Nel Lazio comanda la ‘ndrangheta: le rivelazioni del III Rapporto sulle mafie

Il III Rapporto sugli interessi delle mafie nel Lazio. Comanda la 'ndrangheta. E poi ci sono una serie di gruppi criminali che usano metodi mafiosi. Intrecci importanti tra Roma e Latina. Attivi 93 clan. La mappa. Gli interessi.

«C’è la presenza di una zona grigia che lavora e investe nel territorio. È una cosa sotto gli occhi di tutti. Oggi chiude un negozio e domani ne apre un altro con grande velocità. L’attività di prevenzione in questa città è molto importante»: il prefetto di Roma Paola Basilone non nasconde la polvere sotto al tappeto. I confini della ‘zona grigia‘ tra il mondo onesto e quello criminale nel Lazio li traccia il III Rapporto Mafie nel Lazio.

Quei confini sono stati illustrati in mattinata a Roma.

A rivelare i contenuti di quel rapporto è stato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. È la Regione ogni anno a chiedere un report sugli affari in nero del crimine organizzato, i suoi interessi sul territorio del Lazio, il livello di infiltrazioni tra le attività economiche.

Insieme al governatore ed al prefetto di Roma, al tavolo dei relatori c’erano don Ciotti (presidente dell’Associazione antimafia Libera), Guido Marino (questore di Roma), il generale Antonio De Vita (Comandante Provinciale Carabinieri di Roma), il colonnello Gerardo Mastrodomenico (comandante del Gruppo Investigativo sulla Criminalità Organizzata della Guardia fi Finanza), il colonnello Francesco Gosciu (Capo Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Roma), Gianpiero Cioffredi (presidente Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio ).

La pubblicazione è il resoconto, rigoroso e documentato, delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio, dei documenti istituzionali e degli interventi pubblici sul fenomeno mafioso nel periodo da luglio 2016 a dicembre 2017.

La sua lettura offre un quadro d’insieme per un’analisi sulla penetrazione delle mafie nel Lazio. Un’analisi alimentata dal confronto tra l’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio con le Forze di Polizia e la magistratura.

 

Diciotto mesi di mafie

La III edizione è stata sviluppata in collaborazione con LazioCrea. Dà conto dei fatti giudiziari e degli atti istituzionali degli ultimi diciotto mesi presi in esame dall’Osservatorio. Al contempo, restituisce la sintesi di questi primi tre anni di monitoraggio del fenomeno mafioso nella regione.

Al suo interno, attraverso una mappatura del fenomeno a livello provinciale, ci sono le principali inchieste, i processi e le audizioni istituzionali che consentono di ricostruire, attraverso documenti pubblici, l’evolversi del fenomeno mafioso. Ed anche il progressivo avanzamento della straordinaria attività di contrasto coordinata in questi anni dal Procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone e dal Procuratore Aggiunto Michele Prestipino.

 

I 58 procedimenti antimafia

Nel 2017, secondo i dati forniti dalla Direzione distrettuale antimafia, sono:

  • 6 i procedimenti con 29 indagati per associazione di stampo mafioso,
  • 58 i procedimenti con 412 indagati per reati con l’aggravante del metodo mafioso
  • 102 procedimenti con 1010 indagati per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti
  • 21 procedimenti con 164 indagati per traffico di rifiuti
  • e 9 procedimenti con 40 indagati per usura.

 

Secondo i dati del Servizio Centrale per i Servizi Antidroga della Polizia di Stato nel Lazio sempre nel 2017 son ben 7883 Kg di droga sequestrati nel Lazio.

Altro dato interessante emerso nel Rapporto in esame è il numero delle Operazioni Finanziarie Sospette segnalate alla sezione Indagini Finanziarie della Banca d’Italia nel 2017. Arrivano a 9769 operazioni mentre il numero dei bonifici bancari in entrata dai Paesi cosiddetti Paradisi Fiscali sono 5706 e quelli in uscita 4372.

