L’unità necessaria per eleggere i Consiglieri provinciali di Frosinone

Le conseguenze pratiche della decisione presa la settimana scorsa in Senato. Che ha congelato la riforma delle Province. A dicembre Frosinone voterà con la legge attuale. Cosa significa. E cosa potrebbe accadere

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Via le vecchie mappe, via i vecchi piani di battaglia: adesso che l’iter di revisione della legge sulle Province è finito in congelatore cambiano tutte le strategie per poter essere eletti Consigliere provinciale. Il primo effetto della decisione presa la settimana scorsa in Senato è che a dicembre il rinnovo del Consiglio provinciale di Frosinone avverrà con la solita legge: quella ora in vigore. (Leggi qui: La Provincia non si tocca)

Voteranno ancora una volta solo gli addetti ai lavori: i sindaci ed consiglieri comunali. Il loro voto sarà ponderato cioè avrà un peso diverso in base al numero di abitanti del Comune, i 91 centri della Ciociaria vengono divisi per questo in fasce sulla base degli abitanti. Dovranno eleggere i 12 Consiglieri provinciali. Ma non il Presidente della Provincia: Luca Di Stefano è stato eletto il 18 dicembre 2022 e resta in carica fino a dicembre 2024 con la possibilità di ricandidarsi per un secondo mandato.

Sul piano politico, ancora una volta sarà una gestione esclusiva dei Partiti e delle liste civiche: decideranno prima, a tavolino, chi candidare e chi far eleggere. Possibilmente, senza sorprese.

Nel 2021 andò cosi

Il presidente Luca Di Stefano con il Consiglio Provinciale nell’assetto di gennaio ’23

Il Consiglio Provinciale in carica oggi è stato eletto il 18 dicembre del 2021. C’è un anno di sfalsamento tra il mandato del Consiglio e quello del Presidente: lo prevede proprio la norma che ha riformato le Province trasformandole in Enti di secondo livello. Lo scopo era quello di renderli enti di amministrazione del territorio, tolti alle logiche di Partito.

Il Partito Democratico ha ottenuto 29.231 voti ponderati eleggendo 4 Consiglieri. Sono il sindaco di San Donato Valcomino Enrico Pittiglio ed i consiglieri comunali Alessandro Mosticone (Sora), Antonella Di Pucchio (Isola del Liri) e Gino Ranaldi (Cassino); i primi due, espressione della componente maggioritaria Pensare Democratico, i secondi della componente dell’ex presidente Antonio Pompeo.

La Lega centrò 19.883 voti ponderati e 3 seggi. Quello del capogruppo Andrea Amata e dei Consiglieri Luca Zaccari (Ferentino) e Gianluca Quadrini (Arpino); Zaccari è uscito la scorsa primavera con il rinnovo delle Comunali a Ferentino ed al suo posto è entrato Giuseppe Pizzuti (Alatri); Quadrini è tornato in Forza Italia che con 6.130 voti aveva centrato nessun seggio

Fratelli d’Italia prese 15.368 voti ponderati e 2 seggi: Riccardo Ambrosetti (Anagni) e Daniele Maura (Giuliano di Roma); nessuno dei due è più in Aula, il primo è diventato vicesindaco di Anagni mentre il secondo ora è Consigliere regionale del Lazio. Entrambi si sono dimessi lasciando il loro posto a Stefania Furtivo (Pofi) e Rossana Carnevale (Pico).

La civica Provincia in Comune ha preso 10.717 voti eleggendo in Aula Luigi Vacana. Il Polo Civico ha preso 13.592 voti ponderati eleggendo Alessandro Cardinali (Anagni) ed Alessandro Rea (Ferentino); il secondo ha dovuto lasciare l’Aula a seguito del rinnovo del Consiglio comunale a Ferentino (stessa situazione di Zaccari) ed al suo posto è entrato il sindaco di Colle San Magno Valentina Cambone.

Frosinone senza Consiglieri

Il municipio di Frosinone

Il Comune di Frosinone non elesse consiglieri provinciali. Lasciò che i voti del capoluogo contribuissero a far entrare a Palazzo Iacobucci i consiglieri di altri Comuni. Una strategia che si comprende se si tiene conto del fatto che l’amministrazione Comunale sarebbe poi andata al rinnovo l’anno successivo.

Perché è un elemento cruciale? Perché per essere eletto Consigliere provinciale bisogna essere necessariamente o sindaco o consigliere comunale in carica. Se si perde il titolo di amministratore (quando finisce la Consiliatura al Comune e si va a nuove elezioni), se non si viene rieletto automaticamente si perde anche quello di consigliere provinciale.

