La mission impossible di Mauro Buschini è iniziata nella stanza del capo della segreteria politica di Nicola Zingaretti: quell’Andrea Cocco che qualche anno fa era l’ombra di Walter Veltroni, fidato quanto discreto consigliere dei politici che affianca rimanendo nell’ombra.
Il presidente della Commissione Bilancio ha battuto i pugni sul tavolo: la sua battaglia personale contro il manager della Asl di Frosinone Isabella Mastrobuono, rischia di diventare un boomerang. Ne aveva chiesto la testa: ne ha ottenuto la promozione alla guida dello Spallanzani; puntava ad ottenere un manager con il quale ci fosse una maggiore possibilità di dialogo: rischia di ritrovarsi, sulla poltrona che la manager lascerà vacante, l’attuale direttore amministrativo Mario Piccoli Mazzini che è celeberrimo per essere uno che parla con i numeri e le norme sul risparmio in Sanità. E solo a sentirlo nominare, a Buschini compaiono le bolle sulla pelle.
Cosa ha chiesto, in maniera tanto rumorosa Mauro Buschini? Vuole un segnale politico forte: vuole che sia chiaro il cambio di rotta nella Sanità ciociara. E Piccoli Mazzini non avrebbe altro che la conferma della situazione attuale. Il boomerang che torna indietro e colpisce chi lo ha lanciato.
Buschini reclama un nome pesante per la guida della ASl di Frosinone: Vitaliano De Salazaar gli andrebbe anche bene, bravissimo con i conti ma capace di ascoltare dall’orecchio in cui Isabella Mastrobuono è sorda, cioè comprendere che oltre ai target assegnati dalla Regione e dal piano di rientro esistono anche le esigenze dei sindaci che devono rispondere alle lamentele dei cittadini.
Ma il vero colpo con cui farebbe strike è un altro: un manager della provincia di Frosinone. Cosa che non riuscì nemmeno a Francesco De Angelis quand’era al massimo della sua potenza politica ed era assessore regionale alle Piccole e Medie Imprese sotto Piero Marazzo: dovette accettare il professor Giancarlo Zotti da Napoli.
Buschini punta su un manager di sicura affidabilità, già direttore generale di Asl, con ampie esperienze nel campo della dialettica politica, rimpianto nei territori che ha lasciato, prossimo alla pensione. Al momento, come Cincinnato, sta in una stanza aspettando che Roma lo chiami per gestire un’altra crisi.
Ma questa è una Mission Impossible.