Mafie, Frosinone permeabile come Palermo

Frosinone è a rischio permeabilità alle mafie. Lo dice il rapporto elaborato da Antimafia ed Eurispes. Le interdittive per troncare subito i legami. Ed evitare che la permeabilità diventi infiltrazione. E Il Lazio non sta benissimo.

Frosinone è subito dopo Palermo. Sta prima di Ragusa, molto più su di Messina e Roma. È la graduatoria del rischio di permeabilità alle mafie: elaborata tenendo conto di ben 163 indicatori in modo da avere una mappa omogenea. Un indice che considera le differenze geografiche, l’evoluzione nel tempo: perché le modalità con cui l’infiltrazione e il radicamento sul territorio avvengono, mutano a seconda del gruppo criminale, del momento storico e delle caratteristiche intrinseche dei territori.

Sulla base di questi fattori Frosinone è nelle zone a rischio medio alto. Sta al 22mo posto in Italia, subito dopo Catanzaro, Agrigento, Matera, Enna, Taranto e Palermo.

Nessuno è esente dalle mafie

Il procuratore Antimafia Federico Cafiero De Raho. Foto © Paola Onofri / Imagoeconomica

«Non esiste una provincia italiana esente dal rischio di infiltrazione della criminalità organizzata»: è emerso dal rapporto presentato questa mattina nella sede della Direzione Nazionale Antimafia a Roma. Realizzato da DNA e dall’istituto di ricerca Eurispes, il risultato è stato illustrato dal procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho.

Il magistrato ha subito sovvertito un antico luogo comune: quello per cui le mafie sono figlie della povertà invece di esserne madri. Il procuratore Cafiero De Raho ha detto che «Senza le mafie l’Italia sarebbe probabilmente il primo Paese del mondo, le mafie la rallentano e la ostacolano. Lo studio dell’Eurispes evidenzia che non è l’arretratezza socio-economica a generare le mafie. E’ vero l’inverso, e cioè che sono le mafie a generare arretratezza socio economica. Quando le mafie hanno preso il sopravvento una parte del nostro Paese si è arenata, si è fermata. Il rischio ora è che queste mafie infiltrino e contaminino anche l’altra parte del Paese».

Il supersetaccio per stanare le mafie

Ignazio Portelli Foto © Rocco Pettini / Imagoeconomica

Lo studio evidenzia come le mafie in alcuni territori abbiano una forte potenzialità di infiltrarsi. E di riuscire farlo sulla base di determinati elementi che riguardano la società, l’economia, lo stato di salute economico finanziario.

Si spiega così l’offensiva lanciata dal prefetto Ignazio Portelli e l’ondata di interdittive antimafia partita dal Palazzo di Governo a Frosinone. Servono per evitare che la permeabilità diventi infiltrazione.

Frosinone è 22ma , Latina è 26ma, Roma 36ma e Milano 48ma. Tutte sono considerate a rischio medio-alto di infiltrazioni.

La situazione è da allerme rosso in alcuni settori in particolare: Frosinone è quarta in Italia nell’indicatore di Permeabilità dell’Industria, significa che le nostre imprese sono appetibili, sono avvicinabili, non vuol dire che siano colluse. Ma una mafia può passare facilmente da lì. Ad esempio imponendo le sue imprese e le sue regole. Per le nostre attività uno vale l’altro, per il Pil del crimine significa arricchirsi.

Il tessuto imprenditoriale però è sano. L’indicatore di permeabilità pone Frosinone al 34mo posto. Grosso modo è la stessa posizione occupata nell’indicatore della permeabilità della struttura economica: siamo 35mi.

Fanno da scudo le banche: sono le aree meno permeabili grazie alla severiutà dei controlli interni. Siamo a metà classifica: in 46ma posizione; tanto per fare un paragone Latina è 23ma.

La crisi dell’edilizia, lo stop alle grandi opere, non ha rallentato la permeabilità nel settore delle Costruzioni: Frosinone è 13ma su 110 province.

In Agricoltura i rischi sono maggiori: Frosinone è quinta subito dopo Bolzano, Pistoia, Imperia e Cuneo. Tra Frosinone e le prime 4 però c’è uno scalino amplio, largo due punti.

Il marcatore non è più la violenza

Carabinieri in un’operazione antimafia. Foto © Imagoeconomica

Cafiero De Raho ha proseguito la sua analisi. Ed ha fissato un altro distinguo: «le mafie non si identificano più per la violenza, ma per la pervasività sociale».

In pratica le mafie non sono quelle con la coppola e la lupara ma quella che riesce a piazzarti i suoi prodotti ed i suoi servizi. Ti convince a comprarli. Uccidendo l’imprenditoria sana ed onesta. Perché «la permeabilità non si legge attraverso il fenomeno della violenza, questo è importante. Essa deve essere analizzata attraverso una più ampia lente socioeconomica». 

La situazione però sta migliorando. Grazie alle indagini ma anche ad una cultura differente. «L’attività di repressione sviluppata e la consapevolezza che regioni e territori acquisiscono per tenere alta la guardia, hanno portato miglioramenti sotto il profilo della permeabilità dei territori alla criminalità organizzata». (Leggi qui Lazio ‘laboratorio criminale’ Latina e Frosinone strette dai clan. La relazione dell’Antimafia).

Con il covid andrà peggio

L’avvocato Antonio De Vita, presidente dell’osservatorio Cybersecurity dell’Eurispes, ha sottolineato le dolenti note legate al Covid. «Le crisi pandemiche e post pandemiche, fanno presagire che ci ritroveremo con un aggravamento del fenomeno criminale nei prossimi anni».

Mentre Alberto Mattiacci, presidente del Comitato Scientifico dell’Eurispes, ha messo sotto le lente il caso Liguria. «La Liguria è una regione del Sud. In termini di penetrazione potenziale della criminalità, le province liguri sono un territorio di attenzione». La Liguria, infatti registra un indice del 105,32, superiore alla Sardegna (103,77) e molto vicino al dato della Puglia (106,78).

Il procuratore Antimafia Federico Cafiero De Raho con Gian Maria Fara (Eurispes). Foto © Paola Onofri / Imagoeconomica

A guidare la classifica c’è la Calabria (112,91), seguita da Campania (109,16), Sicilia (107,82). Poi Basilicata (105,17).

Il Lazio fa registrare un indice del 102,31 e la Lombardia del 95,97. Tra le regioni a medio-alta permeabilità anche la Toscana (100,57), l’Abruzzo (101,17), il Molise (106,29). Poi l’Umbria (100.34). Tra le regioni del nord, sopra quota 100, oltre la Liguria solo il Friuli Venezia Giulia (100,37).

Il segnale forte sta nella prevenzione. Sta tutto lì il peso delle interdittive: serve a recidere subito i legami. Prima che la permeabilità diventi infiltrazione.