L’ultima lezione della prof. Lombardi

Nei giorni scorsi si è spenta la professoressa Mariangela Lombardi. Scomoda icona della sinistra radicale. Mai estremista. Ma sempre ferma nelle sue convinzioni laiche e socialiste. Insegnava ai giovani a pensare in maniera libera. Abbracciò la Fede negli ultimi anni.

Saverio Forte per Alessioporcu.it

L’ultima lezione l’ha data senza salire in cattedra: non le era mai piaciuto, non l’aveva mai fatto durante tutta la sua carriera da insegnante, perché per lei l’insegnamento era innanzitutto dialogo. La sua ultima lezione l’ha organizzata all’interno di una chiesa, quella di Santa Teresa, a fianco del palazzo municipale di Formia. Nel giorno dei suoi funerali. Per assistere alle esequie della professoressa Mariangela Lombardi, si sono ritrovate tutte le anime, divise, della sinistra formiana.

Una “compagna” con la “C” maiuscola, un pezzo di storia della Sinistra militante nel Golfo.  Con una sola religione: il Partito. Ed un solo dogma: il laicismo rispettoso di tutte le Fedi. Al punto che sino a qualche tempo fa quando le si parlava di chiesa provava una forte orticaria. E invece, fedele alla massima secondo la quale solo gli stolti non cambiano idea, ha chiesto di avere sul suo manifesto funebre l’immagine della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei.

La Compagna Lombardi

La professoressa Mariangela Lombardi se n’è andata all’età di 79 anni. Per decenni è stata bandiera pulita di una sinistra di cui ha incarnato i principi più ortodossi del marxismo e della filosofia gramsciana. Spirito laico nella politica, nella cultura e nella scuola è stata un punto di riferimento per diverse generazioni di studenti avendo insegnato Storia e Filosofia presso il liceo classico “Vitruvio Pollione”.

Viveva nella località Santo Janni, alle pareti di casa aveva i poster e le foto raffiguranti Karl Marx e Friedrich Engels. Ci abitava con il suo storico compagno Aldo Di Cuffa: un uomo che a causa della fisionomia e dei baffi  molte volte è stato scambiato per il brigatista Valerio Morucci. Del quale la prof diceva “non ha capito proprio nulla” riferendosi al terrorista coinvolto nel sequestro e nell’omicidio di Aldo Moro.

Il marxismo, quello ortodosso e puro, è stata la stella polare dell’esistenza della professoressa Lombardi. Che lo praticava nella sua militanza nella parte più a sinistra del Partito Comunista Italiano. Osteggiata ma rispettata all’interno della nomenclatura del Partito formiano, la “professoressa Comunista” stregava tutti quando interveniva nei congressi e negli appuntamenti che contavano, nella storica sezione di via Divisione Julia. Appassionati, soprattutto i suoi interventi nei dibattiti che decidevano il grado di opposizione al Partito monolite che governava all’epoca la città, la Democrazia Cristiana.

Ortodossa ma allo stesso tempo moderna e di vedute ampie. Tanto da non poter essere contenute tutte in una sezione del Pci. Quando non riusciva a trovare i giusti spazi nel Partito, con un pizzico di fantasia e di dinamismo li reperiva all’interno dell’associazionismo ma fuori le mura di un “Piccì” che stava cominciando ad implodere. Lo confermano i suoi trascorsi da sincera femminista in seno all’Udi (Unione donne italiane) e nell’associazione culturale che chiedeva il Golfo di Gaeta “denuclearizzato.

Quando portava i suoi studenti alle manifestazioni  romane del sabato contro l’installazione dei missili Cruise  presso la base Nato di Comiso in Sicilia era la prima a gridare gli slogan più radicali. Come: “Missilini missilini tutti in c..o a Spadolini, Missolotti missolotti tutti in c..o ad Andreotti”.

La Bolognina e le scissioni

La svolta della Bolognina di trent’anni è stata vissuta con sofferenza dal duo Lombardi-Di Cuffa. Inevitabile l’approdo sulla riva Bertonottiana di Rifondazione Comunista ma con molte riserve: del futuro presidente della Camera dei Deputati apprezzava soltanto il suo passato sindacale nella Fiom Cgil negli stabilimenti Fiat di Mirafiori. Alla prof. Lombardi Fausto Bertinotti era epidermicamente antipatico anche per la sua eccessiva eleganza, le sue cravatte in cachemire erano considerate antitetiche per chi doveva “guidare un Partito votato dagli operai”.

La conquista del potere da parte del centrosinistra con la storica elezione nel 1993 del primo sindaco post comunista a Formia come Sandro Bartolomeo è stato un altro passaggio politico-culturale di svolta. In quegli anni Mariangela Lombardi aveva una emergente convinzione Ulivista prima.

La fine del governo Prodi per via della sfiducia di Bertinotti sono stati un altro trauma politico per la professoressa. Che coerentemente con le proprie convinzioni decise di aderire al Pdci, il Partito dei Comunisti Italiani nato dalla scissione dovuta a quel voto di sfiducia.

Ci fu un parallelismo. Mentre il suo Segretario Nazionale Pdci e amico “professore di Diritto Romano” di Cagliari Oliviero Diliberto diventava nel Ministro di Grazia e Giustizia nel primo governo guidato da Massimo D’Alema, anche la “professoressa di Filosofia” entrava nel Palazzo: a Formia, assumendo l’incarico nel 1997  di assessore alla Cultura nel secondo mandato sindacale di Sandro Bartolomeo. Lo ha ricoperto per i quattro anni successivi.

