L’altra Italia che esiste accanto a quella di Lodi

Il caso di Lodi insegna che non c'è solo l'Italia che tiene i bambini fuori dalla mensa perché non hanno un documento in cui attestare il loro Isee. Ma c'è anche un'Italia che in 48 ore mette a disposizione 60mila euro per farli mangiare.

Elisa Ferazzoli

Giornalista in fase di definizione

La prassi di ricorrere alle norme per far apparire legittimo un atto discriminatorio è noto a chiunque abbia aperto un libro di storia e ne abbia compreso il contenuto.

La Germania di Hitler la mise in pratica dal 33’ al 39’, anni nei quali gli ebrei vennero progressivamente espropriati di qualsiasi diritto facendo ricorso a decreti che di fatto attribuivano legittimità giuridica a atti discriminanti. Nascondersi dietro alla formula di “aver semplicemente” applicato la legge è la classica giustificazione di chi non può spiegare in altri modi atti privi di qualsiasi coscienza.

 

A Lodi, niente pulmino e niente mensa per i figli di genitori stranieri che non siano in grado di produrre, oltre all’Isee, una documentazione del paese d’origine e tradotta in italiano, che attesti la loro condizione patrimoniale.

Ma a Lodi non abitano famiglie provenienti dall’alta borghesia parigina, alle quali basterebbe inviare una mail o recarsi in ambasciata, bensì uomini e donne originari di paesi in cui è spesso o impossibile reperire tale documentazione perché inesistente o perché per ottenerla sarebbe necessario andare lì e richiederla fisicamente.

La conseguenza è passare nello scaglione più alto, non potersi permettere di pagare e venire esclusi.

 

Art 31 della Costituzione Italiana: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.

C’è chi percorre ogni mattina sei chilometri a piedi per accompagnare i figli a scuola. E poi ci sono loro. I bambini seduti in uno stanzone con un panino in mano mentre il resto della classe siede a mensa.

 

È possibile che il sindaco leghista, Sara Casanova, non abbia letto il libro sul quale ha giurato ad inizio mandato. È possibile che non abbia aperto mai un libro di storia perché alle domande dei giornalisti continua a rispondere di “attenersi alla normativa” da lei stessa emanata.

Ma come è possibile invece che molti genitori siano indifferenti a tutto ciò e facciano sedere i propri figli nelle mense scolastiche di Lodi sapendo che quell’atto è diventato privilegio per i propri bambini e discriminazione per tutti gli altri?

Perché non è solo “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…” ma è un atto di coscienza dovuto da chi ha ancora la decenza di percepire se stesso come essere umano.

 

Perché a spaventare di più non è la norma intenzionalmente discriminatoria emanata da un’amministrazione comunale ma l’indifferenza di tutti quei cittadini che non si sono opposti, che non hanno visto nell’uguaglianza un valore fondamentale da insegnare ai propri figli.

Perché il senso di vergogna e di esclusione dentro quegli occhi scuri; le spalle che si alzano come a dire “non posso mangiare con gli altri perché sono povero”; quelle risposte che restano intrappolate nei cuori e nelle bocche di quei bambini sono una vergogna che prima o poi chiederà il conto.

 

C’è un’altra Italia, oltre a quella di Lodi. Anzi, accanto a quella di Lodi. Forse è a Lodi stessa. È quell’Italia nella quale, in meno di 48 ore, oltre duemila persone hanno donato in tutto oltre 60 mila euro per garantire l’accesso ai servizi scolastici a tutti quei bambini che il Comune aveva escluso.

Non solo. La cifra è destinata ancora a salire e raggiungere i 90mila euro, secondo quanto scrive The Post Internazionale, i 90 mila euro. Un gesto di generosità che ha superato ogni previsione e che ha costretto i promotori dell’iniziativa a sospendere la campagna.

È un’altra Italia che è Italia come quella che ha firmato il decreto di Lodi.

Perché come asserì William Clark Styron: “L’affermazione più profonda che sia mai stata pronunciata a proposito di Auschwitz non fu affatto un’affermazione, ma una risposta. La domanda: “Ditemi, dov’era Dio, ad Auschwitz?”. La risposta: “E l’uomo, dov’era?”.