Magrini se ne va a Roma. D’Alessandro pronta al picco

Il passaggio di consegne tra la nuova Dg D'Alessandro ed il commissario Magrini. Che se ne va: in ferie da domani. Torna a Roma. D'Amato: "Picco Covid a metà novembre”. La preoccupazione di Unindustria: "Ci vorranno 2 o 3 anni per riprenderci”

Il passaggio di consegne è avvenuto nel pomeriggio. Senza molto calore, senza troppo trasporto: troppo diverse di indole la reggente Patrizia Magrini ed il nuovo Direttore Generale della Asl di Frosinone Pierpaola D’Alessandro.

Medico l’uscente, con lunga esperienza nell’organizzazione della Sanità, anni trascorsi in prima linea allo Spallanzani. Laurea in Giurisprudenza la subentrante, con anni trascorsi ad organizzare i conti sanitari tra la Asl di Bologna e l’istituto Rizzoli che è il tempio nazionale dell’Ortopedia. Due approcci differenti, due visioni

A sancire il passaggio è stata la Deliberazione numero 801. È quella con cui il nuovo Dg ha deliberato da sola di assumere le funzioni di direttore generale e l’esercizio dei poteri di gestione in virtù dei poteri conferitigli dalla Regione Lazio. (Leggi qui Asl, D’Alessandro è il DG: Zingaretti firma la nomina).

Magrini se ne va

Il DG della Asl di Frosinone Patrizia Magrini

Patrizia Magrini lascerà la Asl di Frosinone già da domani mattina. Per ora va in ferie, in attesa di organizzare il suo ritorno a Roma: la città dalla quale era partita un anno fa lasciando lo Spallanzani per organizzare la rete sanitaria nella provincia.

I rumors romani assicurano che verrà ricollocata nella Capitale, qualcuno azzarda il nome del San Giovanni.

Il picco a novembre

Quella di oggi è stata un’altra giornata full immersion per la neo DG. È tornata alla vidoconferenza quotidiana con l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato.

La situazione è seria. Stiamo andando verso il picco di diffusione del Covid nel Lazio. Non a caso nella mattinata l’assessore ha detto “Noi ci aspettiamo il picco dei casi a metà novembre. Stiamo attrezzando la rete ospedaliera per arrivare a 6mila posti letto dedicati ai pazienti Covid“.

Ai manager impegnati in prima linea, D’Amato oggi ha ricordato che nel Lazio il valore di trasmissione RT è intorno all’1,5, mentre in Lombardia è superiore a 2. Ma bisogna raffreddare la curva, farla abbassare.

I numeri dicono che nel Lazio si trovano più casi asintomatici. E che il 75% dei contagi positivi deriva da attività di screening e contact tracing.

I numeri del giorno

L’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato Foto © Imagoeconomica / Carlo Lannutti

Nelle province del lazio oggi sono stati registrati 706 casi ed 11 decessi.

Nella Asl di Frosinone sono stati registrati 276 nuovi casi. La buona notizia è che tutti sono senza gravi sintomi e sono stati isolati a casa. C’è anche un’altra buona notizia: nessuno è un caso ‘a sorpesa’ ma tutti i nuovi contagi sono collegati ad un familiare positivo oppure ad un incontro con un positivo già tracciato nei giorni scorsi.

Nella Asl di Latina sono 146 i nuovi casi. la situazione è analoga in tutto a quella registrata a Frosinone. Nella Asl di Viterbo si registrano 229 nuovi casi, mentre in provincia di Rieti ci sono stati 55 nuovi casi.

La preoccupazione degli industriali

Se sul fronte Sanitario la guardia è alta, sul fronte industriale c’è preoccupazione. La esprime il presidente di Unindustria Angelo Camilli.  Sottolinea che con la seconda ondata dell’epidemia il livello di incertezza è tornato molto alto.

A settembre ci eravamo tutti illusi di aver superato il Covid e adesso, con queste ulteriori limitazioni, le stime della crescita del Lazio subiranno un peggioramento“.

I numeri del lazio sono in linea con quelli nazionali: nel 2020 c’è stata una perdita di Pil intorno al 9%. Ora bisognerà vedere se ci saranno conseguenze con questo secondo blocco.

Perché? “Il Lazio – spiega Camilli – ha una quota di pil del 10-15% legata al mondo dei servizi, a sua volta legato alla filiera del turismo e dei trasporti che stanno vivendo una situazione drammatica. Ormai siamo all’azzeramento di alcuni settori, come l’alberghiero. Anche l’audiovisivo e la cultura stanno soffrendo molto“.

Nella previsione del presidente degli industriali del Lazio questi comparti avranno bisogno “di due o tre anni per ripartire”.

Guarda al futuro, invita a “ragionare anche in prospettiva e pensare alla ripresa una volta archiviata la pandemia. Alcuni comparti dovranno cambiare completamente il modello di business. Però ci sono altri che stanno tenendo e vanno bene come la farmaceutica, l’alimentare, information technology, speriamo anche l’edilizia grazie al superbonus”.