Nel Lazio ci sono stati oltre duemila provvedimenti di confisca. Hanno riguardato 512 aziende e 1.732 beni.

 

I clan

II monitoraggio quantitativo dei clan nella regione e in provincia di Roma è stato elaborato a partire dalle fonti giudiziarie e istituzionali.

In questa III edizione è stata presentata, in modo dettagliato, la presenza criminale dei boss nella regione. Il profilo viene delineato cercando di identificare i numeri e i tempi d’ingresso e permanenza dei clan nella regione.

Alla luce di questo approfondimento, il numero complessivo dei gruppi criminali storicamente presenti nella regione dagli anni ’70 ad oggi è complessivamente pari a 154. Di questi, 62 clan sono stati tracciati da indagini e processi per molti anni. Ma, dalla documentazione consultata, non sono più citati in indagini giudiziarie o rapporti istituzionali da almeno 4 anni.

Il fatto che questi gruppi criminali non siano stati interessate negli ultimi 4 anni da arresti o confische non significa che siano usciti dal giro. In alcuni casi, in base ad elementi scaturiti da indagini e sentenze, gruppi criminali pesantemente colpiti dalla repressione giudiziaria, hanno continuato ad operare appoggiandosi a personaggi della criminalità di secondo piano.

 

Quelli ancora attivi

I clan che, invece, sono stati evidenziati nel Rapporto come ‘attivi‘, al dicembre 2017, dunque, citati in indagini o atti istituzionali negli ultimi 4 anni, corrispondono a 93. Un numero che comprende gruppi, clan, famiglie tradizionali autoctone e narcotrafficanti che usano il metodo mafioso.

Dei 93 clan attivi nel Lazio, circa 50 clan, operano, nel solo territorio della capitale.

 

Mafiosi e loro derivati

La III edizione del Rapporto sulle ‘Mafie nel Lazio‘ dedica gran parte della sua analisi alle indagini che hanno interessato proprio la capitale e il territorio provinciale. Prova ad identificare i contorni di questo ‘sistema multilivello’, attraverso la descrizione dei clan che qui operano. E tenta di rappresentare, anche graficamente, le modalità di interazione di questi fenomeni criminali, non solo mafiosi.

A Roma sono presenti clan di mafia tradizionale, come Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra. Ma ci sono anche gruppi di derivazione mafiosa che son diventati ‘autonomi’ sul territorio romano. Ci sono poi clan autoctoni generati dal tessuto socio-economico romano che nel tempo hanno ‘mutuato’ per effetto contagio ‘il metodo mafioso’. Già oggi esercitano sul territorio, come già confermato in alcune sentenze.

Il sistema criminale complesso romano vede anche l’azione di gruppi flessibili e autonomi. Entrano in azione con i gruppi già menzionati e con i narcotrafficanti che a Roma commerciano droga e controllano alcuni quartieri, sempre attraverso l’uso del metodo mafioso.

Non ultimi sono presenti i boss delle mafie straniere.

 

Le piazze dello spaccio

È proprio la gestione delle piazze di spaccio a Roma a destare maggiori preoccupazioni, come si legge nel Rapporto. Rappresentano il luogo in cui maggiore è il contagio delle mafie tradizionali con i gruppi della criminalità romana. Fatalmente evolvono nell’assunzione del metodo mafioso.

A Roma funzionano contemporaneamente un centinaio di piazze di spaccio. Sono operative 24 ore su 24 e sono caratterizzate dall’uso di sentinelle, ostacoli mobili e fissi, come le inferriate, l’utilizzo di telecamere e l’esistenza di edifici che, da un punto di vista urbanistico, garantiscono un controllo delle aree di spaccio.

I gruppi organizzati, in gran parte romani, gestiscono le piazze di spaccio con una rigidissima suddivisione del territorio, spesso nella stessa strada, e hanno rapporti e relazioni con soggetti componenti appartenenti ai casalesi, gruppi di camorra e soprattutto calabresi, che sono i grandi fornitori delle piazze di stupefacenti.

