trascinarli in tribunale?

o’ Ggiudice Leodori abbassa lo sguardo sui fogli e cerca di capire. Lo rialza quasi subito perché tra i banchi pentastellati c’è il fermento, tutti a scartabellare, chi sottolinea con la matita, manca solo l’ambulanza con la mezzaluna rossa ed i caschi bianchi che corrono tra le macerie a recuperare il corpo politico appena centrato.

Trascorrono 14 secondi di imbarazzante silenzio, rotto solo dal caos tra le macerie grilline. o’ Ggiudice Leodori spera che una pattuglia dei Baschi Blu dell’Onu passi lì per caso ma non accade nulla, mormora a mezza voce “lo ritirate…?“. Ma non c’è risposta. Nelle file a 5 Stelle si tenta la rianimazione dell’Ordine del Giorno, qualcuno prova con il defibrillatore, altri dicono che ormai è morto ed è meglio abbandonare il cadavere…

I secondi trascorsi sono 49, una voce fuori campo chiede a o’ Ggiudice Leodori: ma che c’è scritto? Il presidente d’aula aggrotta il viso in un’espressione che significa una sola cosa: Boh?!

Apre l’OdG e inizia a leggere.

Ora mettete lo slow motion, l’avanzamento lento, fotogramma a fotogramma. Le braccia di o’ Ggiudice si allargano come a dire “… e che cazz’“. Alza la testa, la fronte si aggrotta e ora sulla faccia i muscoli si tendono a disegnare un “oh la Madò…“. La mano destra torna sul foglio e lo sguardo scende riga dopo riga, capoverso dopo capoverso, in fretta, sempre più stupito. Sullo sfondo continuano ad agitarsi le voci grilline, mentre o’ Ggiudice rappresenta in sequenza le maschere dello stupore, della meraviglia, del disappunto, della riprovazione, del deploro, del timore, della subornazione. Poi si riprende, la penna inizia a scorrere sulle righe, tamburella. Ora sulla faccia si può leggere “Me’ coj…

Dal banco pentastellato si alza una mano. “Prego consigliere Barillari“.

È lui, Davide o’ Guappo Barillari a chiedere la parola. È lui ad avere messo la prima firma. Ora tocca a lui uscirne fuori.

Nel frattempo, che ca… c’è scritto, ancora nessuno lo ha capito e tra i banchi è tutto uno scartabellare.

Minuto 1′ 36″, con la vocina del bimbo che ha tirato la pallonata ed ha sfondato il vetro nella casa della vicina, o’ Guappo prova a dire “Siccome c’è un punto piuttosto delicato nella premessa, siamo disposti a ritirare questa parte e concentrarci sull’impegno e sulle azioni specifiche per uscire dal commissariamento“. Che cazzo significa? È un po’ come dire che che c’è stato un soffio di vento che in maniera imprevedibile ha deviato il mio tiro degno di Pelé in rovesciata e allora la palla è finita sul vetro, però facciamo finta di niente e concentriamoci sul mio favoloso gesto atletico.

Antonello Aurigemma, pragmatico capogruppo di Forza Italia, entra in scena. Non ama i ghirigori ed i giri di parole. È uno che bada al sodo. Ed è alquanto irritato sia dall’eccessiva sottigliezza di Buschini e sia dalla totale evanescenza di Barillari. Che manca solo si metta a fischiettare con le mani in tasca osservando il soffitto dell’Aula allontanando i frammenti di vetro con la suola delle scarpe.

Minuto 1′ 58″. Aurigemma prende il microfono e tuona spazientito: “Chiedo scusa eh! Non vorrei disturbare l’arringa della difesa e nemmeno la requisitoria del pubblico ministero, però se siamo di troppo possiamo anche andare via…“. Il tono ora è proprio infastidito, si alza di un’ottava “Se ci fate comprendere quale c… qual è il motivo…. Se è possibile comprendere, stando all’interno di un’aula che legifera, come quella della Regione Lazio, di cosa stiamo parlando…”. Gli si sono proprio girate: “Perché questa tesi di laurea trasformata in ordine del giorno di nove pagine, noi purtroppo, a dieci minuti dalla consegna, non siamo stati un grado di leggerla… Quindi se ci fate capire sul motivo del contendere saremmo gratin sia al consigliere Barillari che al collega Buschini“.

o’ Ggiudice Leodori guarda la capogruppo Lombardi come a dire “Signora Roberta, venga lei a dire qualcosa al ragazzino, sappiamo tutti che è un bravo figliolo, che studia ed è educato. Pure gli altri che hanno firmato appresso a lui so bravi figli… Però ogni tanto sto pallone non si regolano proprio. Venga lei a dirgli qualcosa che altrimenti qui mi scoppia una guerra”.

Roberta Lombardi, la Giovanna d’Arco che ai tempi in cui stava a Montecitorio fu la prima Capogruppo del Movimento 5 Stelle appena entrati armati d’apriscatole nelle istituzioni: fu lei a sbranare in tre morsi il tremebondo segretario Dem Pier Luigi Bersani e sputarlo sul pavimento dopo tre secondi. Ora si alza dal banco della Pisana con un’espressione che pare “Che vuole fa sor presidé? Il ragazzino è così, io ci tiro scapaccioni una volta alla settimana ma questo con sto pallone non s’impara: ogni tanto, tra lui e gli altri, mi ci piazzano una frase a ciufolo e mandano al macero tutto il bel lavoro di ricerca che si era fatto. Capisce presidé? Una frase sola su nove pagine e che mi fa stò birbante? Si fa dire da Buschini che o leva tutto o lo trascina dalle Guardie. Ma me dica lei…

Stop. Fermate per un attimo. Ed osservate fuori inquadratura. Il presidente Daniele Leodori ha la faccia di quello che dice “Signora mia, che me lo dice a me? Io ho fatto il capogruppo fino all’anno scorso… Certi monelli. Si renda conto che c’avevo dei geni che s’erano fissati di cambiare la legge elettorale regionale: hai voglia a dirgli che ci facevamo male, niente da fare. Ma lo sa che per poco non mi affondavano a Zingaretti e regalavano la Regione a voi?! Meno male che c’avemo Nicola nostro“.

Roberta a Mamma Lombardi, davanti a tutti, assesta due scapaccioni al ragazzo discolo. “Allora… Mi dicono per le vie brevi, perché avrei voluto capire dall’intervento di Buschini…, pure io sono caduta dal pero… Mi dicono che il punto che ha provocato le rimostranze della maggioranza è quello in cui si dice che “ci sono appalti affidati secondo logiche puramente politiche al massimo ribasso. Se mi confermano che il punto è questo, il consigliere Barillari ha annunciato che siamo disponibili a ritirarlo“.

Azz… Gli ha detto in aula che impicciano sugli appalti… Senza portare uno straccio di elemento… ‘Logiche puramente politiche‘ significa che danno gli appalti agli amici e non a quelli che fanno l’offerta migliore.

Si il punto è questo. Viene ritirato. Si può procedere con la votazione. Minuto 4′ 05″. Buschini si stringe nell’impermeabile e torna nel buio. In attesa della prossima cartuccia da sparare. Ad altezza di grillino.

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