Luciano Renna, lo ‘stagista inaspettato’

Sedici anni fa ci lasciava Luciano Renna. Pochi conoscono la scelta finale di una grande firma. Che rifiutò fino alla fine le pantofole. Come nella celebre pellicola con Robert De Niro e Anne Hataway

Cominciamo dalla fine. Da una straordinaria pellicola intitolata Lo stagista inaspettato che ha messo insieme un sempreverde Robert De Niro ed una già consacrata Anne Hathaway resa immortale da Il Diavolo Veste Prada.

In breve: è la storia di una startup di Brooklyn che vende abbigliamento on line ed avvia una campagna per l’assunzione di stagisti “senior”; risponde Ben Whittaker (Robert De Niro) un vedovo settantenne annoiato dalla sua vita da pensionato. Ben viene assunto: i giovani colleghi pensano che quello stagista settantenne potrà fare al massimo le fotocopie e che sia del tutto fuori dal tempo in una startup modernissima, lui che a malapena sa accendere un computer e scaricare una mail. Invece si rivelerà fondamentale per la definitiva affermazione della società.

Nessuno sa che, a modo suo, anche l’editoria della provincia di Frosinone ha avuto il suo Ben Whittaker: un giornalista con i capelli bianchi, espertissimo, che usava ancora la macchina da scrivere nell’epoca dei computer. E che invece di starsene in pantofole a leggere i giornali, fino alla fine ha scelto di continuare a scriverli, allevando le generazioni che tengono oggi la penna in mano. Si chiamava Luciano Renna. (Leggi qui L’uomo che creò il Matusa a Frosinone. In ricordo di Luciano Renna).

Lo stagista inaspettato

Si, cominciamo dalla fine e da quell’ultima stagione. Iniziata quando Luciano Renna era già una firma storica. Era già il decano dei giornalisti della provincia, aveva seguito tutti i principali casi dagli Anni 60 in poi. “Professore ed insegnante per tutti coloro che lo hanno conosciuto a scuola o nelle Redazioni. Incisivo ma corretto, mai sopra le righe” lo ricorda Marco Ferrara, già vicesindaco di Frosinone ne già capoufficio stampa della Asl.

Affascinava noi giovani che si avvicinavamo al giornalismo. Ci seduceva con quell’equilibrio e sobrietà tipici di coloro che non devono sgomitare o alzare la voce per dimostrare il proprio valore”.

da sinistra: Luciano Renna, Gianluca De Luca, Enzo Salines, Giulio Celletti, Raffaele Maietta, Umberto Celani

Non c’era bisogno di forzare gli eventi: sono i fatti a parlare. Con questo spirito Luciano Renna è sul campo nei drammatici momenti delle manifestazioni e degli incidenti all’Annunziata di Ceccano. È tra le prime firme dei due unici quotidiani nazionali presenti in Ciociaria negli anni in cui il boom economico quei non è ancora arrivato: Il Messaggero ed il Tempo.

Acuto, affilato, equilibrato ma mai indifferente: alla sua straordinaria capacità di visione si deve l’articolo sul Frosinone Calcio che dette il nome allo stadio comunale, definendolo Matusa. Gli appioppò un nome divenuto famoso poi in tutta Italia resistendo fino ad oggi.

Fu sempre in anticipo sui tempi. Perché sapeva comprenderli. E quindi fiutarne i cambiamenti. “Nel giornalismo della provincia di Frosinone – ricorda ancora Marco Ferraraportò una prosa fresca, snella, capace di coinvolgere il lettore: cosa che le scuole inizieranno ad insegnare solo dopo molti anni. Intuì l’importanza della televisione: invece di contrastarla, come molti suoi colleghi che la consideravano giornalismo di Serie B, Luciano Renna invece cavalcò l’onda. Fu tra i fondatori di fondatori di Telefrosinone e così tra i pionieri delle prime televisioni locali”.

La fase dello stage

Tanti anni dopo quell’esperienza arrivarono i computer nelle redazioni, gli archivi telematici, la rete che collegava in diretta i terminali di Frosinone con quelli di Roma e rendeva inutile chiudere la redazione alle 18 per mettere articoli, foto e menabò dentro una busta per affidarla ogni sera al capotreno del Napoli – Cassino – Roma. A Termini da decenni un fattorino ritirava il plico ‘fuori sacco‘ e lo affidava al tipografo che componeva la pagina.

Tutto cambiato. Un clic e la foto è a Roma. Dopo un secondo il caporedattore ti chiama e ne chiede una diversa. Il mondo cambia le sue dimensioni come per Ben Whittaker / Robert De Niro. Ed esattamente come lui, Luciano Renna sente un vuoto nella sua vita: la pensione non gli regala tempo libero ma l’angoscia che può comprendere solo chi ha avuto una vita a mille all’ora.

LUCIANO RENNA

Quindi? Come il protagonista dello Stagista per Caso Luciano Renna bussa alla redazione appena rivoluzionata del quotidiano Il Tempo. A dirigerla c’è da pochi giorni Gianluca De Luca chiamato sul ponte di comando per contrastare Umberto Celani volato al grattacielo Edera per dare vita al primo caso di quotidiano interamente locale, Ciociaria Oggi nato da una geniale intuizione di Giuseppe Ciarrapico. (Leggi qui Giuseppe Ciarrapico, l’insolito mediatore).

Nella redazione de Il Tempo c’era un giovanissimo Francesco Puglisi, il notista politico era Luca Sergio, il capocronista Franco Bonan; tra i ragazzini di bottega un giovanissimo Alessio Porcu.

La saggezza dell’esperienza

Luciano Renna andò a fare la chioccia senza mai far notare il peso del suo valore, come se passasse lì per caso. “Non mostrò mai il peso degli anni e nonostante il prestigioso curriculum, operò in quella Redazione de Il Tempo fino all’ultimo, interessandosi di tutto – ricorda sempre Marco Ferrara da pezzi più importanti a quelli apparentemente minori – anticipatore di una esperienza e di un modo di essere che tanto affascinò i giovani colleghi alle prime armi”.

Come ne “Lo stagista inaspettato”, Luciano Renna coglieva nel segno con una battuta, una frase, un commento. Mentre i titolari portavano avanti il giornale, lui si occupava di un futuro che stava nascendo. E che se ancora oggi scrive lo deve anche ai suoi insegnamenti.

Luciano se ne andava una mattina di sedici anni fa.