La Rimborsopoli M5S, Roberta Lombardi (candidata governatore nel Lazio) nel mirino: bonifici senza data né codici. Lei: Fake news. Il Pd: Fuori le carte.
Finisce nel mirino all’alba. A sparare sono due dei quotidiani più autorevoli nella Capitale. Roberta Lombardi, deputata uscente del Movimento 5 Stelle e candidata al governo della Regione Lazio, si ritrova sui titoli di prima pagina di Repubblica e de Il Messaggero.
Si parla anche di lei nelle pagine dedicate allo scandalo che sta imbarazzando il suo Partito politico: bonifici fatti per finta, copie farlocche di soldi mai versati al fondo salva imprese. Per prendere in giro gli elettori. Ai quali far vedere la copia del bonifico mentre in realtà dopo poco l’operazione bancaria veniva annullata e quel denaro alcuni parlamentari grillini se lo tenevano in tasca.
Nel caso di Roberta Lombardi si parla di ritardi nei versamenti. E di una cosa a tappare le falle che appare sospetta ai cronisti. perché la corsa allo sportello bancario è scattata quando il caso è iniziato a venire alla luce (leggi qui Rimborsi M5S, l’ira della Lombardi sotto assedio nel Lazio: «Piccolo ritardo»)
LA DIFESA VIA FACEBOOK
Roberta Lombardi risponde con una diretta via Facebook. Durante la quale dice «Il dato evidente e inequivocabile è che hanno paura e fanno bene ad averne, perché quando sarò presidente della Regione Lazio queste cose finiranno».
La parlamentare grillina, nella sua diretta Fb ha denunciato una «violenta campagna diffamatoria nei confronti della sottoscritta», bollando come “fake news” due articoli comparsi su ‘Il Messaggero‘ e ‘la Repubblica‘ sulle sue rendicontazioni.
«Due quotidiani ad ampia diffusione sul territorio nazionale oggi riportano delle notizie sulla sottoscritta. Il primo quotidiano è ‘Il Messaggero’, che con un articolo insinua, in maniera velata ma neanche tanto, che c’e’ un dato anomalo nelle mie restituzioni“, ha detto davanti alla webcam Roberta Lombardi.
«Restituzioni che vi ricordo essere donazioni che la sottoscritta, come gli altri colleghi parlamentari, regionali e gli eurodeputati, esclusivamente del M5S, abbiamo deciso di fare ai cittadini italiani in tutta autonomia, libertà e orgoglio – continua Roberta Lombardi – e non nascondendoci dietro il bisogno di dover approvare una legge, dando le eccedenze sui nostri rimborsi per le nostre attività e dei nostri stipendi a un fondo microimprese, che in questi cinque anni solo attraverso le donazioni del M5s e dei suoi portavoce ha dato la possibilità a 7mila nuove microimprese di aprire e dato lavoro a 14mila persone».
IN REALTA’ NON RISPONDE
Ma come stanno i conti della parlamentare? I soldi che aveva promesso di ‘restituire’ agli italiani li ha effettivamente dati, rispettando l’impegno oppure no? Ed in quale importo? Perché qui il problema non è se gli altri restituiscano o meno. Il problema è la presa per il naso nei confronti degli elettori che hanno dato al M5S la loro fiducia. Ai quali i parlamentari grillini sbandierano le copie dei loro bonifici mentre in realtà poi li annullano e si tengono i soldi.
«Sull’importo specifico delle mie donazioni è stata fatta confusione – ha sottolineato la candidata alla guida della Regione Lazio – infilandola nel calderone di una cosa grave che è successa in questi giorni di rendicontazioni non precise da parte di alcuni ex colleghi su cui il Movimento ha preso una posizione fermissima».
I CONTI CHE NON QUADRANO
A ripassare i conti alla deputata che aspira al governo della Regione Lazio è Giovanni Drogo su Next Quotidiano.
Una cosa però salta all’occhio guardando il profilo della candidata alla presidenza della Regione Lazio. La Lombardi infatti spende quasi tutti i rimborsi forfettari. Ovvero il denaro che ogni parlamentare riceve mensilmente per le spese d’attività. Nell’ultimo anno la pentastellata ha utilizzato quasi tutti i rimborsi intorno risparmiandone al massimo 240.
Unica eccezione settecento euro su ottobre 2017.
Il tutto a partite da una disponibilità di spesa che oscilla tra i seimila e gli ottomila euro.
A maggio 2017 ha orgogliosamente restituito la bella cifra di 5,25 euro su settemila.
A novembre 2017, ultimo mese rendicontato (siamo a febbraio 2018) la Lombardi ha dichiarato di aver speso 10.073,41 euro (a fronte di 6.986,53 euro di rimborsi) e di averne restituiti zero.
