L’umorismo e la politica “Lascia o raddoppia”

L'affresco di una settimana che mette a nudo i limiti della politica. E l'incapacità - messa a nudo da Papa Francesco - di saper ancora sorridere

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Arrivò anche ad Anagni la fortunata trasmissione di Mike Bongiorno Lascia o Raddoppia che segnò parte del costume e della storia della televisione italiani. Si collegò col Gran bar Rossi, dove la signora Margherita perfetta padrona di casa mostrò un divertente ed allegro spaccato di vita cittadina, seguito dalle interviste dei presenti.

Quella che rimase alla memoria fu quella del giovane genero, uno stimato artigiano locale, che preso dall’emozione quando Mike chiese chi fosse, al posto di usare la parola deputata, esclamò: “Sono il marito della figlia di mia suocera” invece di dire semplicemente il genero. Bongiorno rise, come simpaticamente tutti i telespettatori.

Le legioni di imbecilli

Tribuna Politica

La tv non era cosa da tutti i giorni, incuteva timore. Ci si emozionava davanti ad una telecamera. Oggi no, oggi riprendiamo praticamente ogni istante di vita quotidiana, dalle telecamere ai telefonini l’esposizione mediatica è cosa comune. Ed il coraggio è cresciuto, si presentano a dire sproloqui anche i più impreparati opinionisti ed anche la credibilità è ormai una parola priva di valore.

Prima no i politici prima di andare in tv si preparavano in rigido doppiopetto e brillantina. Concordavano domande ed argomenti, sapevano che ogni singola espressione sarebbe stata soppesata, avrebbe avuto un seguito. Il tutto con una serietà finanche noiosa. Nessuno interrompeva. Nessuno. Ognuno aveva il suo spazio. Ma diceva qualcosa di senso compiuto, condivisibile o meno.

Si potrebbe dire dunque che la qualità dell’interlocuzione sia diventata inversamente proporzionale alla sua diffusione. Un fenomeno che abbiamo mutuato soprattutto da culture più frivole della nostra in particolare quella statunitense. È per questo che ormai è raro ascoltare un discorso politico di quelli seri, costruiti, fatti in giacca e cravatta e non avvinazzati dalle discoteche marine.

Il discorso di Mattarella

Il discorso di Mattarella

È capitato questa settimana col discorso di insediamento per il secondo mandato del presidente Mattarella. È il secondo presidente nella storia che viene eletto per due volte, era successo solo con Giorgio Napolitano, il suo predecessore. E, vedremo, non è da considerarsi casuale.

Però è la seconda volta che entrambe non sono stati rieletti per continuità di mandato ma per la mera incapacità delle forze politiche di eleggere un diverso successore. Dunque entrambe alla domanda lascia o raddoppia  scelsero la risposta lascio! Ma il Parlamento come fosse un redivivo Mike Bongiorno li ha costretti ad un raddoppia.

Non è un caso. È il perfetto esempio di quanto sia debole la classe politica attuale. Tanto debole da rifuggire qualsiasi tipo di scelta. Anche la più seria come quella del Capo dello Stato. Ormai si cerca di procrastinare tutto, di rinviare, di evitare i contrasti, le scelte. Il non scegliere è diventata l’unica scelta di cui sono capaci i politici oggi. La morte dei Partiti classici, il populismo, l’elezione degli inetti, l’influenza ferale dei media e la mancanza di attributi e cultura sono alcune delle cause.

In una parola oggi la politica è morta ma nessuno, sempre per mancanza di decisionalità, ne certifica la definitiva estinzione.

Quattro schiaffi agli inetti

Sergio Mattarella

A riprova che il ruolo dei Partiti sia solo un peso ormai, tutti comprenderanno insieme a noi, il perché entrambe i secondi discorsi di Napolitano e Mattarella siano stati molto più duri dei precedenti.

Due discorsi nei quali veniva preso a schiaffi il Parlamento che li ascoltava e contemporaneamente li applaudiva mentre questi ne descrivevano lacune ed incapacità. Applaudire una reprimenda infatti dubito si possa definire un atto di coraggio ma invece di supina remissione.

È a questa prova che non mi sono sottratto, ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna.” Disse Napolitano e giù botte verso tutta la classe politica. La quale però lo applaudì.

Allora disse: “Attenzione: il vostro applauso, quest’ultimo richiamo che ho sentito di dovere esprimere, non induca ad alcuna autoindulgenza. Non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell’amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme”.

Il vostro applauso non induca ad alcuna autoindulgenza. Una frase così pesante che avrebbe colpito tutti ma non i plaudenti parlamentari che bellamente sorridendo se ne fregarono.