 

La ‘ndrangheta è leader

È la ‘ndrangheta l’organizzazione leader nel settore del narcotraffico romano e non solo.

Sotto di lei si muovono le organizzazioni criminali locali. Oltre alla gestione del traffico degli stupefacenti si occupano di fatti criminali, come usura ed estorsione.

Si tratta di organizzazioni originariamente non mafiose, spiega il Rapporto. Non hanno una derivazione, una matrice mafiosa, non sono organizzate in termini mafiosi. Di mafioso non avevano nulla eppure stanno cominciando ad acquisire tutti i connotati, gli ingredienti tipici dell’esercizio del metodo mafioso.

I quartieri più interessati allo spaccio sono Romanina, Borghesiana, Pigneto Montespaccato, Ostia, Primavalle, San Basilio. Ma è senza dubbio Tor Bella Monaca a registrare la zona di maggiore concentrazione di piazze di spaccio dove a spartirsi il territorio sono 11 clan, alcuni dei quali evidenziano con inquietante nettezza l’evoluzione verso il metodo mafioso.

Nei quartieri di Ostia, Tor Bella Monaca, Romanina e San Basilio, l’Osservatorio, sempre a partire dalle carte giudiziarie consultate, evidenzia la presenza del cosiddetto ‘controllo del territorio’ da parte delle ‘mafie di Roma.

 

Sette pagine su Frosinone

Sette pagine del dossier sono riservate alla provincia di Frosinone. Si concentrano su Cassino per parlare del gruppo criminale che aveva preso il controllo di piazza Labriola, usandola come luogo per lo spaccio in pieno giorno, picchiando e sparando su chi non rispettava le regole o invadeva il territorio; chiedeva tangenti ai locali pubblici.

Ma c’è anche l’inchiesta Febbre da Cavallo che a Sora ha portato in luce i legami con il caln romano dei Casamonica. O l’inchiesta I Monatti nata dall’incendio di un magazzino di materassi.

Un’intera sezione è dedicata a ciò che accade al Casermone, trasformato a Frosinone in un fortino per lo spaccio, con tanto di vedette, turni di lavoro, di ferie, punizioni sullo stipendio per chi si distrae.

E poi l’inchiesta Intoccabili e le altre sulla rete di spaccio a Frosinone.

Il dossier corregge anche quanto scritto nell’edizione precedente, dando atto che per due volte la magistratura non ha ritenuto ci fossero le condizioni per applicare le aggravanti mafiose a carico di Gennaro De Angelis e di soggetti a lui continui nell’indagine CaMorra.

 

Gli intrecci con Latina

«Penso sia determinante – ha detto il prefetto di Roma – sviluppare nel prossimo futuro un’attività di maggiore collaborazione con la prefettura di Latina, perchè in quell’area le correlazioni e gli intrecci sono molto frequenti e importanti».

Sempre secondo quanto denunciato dal Rapporto nella capitale e nel territorio provinciale i diversi gruppi operano immersi in un contesto criminale ampio, fatto di killer di professione, pusher, mala romana e pezzi di ex appartenenti alla Banda della Magliana.

Nelle quasi 300 pagine che compongono il Rapporto ci sono notizie e informazioni sulle azioni della Regione Lazio messe in campo in questi anni contro le mafie e la corruzione nel Lazio.

 

Zingaretti: collaborare per battere le mafie

Per Nicola Zingaretti è fondamentale la collaborazione tra le tante istituzioni dello Stato. Per il governatore il documento è uno strumento «che consente di analizzare le dinamiche, gli interessi, le diverse componenti che agiscono nella nostra regione e il grado di penetrazione degli affari delle mafie nei vari territori. Una verità fino a poco tempo fa spesso rimossa, o addirittura negata».

 

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