PEDICA: FUORI I NUMERI, ONOREVOLE
Risposte che non convincono nemmeno un po’ il senatore Stefano Pedica. Il quale parte lancia in resta: «Lombardi non ci faccia la solita lezioncina sulle fake news. Nessuno vuole diffamarla, cerchi solo di essere più chiara e trasparente sui rimborsi».
Il parlamentare Dem affonda il dito nella piaga: «Siamo contenti che dopo averle fatto notare che la sua rendicontazione era ferma a settembre, la candidata alla Regione Lazio ieri abbia tirato fuori i dati di ottobre e novembre mentre quelli di dicembre sarebbero ancora in elaborazione -continua Stefano Pedica– Tuttavia, qualcosa ancora non torna».
Cosa non quadra all senatore? «Come mai sui bonifici per il microcredito di ottobre e novembre manca la data di esecuzione? -domanda- Guardando sul sito www.tirendiconto.it, scopriamo ad esempio che il versamento relativo al mese di settembre risale alla fine di novembre, ma su quelli di ottobre e novembre non compare nessuna data. Come mai? Visto quello che sta succedendo nel M5S a causa dei falsi rimborsi, è meglio non lasciare dubbi ed essere precisi con i cittadini».
LE DATE SCOMPARSE
Torna all’attacco Giovanni Drogo ancora su Next Quotidiano, sempre informatissimo su quanto accade nell’ambiente. Esamina bene i numeri e poi scrive una curiosità.
La Lombardi dice di aver rendicontato ottobre e novembre ed in effetti sul sito TiRendiConto ci sono le copie dei bonifici. Non si sa però quando siano stati eseguiti. Perché qualcuno ha cancellato la data di esecuzione e lo stato del bonifico. Oppure è un errore dell’homebanking che per due bonifici consecutivi non visualizza la data? Ancora più strano è il fatto che in nessuno dei due bonifici sia presente il codice CRO, che consente di identificare la transazione mentre addirittura nel caso della restituzione di ottobre “manca” anche l’identificativo della filiale presso la quale la Lombardi ha il conto da cui partono i bonifici.
Questo accade solo per le restituzioni di ottobre e novembre 2017.
FUORI I CONTRATTI
Il Pd chiede chiarezza anche sui collaboratori pagati dalla aspirante governatrice del Lazio. Gliela domanda l’esponente del Partito Democratico di Roma, Giovanni Zannola. «Dopo aver ascoltato il monologo di Roberta Lombardi sui social, rigorosamente senza domande alla faccia della trasparenza, torniamo a ribadire che, al netto delle chiacchiere e delle omissioni, la candidata del M5S alla presidenza della regione Lazio ha il dovere morale di pubblicare i contratti di lavoro con i suoi collaboratori, che per regolamento dovrebbero essere depositati alla Camera. Sul portale www.tirendiconto.it la Lombardi dichiara infatti di pagare con 6.000 euro al mese circa, più o meno, i propri collaboratori».
Perché Zannola prende di mira quei contratti?
Lo spiega in serata con una nota: quelle somme sono «Molto di più di quanto dichiara di versare al proprio staff il suo compagno di partito romano Di Battista e la quasi totalità dei deputati -continua- Risorse sottratte, sembra, in questo modo alla restituzione di cui il M5S si sta vantando salvo essere coinvolto in una ‘Rimborsopoli’ dai contorni inquietanti. La Lombardi faccia chiarezza e dimostri davvero di vivere in quella ‘Casa di vetro’ millantata in questi anni dagli scagnozzi di Grillo e della Casaleggio».
LEONORI: INVECE DI CHIARIRE ATTACCA ZINGARETTI
«Roberta Lombardi gioca la mossa della disperazione e attacca Nicola Zingaretti. La candidata dei 5 Stelle farebbe bene a fugare ogni dubbio invece di puntare il dito contro l’attuale governatore del Lazio che, in questi 5 anni di governo, ha risanato i conti della Regione»: lo ha detto in serata la candidata alla Regione Lazio, Marta Leonori.
«I cittadini hanno bisogno di proposte per lo sviluppo del nostro territorio e non di una campagna elettorale urlata -dice- Lombardi metta un punto a questa vicenda: faccia chiarezza, utilizzando le norme sulla trasparenza introdotte dalla riforma Madia, pubblichi tutto quello che le è stato chiesto dal suo Movimento, cancelli i dubbi che la riguardano, e che hanno coinvolto più di un esponente dei 5 Stelle, e torni a fare politica con proposte serie, se è nelle sue corde».