Il triste destino di Roberta Lombardi: l’icona del contrappasso

Dice no al governo con il Pd e cinque anni dopo tocca al suo Partito suppllicare i Dem di essere responsabili. Dice che nel Pd non ci sono interlocutori seri: ma gli sostiene il governo regionale. Ora dice che si deve fare l'aeroporto: riabilitando Scalia ed il progetto del Centrosinistra

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Triste destino quello che accompagna l’onorevola Roberta Lombardi.

La buona sorte volle che cinque anni fa fosse la punta di diamante del Movimento 5 Stelle appena diventato forza politica: fu lei la prima Capogruppo alla Camera dei Deputati. Le immagini un po’ sgranate ce la ripropongono in uno dei rari streaming che dovevano essere il must del MoVimento armato di apriscatole. Seduta accanto al suo sonnecchioso collega Vito Crimi, l’onorevola capogruppo sbrana un istituzionale Pierluigi Bersani che aveva appena osato proporre al MoVimento d’entrare in un Governo.

La cattiva sorte ha voluto che fosse lei l’icona del contrappasso. Cinque anni dopo quello streaming la scena si ripete. Solo che ora al posto di Bersani sta seduto Luigino Di Maio. Che usa le stesse parole dell’allora Segretario Pd per convincere gli altri ad essere ‘responsabili’ e fare un governo insieme a lui.

La mente va all’onorevola Roberta Lombardi. “Ma perché diamine non l’ha fatto cinque anni fa il governo, quando gliel’avevano proposto su un piatto d’argento ed il ‘sistema’ si piegava in diretta streaming?”

 

La cattiva sorte si accanisce su di lei. Le si avvita attorno. Si accanisce nel renderla l’icona del contrappasso. Come accaduto anche nelle ore scorse.

L’onorevola è alla convention del MoVimento 5 Stelle: quella nella quale i giornalisti antipatici vengono tenuti alla porta, un po’ come accadeva prima che in Italia ci dessimo la Costituzione della Repubblica. A margine di quell’interessantissimo incontro, l’onorevola Roberta Lombardi risponde ai giornalisti «Meglio trattare con la Lega, c’è disciplina. Nel Pd invece non si sa con chi si deve trattare».

I giornalisti si guardano in faccia. Vengono colti dalla tenerezza che spinge a tirarle il bordo della giacca e ricordarle che lei da alcuni giorni ha avvallato la strana opposizione in Regione Lazio a Nicola Zingaretti. Che è del Pd e aspira a diventarne segretario nazionale proprio puntando sulla dottrina del dialogo. Se l’onorevola Robertina volesse trovare un interlocutore serio tra i Dem le basterebbe bussare alla posta del capo di quella maggioranza che lei stessa sostiene.

Lei spiega che lo appoggia solo perché, ammette, lo «usa» per realizzare il programma pentastellato.  Il contrappasso vuole che nel frattempo sia Nicola Zingaretti ad usarla per tenere a galla un governo regionale che è il suo e non del M5S.

 

La beffa più grande, il destino di Roberta Lombardi gliel’ha riservato nelle ore scorse. Interviene ad un convegno sul futuro di Alitalia. Ci va convinta di essere ancora capogruppo del M5S alla Camera dei Deputati e di non avere traslocato alla Pisana: organo legislativo autorevole ma la cui mission è prima tenere libere dalla neve le strade che portano a Terelle e Valleorsa, poi parlare del futuro della nostra compagnia aerea di bandera.

Dichiara l’onorevola: «Serve un nuovo scalo aeroportuale nel Lazio, dedicato alle compagnie low cost». Soddisfatta della sua scoperta, specifica: «Per far fronte all’aumento dei passeggeri su Roma, senza ampliare l’a eroporto di Fiumicino né incrementare il numero di voli di Ciampino è necessario progettare una rete aeroportuale regionale, inserita in una pianificazione nazionale della rete aeroportuale, che punti alla creazione di un nuovo scalo di interesse regionale».

È qui che il destino si fa cinico, beffardo, crudele. Perché un collega attento come Cesidio Vano coglie quelle frasi. E le riporta. Facendo scattare, anche qui, la legge del contrappasso. Puntuale. Come l’orologio della Storia.

Quello stesso progetto lo aveva ideato Francesco Scalia del Partito Democratico, Realizzandolo e portandolo al ministro dei Trasporti, ottenendone l’approvazione ma solo al secondo posto. Perché bisognava favorire Viterbo. Ci pensò poi la Regione Lazio a dire ‘si’ purchè ci si trovasse da soli i capitali. Scalia stava provvedendo pure a quello. Poi venne chiamato in Senato, alla Regione Piero Marrazzo venne sostituito da Renata Polverini. E dell’aereoporto se ne fece più niente.

Anzi no. Se ne fece una bella inchiesta sugli sperperi per una struttura inutile. Conclusa con l’assoluzione piena, totale e completa del senatore Francesco Scalia.

Peccato che nei 5 anni precedenti alla dichiarazione dell’onorevola, la forza politica che lei rappresenta, abbia sparato a zero sull’aeroporto di Frosinone e sul monumento agli sprechi che per loro rappresenta.

Sempre lei in mezzo. Maledetto contrappasso.

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