Di Maio sotto attacco, resa dei conti nel Movimento Cinque Stelle

Cresce l’esercito degli scontenti, richiesta a Grillo di istituire un direttorio, raccolte 70 firme su 107 per modificare lo statuto. Un quadro destabilizzato avrebbe effetti anche nel Pd, soprattutto dopo le regionali in Umbria. E sul governo pende sempre la spada di Damocle di Matteo Renzi.

Da tempo Beppe Grillo lo aveva isolato. Durante le trattative per la composizione del Governo Conte 2 lo avevano capito tutti. Fosse stato per lui sarebbe tornato indietro tra le braccia di Matteo Salvini: condannando all’estinzione il Movimento 5 Stelle sempre più salvinizzato nelle idee e nei modi, fino a svuotarlo della sua essenza. Luigi Di Maio ora è ufficialmente sotto attacco. Tra gli scontenti ci sono Nicola Morra, Danilo Toninelli, Mario Giarrusso, Giulia Grillo e Barbara Lezzi. Per non parlare della delusione di Elisabetta Trenta. Tutti esponenti di primo piano del Movimento, che nel governo gialloverde erano stati tra i più critici nei confronti di Matteo Salvini e della Lega. E poi si sono ritrovati estromessi o fuori gioco, mentre lo stesso Di Maio conservava sia un posto di primo piano nell’esecutivo che il ruolo di capo del Movimento.

Luigi Di Maio © Imagoeconomica, Livio Anticoli

Emanuele Dessì ha proposto un comitato a dieci, con i capigruppo e Beppe Grillo, raccogliendo 70 firme (su 107) per indire un’assemblea che modifichi il regolamento e attribuisca alla stessa la possibilità di modificare lo Statuto che ora ha soltanto il capo politico. Poi c’è la fronda di chi, come il senatore Gianluigi Paragone, non ha votato la fiducia al governo. Di chi cioè contesta l’accordo con il Pd, come Alessandro Di Battista.

Luigi Di Maio è accerchiato, anche se è chiaro a tutti che non effettuerà passi indietro. Nega l’evidenza, ricorda d’essere stato eletto con l’80% e quindi un minimo di dissenso è fisiologico, è convinto che quelle 70 firme non siano contro di lui. Alla fine potrebbe perfino accettare l’idea di un direttorio. Nel frattempo il peso politico del premier Giuseppe Conte cresce nel Movimento e Beppe Grillo si è totalmente ripreso la scena.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica, Sara Minelli

Il Partito Democratico di Nicola Zingaretti per il momento non può fare molto, ma la prospettiva è pericolosa per il futuro del Governo. Intanto perché prima o poi Italia Viva di Matteo Renzi avanzerà qualche sua richiesta, o sul piano programmatico o dell’organigramma. Poi perché ci sono le elezioni regionali in Umbria il 27 ottobre e in Emilia Romagna il 26 gennaio.

La Lega e il centrodestra sognano il doppio ribaltone e Zingaretti sa di non poterselo permettere. Se nei Cinque Stelle la linea di Luigi Di Maio dovesse essere sconfitta, nessuno sa dire dove si potrebbe arrivare. Di certo c’è che Beppe Grillo intende difendere il Governo Conte. Ma potrebbe non bastare se Renzi dovesse imprimere un’altra accelerazione e se il Pd perdesse le regionali.