L’industria è ripartita ma i posti di lavoro non crescono

I numeri dei Centri per l'Impiego di Cassino. Sia nell'area Fca che nell'indotto non cresce l'occupazione. La conferma dal Sole24Ore. Nelle aree di Crisi Complessa solo 4 in crescita. In Ciociaria occupazione giù: -2,2%.

I 532 rimasti fuori dallo stabilimento Fca nell’ottobre scorso sono solo la punta dell’iceberg: ma i numeri raccontano molto altro. Le cifre sono quelle del Centro per l’Impiego di Cassino. E quelle del Sole 24 Ore che ha esaminato la situazione nelle province dove ci sono aree considerate di Crisi Complessa.

 

CASSINO ED IL TOTEM FCA

I numeri dicono che nei 32 comuni che afferiscono al Centro per l’impiego di Cassino ci sono ben 35mila disoccupati, su una popolazione di circa 100mila abitanti. Oltre un terzo non ha lavoro. Lo spiega con l’amaro in bocca Antonio Massaro, il responsabile di quell’ufficio che fa incontrare domanda ed offerta di lavoro: ma negli ultimi mesi di incontri ce ne sono stati pochi. Perché il numero delle persone che ha perso la propria occupazione è cresciuto, e le aziende, anche quelle che avrebbero bisogno di assumere, non possono farlo perché i costi sono troppo alti.

«Il problema territoriale – spiega – è grave, a causa soprattutto della crisi dell’indotto Fca. L’occupazione qui è calata». Perché dietro agli oltre cinquecento che qualche mese fa non si sono visti rinnovare il contratto e che adesso sono confluiti in un bacino cui l’azienda dovrà attingere per le future assunzioni, ce ne sono altre centinaia: circa duemila dipendenti delle aziende che ruotano intorno allo stabilimento automobilistico di Piedimonte San Germano si sono ritrovati anch’essi senza una occupazione. Le cosiddette ditte “satellite”, quelle che nel bene e nel male risentono di ciò che avviene nell’universo Fca e che in questi mesi hanno perso posti di lavoro.

I numeri si riferiscono ad un territorio, quello del cassinate, da sempre strettamente legato al settore automotive: ogni evento che riguarda la produzione Alfa, in positivo o in negativo, ha sempre inevitabili ripercussioni sul quadro generale. E quelle attuali sono catastrofiche.

Ma nella fabbrica automobilistica segnali di ripresa si intravedono: i 300 cui scadeva il contratto a gennaio sono stati confermati. Contratto a tempo indeterminato per loro. Per vedere gli effetti nell’indotto però c’è ancora da aspettare.

Prospettive positive per l’immediato futuro? Il responsabile del Centro per l’Impiego spiega: «Io non le vedo. Il problema non è solo del territorio e delle nostre aziende. Il problema è dell’Italia: gli imprenditori si lamentano, non ci sono aiuti o incentivi, non c’è un programma occupazionale o di normative che li aiuti».

È stallo. «Anche se qualcuno ha necessità di assumere, non lo fa, perché i costi sono altissimi».

 

LA PROVINCIA IN CRISI COMPLESSA

Altri numeri che confermano l’analisi sono quelli pubblicati nelle ore corsa dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore.

Quei numeri dicono che nel 2007 il tasso di occupazione in provincia di Frosinone era pari al 50,9% Nel 2017 è sceso al 48,7% Differenza di oltre due punti percentuale

È aumentato, sempre tenendo in considerazione il decennio 2007-2017, l’export in provincia di Frosinone: è passato dai 2,5 miliardi di undici anni fa ai 7,4 dello scorso anno

Sono 19, compresa Frosinone, le province italiane che sono state riconosciute dal Governo come Area di crisi complessa. L’analisi del Sole24Ore dice che in 15 di queste province non c’è stata crescita. Nelle altre 4, la percentuale più alta relativa al tasso di occupazione è stata registrata nell’Area di crisi complessa Venezia – Porto Marghera

 

L’ANALISI DI TURRIZIANI

Nelle ore scorse Giovanni Turriziani, presidente di Unindustria Frosinone ha esaminato quei numeri, Commentando su Ciociaria Oggi

«Il settore farmaceutico e quello dell’ industria automobilistica sono i protagonisti del dato in crescita relativo all’export. Tasso occupazionale in calo? Dopo la “call for proposals” con la quale, in sostanza, sono state invitate le aziende a presentare le loro proposte, sono state ritenute idonee 19 manifestazioni d’ interesse che, in prospettiva, potrebbero creare da sole circa 500 posti di lavoro. E questo riguarderebbe diversi settori. Adesso sollecito un’accelerazione al finanziamento all’ Area di crisi complessa da parte del Ministero dello Sviluppo Economico e Regione Lazio, con la conseguente emissione del bando».