Mafie nel Lazio, il piano della Regione per cancellarle

Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Da una villa sequestrata ai Casamonica Nicola Zingaretti illustra il V report sulle mafie nella regione. Con Roma che fa ormai fenomeno a sé. E con Ciociaria e Pontino che restano sorvegliati speciali. Tutto questo con l’esca della green economy che alletta i clan

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Una scritta bulla, “The Family”, Casamonica, su una targa di ottone all’ingresso di una villa. Si chiama Villa Sonia ed è il simbolo di uno strapotere a cui lo Stato e la Regione Lazio si sono opposti. Al punto da sequestrarla e farne luogo di gioia e recupero sociale. E Nicola Zingaretti, che stamane ha presieduto il report sulla V edizione di Mafie nel Lazio, non ha resistito. Ed ha postato su Facebook a corredo di quella foto: «È stata confiscata, non è più dei clan. Ora questa villa è dei cittadini. Ha vinto la legalità».

L’ingresso di Villa Sonia, ex residenza dei Casamonica tornata allo Stato. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

i numeri con cui la legalità sta vincendo nel Lazio sono chiari, numeri che incentivano a fare sempre di più. Perché fermare non è stroncare. Non ancora almeno. E le iniziative devono essere ormai modellate sui nuovi appetiti da green economy che le male hanno dopo la svolta imposta da Covid. L’allarme lo aveva lanciato il Ceo di Saxa Gres Francesco Borgomeo. Fra le prime a recepirlo la consigliera regionale del Pd Sara Battisti, che aveva lavorato ed ottenuto in tal senso un ordine del giorno alla Pisana ad hoc. (leggi qui I clan si preparano a mangiare la nuova Circular Economy del Lazio; qui l’intervento di Borgomeo “Contro le mafie vinceremo noi della Circular Economy”; qui quello di Battisti: Mafie nella Circular Economy: la Regione si mobilita).

Le cifre dell’impegno di un anno

Nicola Zingaretti con un vicequestore della Polizia. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Ma la strada passa per quelle cifre. Quasi 500 indagati per associazione mafiosa e aggravante mafiosa nelle condotte. Questo dal gennaio 2019 al febbraio 2020. E poi quasi 4 tonnellate di droga sequestrate. Ancora, 1243 beni confiscati alle male. Beni in gestione da parte dell’agenzia nazionale. Poi 821 destinati al riutilizzo sociale e istituzionale.

Ma non basta, perché le mafie amano i flussi del denaro quasi quanto il denaro stesso. E perciò a sbirciare nei flussi del Lazio ci si è messa la Banca d’Italia. E ha fatto bingo: sono 10.567 le operazioni sospette. Di esse 9037 solo a Roma.

La Capitale diventa dunque non solo epicentro dei malaffari, ma giocoforza epicentro delle attenzioni per arginarli. Malaffari che passano non solo per le male becere dei clan, ma anche per episodi curruttivi sistemici. Senza dimenticare che Frusinate, Cassinate e Pontino restano in tutto e per tutto sorvegliati speciali. Perché lì le male picchiano duro, riciclano e investono. Lo dimostra l’operazione “Requiem della Dda di Roma e della Procura di Cassino . Un blitz con cui proprio stamane il Sorano è stato passato al setaccio da Polizia di Stato e Guardia di Finanza. Il tutto con 40 indagati e 17 arrestati chiusi in carcere, altri 10 messi ai domiciliari.

La casa con la scritta bulla

Gli ambienti della villa e i sigilli della Questura. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Non è un caso allora che quella casa con la scritta bulla sia stata scelta da Nicola Zingaretti per illustrare i contenuti del report. Ha voluto farlo in un luogo simbolico ed in un momento topico della lotta alle male.

Con lui Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio Legalità e Sicurezza della Regione Lazio. Poi il Colonnello Francesco Gosciu, Direttore della Dia di Roma. E Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità di Sant’Egidio. In presenza ovviamente del Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi.

Rapporto che è il resoconto, rigoroso e documentato, delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio. Lo scopo è «fornire un quadro d’insieme sulla presenza delle mafie nella nostra regione. In particolare nella città di Roma. Si tratta di un’analisi alimentata, nel tempo, dal confronto dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio. Di concerto con le Forze di Polizia e la Magistratura».

Mafie tradizionali evergreen

Si tratta quindi di un rendiconto «delle operazioni coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma. Poi delle audizioni istituzionali svolte dalle Commissioni parlamentari d’inchiesta. E dei numeri e delle statistiche precisi». Anche quest’anno la pubblicazione dà conto «della presenza delle mafie tradizionali. Cioè le famiglie di Cosa nostra, le cosche di ‘ndrangheta e i clan di camorra. Ma al contempo della genesi e dello sviluppo del fenomeno delle mafie romane e autoctone nella regione».

