L’ultima telefonata di Maurizio Federico, comunista fino alla fine

Se n'è andato nella notte Maurizio Federico. Giornalista, storico del movimento operaio e contadino in Ciociaria. Segretario Fgci e dirigente Pci fino al 1991, aveva partecipato al congresso di Rimini che determinò la nascita di Rifondazione Comunista. Da pochi giorni aveva accettato la candidatura al Senato. L'ultima telefonata ieri sera. Le ultime volontà

L’ultima telefonata l’aveva fatta martedì sera. Pianificava la campagna elettorale: capolista del Pci al Senato nel plurinominale che coinvolge tutte le province del Lazio. Con il suo interlocutore, prima della buonanotte ha scelto i temi dei comizi da sostenere, selezionato le piazze dove andare. Maniaco dei dettagli, attento ad ogni particolare, scrupoloso fino all’inverosimile: Maurizio Federico non ha previsto l’unica variabile su cui non poteva intervenire: è morto durante la notte.

L’ironia del Destino ha voluto che quell’ultima telefonata sia avvenuta con il primo che è stato chiamato al mattino per informarlo dell’accaduto: il Segretario dei comunisti Oreste Della Posta, suo esecutore testamentario morale. Cioè l’uomo al quale aveva consegnato negli anni scorsi una cartellina. Rigorosamente rossa, in cartoncino rigido: all’interno tutte le disposizioni per quando lui non ci fosse più stato. Per gli aspetti giurici ha affidato il ruolo di esecutore all’avvocato Andreina Ciotoli di Ceccano.

I mille volti di Federico

Maurizio Federico

Un contenitore alto: perché Maurizio Federico non è stato una persona soltanto. Ma il riassunto di tantissime abilità: giornalista, storico, politico, amministratore. E nessuna di quelle vite l’ha vissuta in maniera banale.

Era nato il 14 settembre 1943, una settimana dopo l’armistizio. Frosinone era in macerie, i canadesi l’avevano appena raggiunta e trovata ‘vuota ed in rovina‘ come telegrafarono ai loro comandi. Il parto avvenne sotto la galleria delle vecchie ferrovie vicinali che si trova nei pressi della attuale chiesa di Sant’Antonio: all’epoca veniva usata come rifugio. Il richiamo della politica arriva presto: a sedici anni si iscrive alla Federazione giovanile comunista e nel diventa il Segretario nel biennio 1969-1970.

Si appassiona al giornalismo. A 27 anni diventa corrispondente del quotidiano L’Unità, organo ufficiale del Partito Comunista; scrive su quelle pagine fino al 1983 poi lascia il posto al giovane Luciano Fontana che oggi è il direttore del Corriere della Sera. Per sette anni è anche la firma dal capoluogo per un altro storico giornale della sinistra italiana, Paese Sera. Gli piace raccontare, fornire ai lettori il suo punto di vista: lo fa anche dai periodici Lazio 70 e Regione e Società.

Sono anni di grandi fermenti politici e culturali, la Federazione del Partito Comunista di Frosinone ha una testata Nuova Informazione e Maurizio Federico la dirige dal 1978 al 1982, poi guida La Voce degli Ernici e Piazza Gramsci, il periodico che racconta l’attività svolta dall’ente Provincia. Una Provincia della quale conosce ogni segreto: è quasi naturale che nel 1982 venga messo a capo dell’Ufficio Stampa, dirigendone la rivista bimestrale. Questo non gli impedisce di fondare nel 1991 Opposizione, organo della Federazione provinciale di Rifondazione Comunista.

Gli anni da assessore

Rallenta con la scrittura solo nel periodo in cui diventa assessore regionale allo Sviluppo Agricolo del Lazio. È la parentesi dal 1995 al 2000, anni nei quali diventa ancora più forte l’antica amicizia con Oreste Della Posta: insieme hanno dato vita alla scissione seguita alla Svolta della Bolognina, la decisione presa da Achille Occhetto ed il suo gruppo dirigente di sopprimere il Partito Comunista Italiano per dare vita al Partito Democratico della Sinistra.

Una decisione sofferta. Maurizio Federico è nel Pci dal 1964, ricopre incarichi in Direzione Provinciale e Regionale fino a quel 1991 della svolta.

Maurizio Federico, Oreste Della Posta, Dionisio Paglia dicono no e non seguono quella rotta. Restano invece con l’ala più ortodossa: Fausto Bertinotti, Armando Cossutta, Lucio Libertini, Sergio Garavini. Federico è tra i delegati che a Rimini decretano la nascita di Rifondazione Comunista. È una scelta ideologica ma anche un calcolo strategico: che in breve porta Federico a fare l’assessore Regionale e Della Posta a sfiorare l’elezione alla Camera dei Deputati mancata per una manciata di voti.

La passione per la storia

Dopo la parentesi da amministratore riprende a tempo pieno l’attività di ricercatore e di storico del movimento operaio e del movimento contadino della provincia di Frosinone. Alle spalle ha già alcuni volumi che sono diventati una pietra miliare nella ricostruzione della storia ciociara: celebre Il Biennio Rosso in Ciociaria (1985), preceduto da Le lotte contadine nel primo dopoguerra in Ciociaria (1984); Frosinone dalla I Guerra Mondiale al Fascismo (1982); e prima ancora da Il processo di formazione del Partito Comunista in Ciociaria (1981).

Ma è dal 2000 in poi che si immerge con ogni energia negli archivi dello Stato alla ricerca di documenti che diventano minuscole tessere di un gigantesco mosaico da ricostruire. Se la provincia di Frosinone conosce buona parte delle sue lotte politiche e contadine di un secolo fa lo deve anche e soprattutto al lavoro di ricerca compiuto da Maurizio Federico.

Così dà alle stampe Organizzazione e lotte dei contadini ciociari dagli inizi del 900 al fascismo (2002); insieme allo storico Costantino Jadecola realizza il volume che descrive la guerra a Frosinone e lo fa partendo dalla fine, cioè da quando le truppe canadesi entrano nel capoluogo: La città è vuota e in rovina (2005). È il primo volume di una trilogia dedicata a Frosinone: nel 2006 segue La Guerra a Frosinone ’43-’44, nel 2009 ancora con Costantino Jadecola e Paolo Sarbada scrive I canadesi a Frosinone.

Impegno fino alla fine

Nonostante gli anni, la passione per la politica e l’impegno civile era rimasta immutata. Nasce così la sua candidatura alla Camera depositata nei giorni scorsi.

Consapevole che davanti non fosse rimasta tantissima strada, aveva messo tutte le sue ultime volontà in quella cartella rossa affidata all’amico di sempre Oreste Della Posta. Ha chiesto di donare gli organi qualora fosse possibile ed un funerale con il rito civile: con la bandiera rossa sulla bara ma senza simboli. E l’Internazionale come sottofondo: la musica di tutta una vita.

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