Lombardi (5S): «Pronti ad un governo con il Pd»

E NOI VE L'AVEVAMO DETTO La capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Lazio porta alla luce il dialogo costruito con i generali di Nicola Zingaretti nei giorni scorsi. "Pronti ad un governo del Presidente, anche con il Pd"

La sintonia è diventata molto di più. È diventata dialogo. Ha costruito una strada. Che collega direttamente il Partito Democratico con il Movimento 5 Stelle. Sullo scenario nazionale. Quella strada è stata progettata e costruita nell’Aula della Pisana, durante i lavori del Consiglio Regionale del Lazio. Ora è alla luce del sole: lo rivela Annalisa Cuzzocrea su La Repubblica: «Il Movimento 5 Stelle è pronto ad un governo del Presidente, eventualmente anche con il Pd. Se Salvini vuole subito il voto, deve capire che il Parlamento non è ai suoi ordini». Parole di Roberta Lombardi, capogruppo a 5 Stelle in Regione.

Uno scenario da utilizzare dopo le elezioni politiche. Dopo che gli elettori avranno votato. Per costruire un’alleanza. Uno scenario del tutto diverso da quella che pochi anni fa vide di fronte Roberta Lombardi e Pier Luigi Bersani nell’unica diretta streaming realizzata nella carriera del movimento grillino.

E noi ve l’avevamo detto (leggi qui: Il Retroscena. Così la ‘sintonia’ Pd-M5S ha blindato l’Aula della Regione Lazio). Era evidente dalla notte (leggi qui: Regione, spengono la luce alle 4.30: il voto non c’è, l’asse Pd-M5S si); le prime mosse c’erano state già il giorno precedente (leggi qui: Test Pd – M5S: tensioni in Regione, «Preparano la nuova maggioranza». Fino ad essere azione concreta (leggi qui: Pd, la pazza idea a Cinque Stelle di Nicola Zingaretti).

Nell’intervista a Repubblica, Roberta Lombardi è chiara.

Il Movimento dovrebbe votare con il Pd contro Salvini?

«Dovremmo sfiduciarlo insieme a tutte le opposizioni».

E sulla mozione di sfiducia a Conte?

«Sono d’accordo con Piero Grasso, che da ex presidente del Senato di regolamenti se ne intende: a quel voto dovrebbe partecipare solo la Lega. Con il suo 17% la mozione non passerebbe».

A quel punto Salvini dovrebbe ritirare i suoi ministri.

«Vuole la moglie ubriaca e la botte piena: mandare l’Iva al 25%, rimanere ministro dell’Interno, cioè colui che dovrebbe garantire il regolare svolgimento delle elezioni. Per poi vincerle. Anche meno».

Può nascere un governo istituzionale a partire dal taglio dei parlamentari?

«Sì. Per fare, dopo quella riforma, la legge elettorale. Quando c’è la volontà politica ci vuole pochissimo tempo. Poi una manovra che sterilizzi le clausole di salvaguardia e metta il Paese al riparo dai mercati».

E Di Battista?

«Un fenomenale comunicatore. In assenza di Grillo può essere il frontman. il megafono di istanze che sono però quelle del Movimento. Nei 5 stelle ognuno ha il suo talento: l’importante è non suonare da solisti. Si rischia di steccare»

Per tessere quel rapporto erano scesi in campo i generali di Nicola Zingaretti: il suo braccio destro Daniele Leodori; l’uomo che ha realizzato il Patto d’Aula trasformando l’Anatra Zoppa in una maggioranza, Mauro Buschini; il felpato direttore generale Albino Ruberti. Fino a trasformare un flebile segnale in un dialogo. Capace ora di cambiare le sorti della crisi. E mettere all’angolo Matteo Salvini.

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