Mai indifferenti

Coerente con le sue convinzioni anche a scuola. Ammoniva: “Prima o poi sarete chiamati a scegliere, perché il mondo degli ignavi è senza libertà ed intelligenza.” Alcuni suoi studenti, che in un’altra era glaciale l’hanno detestata per il suo ortodosso ma vero pensiero culturale, hanno promosso in questi giorni una petizione on line (qui la petizione) per intitolare un’aula del liceo di Formia alla professoressa Mariangela Lombardi, “maestra di libertà ed intelligenza”.

Amava sì Marx ed Engels ma sperava di arrivare nel Terzo Liceo ad affrontare nel programma di Storia e Filosofia il pensiero don Luigi Sturzo, il fondatore del cattolicesimo democratico che dopo la Seconda Guerra Mondiale sarebbe diventata la Dc. “Qualcosa di buono avrà anche profetizzato il prete di Caltagirone” soleva ripetere a chi, sorpreso, le chiedeva questa scelta didattica.

Anche un “monumento” come il rigoroso professor Pasquale Lazari, storico preside del liceo più antico della provincia di Latina, nei confronti di questa minuta e bionda docente sapeva di doversi fermare. Era una questione di rispetto… Per la “professoressa di filosofia” il liceo non doveva compiere una selezione elitaria tra i suoi frequentanti come spesso avveniva: “Che male c’è se vi iscrive anche un ragazzo di Spigno Saturnia, figlio di un operaio che vuole crescere insieme ad un coetaneo figlio di un primario o di un notaio di Formia?”.

E non a caso il suo migliore rapporto, umano e professionale, lo intratteneva all’epoca con un inimitabile ed unico professore di periferia, il   docente di Latino e Greco originario della frazione formiana di Maranola, Fernando Sparagna (fratello maggiore del futuro etnomusicologo Ambrogio), noto alle cronache scolastiche per conoscere a memoria il chilometrico vocabolario “Rocci” di greco.

L’incontro con la Fede

Andava e tornava da scuola sempre con  il pullman delle autolinee “Oddino Tatta” che prendeva sull’Appia o in piazza Santa Teresa. Era sempre sola, pagava questo senso di estraneità a fronte della sua diversità ed intelligenza, intrisa di riflessioni sul senso della vita, la conoscenza, l’imperativo morale e il significato della bellezza….

Questo guado, unitamente alla malattia, l’ha portata ad avvinarsi alla fede e alla fede Cristiana? Non lo sapremo mai ma un fatto è certo: da tempo si ritiene che il suo padre spirituale fosse il parroco emerito della chiesa di Sant’Erasmo, don Antonio Punzo, il sacerdote che solo per un malanno fisico non ha potuto officiare i funerali della professoressa marxista.

Sta proprio qui l’ultima lezione. Quella del funerale. Per dimostrare che non bisogna mai stancarsi di cercare le risposte alle domande che si hanno dentro. Che non bisogna avere paura di compiere un percorso se è quello in cui si crede: anche se ci dovesse portare, in apparenza, dalla parte opposta a quella da cui si è sempre osservato il mondo.

L’allieva sindaco

Allieva della professoressa Lombardi è stata ai tempi del liceo l’attuale sindaco di Formia Paola Villa: “Se riusciamo ad argomentare qualche pensiero filosofico lo dobbiamo a lei, se il “signor Villari” per diversi anni è diventato uno di famiglia lo dobbiamo a lei, se alcuni di noi la ritenevano una di parte, troppo di parte, lei diceva “prima o poi sarete chiamati a scegliere, perché il mondo degli ignavi è senza libertà ed intelligenza”.

Mariangela Lombardi aveva un rapporto strettissimo anche uno dei fondatori del progetto politico che ha consentito alla professoressa Villa di diventare primo sindaco donna di Formia un anno fa, Enrico D’Angelis. La ricorda sottolineando le “Tante battaglie, confronti, come sempre quando ci sono io di mezzo. Schietti e franchi, senza rete. Posizioni condivise e altre volte no. Ma stimolo ed originalità, accompagnate a profonda conoscenza delle cose, dei fatti, delle persone, del pensiero e della storia”.

“E poi quell’incontro in piazza Municipio… Ma come… hai scritto un racconto e non me lo hai detto? Ma io l’ho letto ugualmente e anche se lo hai già presentato io voglio che ne discutiamo un pomeriggio all’Agorà… Poi quel pomeriggio si scatenò un vero e proprio diluvio e vennero molte meno persone di quelle alle quali tu ne avevi parlato. Ma io non dimenticherò mai quello che mi dicesti per convincermi ad accettare quell’invito che a me sembrava troppo. Ti saluto, professoressa e compagna Mariangela e grazie ancora!”.

Il ricordo di Sandro Bartolomeo

Il ricordo dell’ex sindaco Sandro Bartolomeo è frutto anche di una comune militanza politica ed amministrativa.

La professoressa Lombardi e’ stata un’intellettuale vera. Coniugava benissimo la sua cultura politica con la pratica sia nell’insegnamento che nell’esperienza amministrativa. È stata un’insegnante molto amata dai suoi studenti del liceo classico di Formia. L’ho avuta a fianco nella esperienza amministrativa, come assessore alla Scuola e ne ho un ricordo molto bello per la ricchezza del suo pensiero. E per la dedizione e all’impegno politico”.

L’ultima apparizione pubblica della professoressa Lombardi risale a dieci anni fa. Era stata scelta dal collettivo teatrale Bertolt Brecht per inaugurare sul palcoscenico di via delle Terme Romane un ciclo di incontri. Quelli della settima edizione “Incontri e racconti, storia e storie da raccontare”.

Fu onorata di ricordare un partigiano di Gaeta, Mariano Mandolesi, il comandante Carlo. Ponendosi e rilanciando un interrogativo del comandante Carlo: “Quando io non ci sarò più… chi parlerà della Resistenza?” (Guarda qui l’intervento).

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