Il Comune di Frosinone, da solo e senza il contributo dei voti di altri consiglieri di altri Comuni è in grado di eleggere. Perché ha un indice di ponderazione (cioè il valore del voto di ogni singolo consigliere comunale) altissimo: il più alto insieme. aquello dei Consiglieri comunali di Cassino. Secondo il parametro delle elezioni provinciali del 2021, ogni voto espresso dal sindaco e dai consiglieri comunali di Frosinone e di Cassino vale 287 voti ponderati.

Moltiplicati i 32 consiglieri presenti in aula a Frosinone dà un risultato di 9.184 voti ponderati. Considerato che storicamente  con poco più di 3mila voti ponderati si entra alla Provincia, Frosinone potrebbe eleggere 3 consiglieri provinciali. Due in maggioranza ed uno in opposizione. In linea teorica. Perché in pratica il discorso è molto più complicato.

Il presupposto dell’unità

La maggioranza in Consiglio

Per poter centrare l’obiettivo infatti occorre un presupposto imprescindibile. È l’unità. Cioè i Consiglieri devono votare in maniera compatta quei nomi, senza giochi sottobanco.

Ci sono le condizioni in questo momento all’interno del Consiglio Comunale del capoluogo? Probabilmente no. Né in maggioranza né all’opposizione. Manca un’unità che farebbe comodo a tutti. Nessuno escluso. Vediamo perché.

Frosinone nonostante sia il Capoluogo incide solo in parte nelle dinamiche della politica provinciale. Il che poi ha evidenti ulteriori effetti, sia su quella Regionale, che Nazionale. Difficilmente passano per Frosinone le decisioni circa le candidature alla Regione o al Parlamento italiano oppure quello Europeo. Il Capoluogo viene visto come un insostituibile bacino di voti dal quale tutti i partiti attingono ad ogni elezione.

Tuttavia, quando però poi bisogna individuare i giocatori da far scendere in campo si preferisce guadare altrove, in altri Comuni. Un giocatore di Frosinone non è visto di buon occhio, da nessun Partito. Perché non deve crescere troppo, rischierebbe di fare ombra, ai vertici. La storia politica del capoluogo è costellata da decine di esempi concreti: ci sono tante legittime aspirazioni alle candidature al rango superiore (Regione o Parlamento) che sono state soffocate nella culla in quanto ritenute potenzialmente pericolose ed ingombranti. Il caso più emblematico è quello dell’ex sindaco Domenico Marzi.

Il chiarimento necessario

Ma per incidere in Provincia oggi a Frosinone occorre un chiarimento vero. In primo luogo all’interno della maggioranza. Che però sembra essere piuttosto lontano, dopo il confronto con i residenti ed i comitati dello Scalo, dove il sindaco Riccardo Mastrangeli Mastrangeli è stato lasciato solo a fronteggiare la piazza. E infatti quel chiarimento finora non è stato sollecitato. Da nessuno

Affrettarsi lentamente, sembra essere una strategia politica particolarmente di moda a Frosinone. Dicembre invece è alle porte. Servirebbe un accordo: in primis tra Lega e Fratelli d’Italia che non si confrontano a livello provinciale dalla notte dei tempi. Come sarebbe necessaria una intesa con la lista del Sindaco, che spesso (in particolare modo con il suo capogruppo, nonché delegato allo Scalo) non sembra per nulla in sintonia con il primo cittadino. E questo è un evidente paradosso.

Sarebbe necessaria un intesa sancita con i Partiti e le liste che sostengono la maggioranza Mastrangeli per individuare 2 nomi, sui quali far convergere tutti e 22 i voti della maggioranza e decretarne l’elezione a Piazza Gramsci. Questa operazione potrebbe servire anche come ristoro per qualcuno che non si sente sufficientemente valorizzato  in Consiglio Comunale e mettere così in sicurezza gli attuali assetti di Giunta. Sempre sotto osservazione da parte di più di qualche consigliere, anche ed in virtù dei relativi appannaggi.

Anche per l’opposizione

Norberto Venturi e Angelo Pizzutelli

Una intesa che dovrebbe trovare anche l’opposizione. Divisa e scoordinata, come forse mai in passato. Un’unità di intenti per l’elezione di un Consigliere provinciale di Frosinone che potrebbe costituire il primo passo per il lungo cammino da intraprendere, per l’individuazione della coalizione e del candidato sindaco del centrosinistra, da contrapporre a Riccardo Mastrangeli tra qualche anno.

E sarebbe anche un segnale da mandare ai Partiti: su Frosinone decidono quelli di Frosinone. Non altri. La politica del Capoluogo è sempre piuttosto solerte nel ricordare, quando bisogna rivendicare qualcosa, la locuzione latina “divide et impera“. Ma poi inspiegabilmente dimentica il significato e l’insegnamento che quel motto ha indicato nei secoli, agli uomini.

Ed in ogni campo. Nella storia, come in politica.  

image_printSalva / Stampa
error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright