L’ultima sfida di Ettore, il politico di Frosinone che superò Bettino Craxi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

L’uomo che superò Bettino Craxi era un tipo scomodo e spigoloso. Uno di quelli che non aveva esitato a mandare a quel paese il Partito Comunista Italiano. Che a quel tempo era più una chiesa che un partito. Uscirne significava la scomunica politica, essere bollati per l’eternità come apostati. Ma per Ettore Ferrara fu una questione di dignità: appena i giornali e la tv raccontarono ciò che stava accadendo in Cecoslovacchia nel ’72, quello storico dirigente del Pci di Frosinone impiegò pochi minuti per abiurare dal Partito. E passare nel Psi. Formalmente, fu radiato per frazionismo. Lo seguì buona parte degli iscritti: al punto che i Socialisti divennero presto la prima forza politica a Frosinone.

Ettore Ferrara ha smesso di combattere durante la notte, nell’ospedale Spaziani di Frosinone. La città nella quale aveva mosso i primi passi nella Politica e di cui era stato amministratore dal primo Dopoguerra fino agli Anni ’90. In maniera ininterrotta, sempre rieletto: quarant’anni di fila. Perché in quel mondo l’esperienza era un valore, i ragazzini con la passione della rottamazione per poter sfasciare tutto da soli non avevano spazio.

Mai conformista, sempre scomodo per i dirigenti di Partito, mal digeriva il centralismo democratico: il rigore di Partito in base al quale al centro si decideva tutto e poi lo si calava sul territorio. Ma siccome era uno bravo, tra i migliori in assoluto, soprattutto onesto, lo fecero assessore alle Finanze di Frosinone.

E’ però all’Urbanistica che Ettore Ferrara lascia la propria impronta alla città di Frosinone. Esperto di territorio e pianificazione urbanistica, funzionario tra i più giovani in Italia dell’allora Catasto Edilizio Urbano, si deve a lui nei primi Anni Ottanta l’introduzione dell’edilizia economica e popolare a Frosinone.

Pochi lo sanno ma fu proprio lui a gettare le basi con cui risolvere una volta per tutte l’emergenza abitativa. È lui che ha voluto la Villa Comunale di Frosinone e l’ ha acquistata nel 1981. Se il capoluogo oggi ha il nuovo Palazzo di Giustizia lo deve ad un’intuizione di Ferrara.

Craxiano convinto sin dalla prima ora, fu candidato alla Camera dei Deputati nel 1983. A Frosinone città raccolse più preferenze del leader del Partito e capolista della circoscrizione Bettino Craxi, l’uomo che aveva tenuto testa agli americani ordinando ai carabinieri di circondare la Delta Force schierata da Ronald Reagan a Sigonella.

Con la fine di Craxi, fu tra quelli che ne individuarono l’erede in Silvio Berlusconi. Fu Ferrara a fondare a Frosinone il primo circolo di Forza Italia.

Gli anni non avevano addolcito il suo carattere. L’avevano reso solo più asciutto e più aspro, come l’ulivo. Ne sa qualcosa Roberto Morassut che dal Parlamento osò proporre una legge che ridisegnava le regioni italiane, assegnando la provincia di Frosinone alla Campania. Ettore Ferrara gli replicò con un articolo di rara lucidità e competenza, con il quale dimostrò l’assurdità di una simile proposta.

Poco portato agli inciuci ed alle mediazioni di bassa bottega politica, con penna lucida e forbita ancora all’età di 93 anni dettava la sua visione del territorio riassumendola in analisi che pubblicava sulle pagine del quotidiano L’Inchiesta.

L’ultimo articolo è di pochi giorni fa. Uscirà nelle prossime ore verrà pubblicato in maniera postuma.

Poche settimane fa, Ettore Ferrara scriveva che

A partire dagli anni ’70, Frosinone ha fallito tutti gli obiettivi di crescita, nel senso che non sono serviti a tale scopo eventi di tutto rilievo, quali l’apertura dell’autostrada, un Piano Regolatore Generale avveniristico, la diffusa industrializzazione. Ne sono indicatori sicuri la perdurante mancanza della propria Casa Municipale, la stabilità demografica, in 40 anni, al di sotto dei 50mila abitanti e l’aumento continuo della disoccupazione, indicatori che al momento, aggiunti al trasferimento già avvenuto di importanti uffici pubblici, non fanno ben sperare per il futuro.

Sarà il caso di andare a rileggere i suoi articoli e soprattutto i suoi studi. Perché anche da morto, Ettore Ferrara potrà insegnare qualcosa alle generazioni attuali.

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