Senza dignità

Fico, Casellati, Mattarella

In fondo la dignità è una parola caduta quasi in disuso, soprattutto in politica. L’ha riesumata il presidente Mattarella nel suo discorso dei giorni scorsi. Nel quale l’ha duramente pronunciata ben quattordici volte. Ricordando Lorenzo Parelli lo studente morto, le donne uccise, le povertà, i migranti, il razzismo, le carceri, le mafie e molti altri temi. (Leggi qui Se l’arbitro fischia 14 volte sul fallo di Dignità)

Certo l’aria era la solita morbida ed educata ma le parole sono state così pesanti, perché, anche egli come Napolitano, si rendeva conto che la seconda elezione non era frutto di una soluzione ma di un problema. Che egli stesso raffigurasse fisicamente l’incapacità di trovare soluzioni del parlamento e della politica. Perché entrambe questi bis sono stati la perfetta raffigurazione della sconfitta dei Partiti e della loro incapacità.

Anche il papa raddoppia

Papa Francesco con Fabio fazio

Ma è stata una settimana singolare perché anche un’altra carica stavolta spirituale come Papa Francesco, di fronte al dilemma lascia o raddoppia ha scelto di raddoppiare, presentandosi inusualmente al cospetto di Fabio Fazio per farsi amenamente intervistare. Un segno di modernità certo, con un tocco di contemporanea frivolezza.

Sono corso ad ascoltarla speranzoso, dopo essere stato deluso dal potere temporale, che mi risollevasse il potere spirituale se vogliamo dirla con termini neomedievali.

Ma, a parte il primo sgomento di vederlo su una rete che un tempo era ribattezzata Telekabul, non credo sinceramente di aver trovato quel giovamento che mi ero atteso. Lo dico con il massimo rispetto di Papa Francesco. Ma, visto il momento e vista la scelta, mi aspettavo dei messaggi più incisivi. Forse sarò stato condizionato dalle facce intense e finto commosse di Fazio che per me rappresenta l’alter ego maschile di Barbara D’Urso e delle sue faccette.

Meno male che c’è Lercio

Alla fine hanno destato più attenzione le polemiche tra la testata satirica Lercio.it ed il Codacons su un comunicato inerente l’intervista papale. Lercio è famosa per pubblicare solo ed esclusivamente notizie inventate. Infatti con un lancio provocatoriamente asseriva che il Codacons avesse fatto un esposto per il fatto che fossero state pronunciate le parole Dio e Cristo in fascia protetta. Esposto che vista la natura del sito era evidentemente inventato.

Non lo ha capito il Codacons, che somiglia sempre di più ad un tribunale dell’inquisizione più che ad una associazione di consumatori, ed ha intimato al sito di smentire immediatamente. Il sito lo ha fatto subito avvisando i lettori che la notizia era falsa, aggiungendo, come tutte le altre che abbiamo sempre pubblicato.

Ed in questa polemica ho trovato tutto il surreale del dibattito culturale contemporaneo, nel quale non si riesce più a comprendere veramente cosa sia il vero ed il falso. E soprattutto che le esternazioni di un Papa e di un Presidente della Repubblica non siano più veramente un monito ma solo una piccola fonte di polemica.

San Tommaso Moro

È così che la cosa che ho apprezzato di più dell’intervista a Bergoglio è stata la citazione della preghiera del buonumore di Tommaso Moro contenuta nella esortazione apostolica Gaudete et Exsultate sulla Santità alla nota 101. Perché l’unica chiave di lettura per comprendere questo momento storico e politico che viviamo non può essere che l’umorismo, per evitare il senso di oppressione amarezza ed inadeguatezza che ci pervade.

È cosi che amaramente mi è tornata in mente una frase dell’ottocento attribuita all’anarchico Michail Bakunin che recitava: “Una risata vi seppellirà”. Perché senza il buon umore o l’umorismo che ci guida ognuno oggi di fronte alla domanda lascia o raddoppia non potrebbe fare altro che rispondere: lascio!

Preghiera del buon umore

Dammi o Signore, una buona digestione

ed anche qualcosa da digerire.

Dammi la salute del corpo,

col buonumore necessario per mantenerla.

Dammi o Signore, un’anima santa,

che faccia tesoro di quello che è buono e puro,

affinché non si spaventi del peccato,

ma trovi alla Tua presenza

la via per rimettere di nuovo le cose a posto.

Dammi un’anima che non conosca la noia,

i brontolamenti, i sospiri e i lamenti,

e non permettere che io mi crucci eccessivamente

per quella cosa troppo invadente che si chiama “io”.

Dammi, o Signore, il senso dell’umorismo,

concedimi la grazia di comprendere uno scherzo,

affinché conosca nella vita un po’ di gioia

e possa farne parte anche ad altri.

(Leggi qui tutte le riflessioni di Franco Fiorito).