Il tutto con «ampio spazio dedicato alla disamina della questione criminale romana. Ovvero, quell’insieme di fattori storici, criminali, socio economici e ambientali. Fattori che hanno determinato la genesi e lo sviluppo di gruppi criminali autoctoni. E che lo hanno fatto nel contesto di insediamento e radicamento delle mafie tradizionali a Roma».

E sono fattori che hanno creato uno scenario unico. Una sorta di ‘laboratorio criminale a sé stante’ rispetto al resto della regione. (Leggi qui Lazio ‘laboratorio criminale’ Latina e Frosinone strette dai clan. La relazione dell’Antimafia).

Come opera la mala romana

Zingaretti mostra l’ostentazione sfacciata del lusso dei malavitosi. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Ma quali sono le peculiarità del malaffare romano?

Colpisce «il salto di qualità dei narcotrafficanti di quartiere realizzato in questi anni. Questo mutuando dalle mafie tradizionali il metodo mafioso. E operando sul territorio con modalità differenti. Cioè a seconda delle aree geografiche o economiche di interesse». Insomma, le narcomafie romane non sono più argomento di letteratura, ma solida ed inquietante realtà. Realtà che alimentano anche estorsioni, usura e recupero crediti abusivo. E questi clan sono in fibrillazione. Perché interagiscono con le mafie tradizionali per acquisire spessore e vantaggi.

E non si limitano a gambizzare ed ammazzare. Quel «dialogo criminale è costantemente in corso nella pancia della città».

Ed è dialogo con nuovi protagonisti. Dai killer di professione ai i broker internazionali. Passando per gli uomini della mala romana, i sistemi e reti di corruzione. Fino alle illegalità economiche e finanziarie di vario tipo. Per giungere poi al vecchio mantra capitolino fin dai tempi di Vitalone e del Porto delle Nebbie. Cioè «le connivenze plurime della borghesia criminale. E di segmenti del settore delle professioni».

Ciociaria e Pontino sotto la lente

Il tavolo della Regione Lazio con Villa Sonia sullo sfondo. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

C’è una seconda parte del report. Ed è dedicata alle province. «Da Viterbo sino a Latina, passando per Aprilia e Frosinone il Rapporto evidenzia un dato. Cioè la complessità delle relazioni criminali dei boss con il territorio e gli enti locali.

Il basso Lazio e il litorale, in particolare, continuano ad essere un osservato speciale. Questo da parte delle Forze dell’Ordine e delle Istituzioni. E nonostante minacce, intimidazioni e attentati si susseguano con ritmo costante. In particolare, nei confronti degli operatori economici e degli esponenti delle Istituzioni locali».

Poi i dati crudi, in rapporto al totale nazionale. « Nel 2019 sono state portate a termine il 14,81% di operazioni antidroga avvenute sul territorio nazionale. Poi l’8,81% le sostanze stupefacenti sequestrate. E il 15,86% le persone segnalate all’autorità giudiziaria. Complessivamente in questo anno sono stati sequestrati 3691,60 kg di droga.

Sono state indagate per reati di associazione mafiosa 295 persone. In più 178 per reati aggravati dal cosiddetto metodo mafioso. (…) Attualmente 1243 beni sono in gestione da parte dell’agenzia nazionale. Mentre 821 sono stati destinati al riutilizzo sociale e istituzionale. La Banca d’Italia segnala per il Lazio 10.567 operazioni sospette di cui 9037 a Roma».

La villa che torna ai cittadini

La piscina della villa. L’immobile ospiterà un centro per ragazzi autistici. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

E la location dell’evento? La sequestrò la Questura di Roma il 16 giugno scorso al clan Casamonica. L’immobile sta in via Roccabernarda, a Morena. «Su questa stessa strada la Regione Lazio, in passato, ha trasformato due beni confiscati in un Centro per famiglie di ragazzi autistici. Ed anche in un parco pubblico. Sulla scia di quando fatto, la Regione, già poche ore dopo il sequestro, avanzò la richiesta al Tribunale di Roma. Richiesta per l’assegnazione di questo terzo immobile con l’obiettivo di restituirlo ai cittadini».

Proprio in questa villa la giunta di Nicola Zingaretti ha voluto lanciare un segnale. Lì sarà realizzato un nuovo spazio per il sociale, una casa famiglia per minori, così come richiesto dal Comitato di Quartiere.

E Zingaretti lo ha detto chiaro: « Si tratta di un altro impegno mantenuto. Perché quando un immobile torna dal crimine allo Stato, in nome dei principi della legalità e della giustizia, va restituito alle comunità. E non lasciato abbandonato nell’incuria per anni».