Il giorno libero di mamma (Mamma Ciociara)

E finalmente arriva il giorno libero di mamma. Quello in cui puoi prende un caffè con le amiche. E, udite udite, bere un aperitivo con loro magari facendo taglia e cuci. La realtà però... è molto molto più tragica

Il diario di Mamma Ciociara

Diario settimanale, molto poco ordinario, di una mamma ciociara in una famiglia ciociara molto poco ordinaria

Una giornata libera e Mamma decide che questa volta ce la farà, riuscirà a prendere quel caffè con la sua amica e forse anche a fare l’aperitivo, a costo di comprare un tir di buste di patatine con sorpresa e quintali di lecca lecca.

Così avvisa papà, “domani non farti venire idee assurde. Io c’ho da fare“.

Papà non percepisce, spalmato sul divano a grattarsi il piede davanti al replay dei gol di un Mondiale che di Italia non ha neanche la pasta scotta negli alberghi. Ma il gol della Corea del Sud che rimanda a casa i crucchi arroganti in queste serate è più godurioso di un appuntamento pagato con la deputata Staller.

Così papà risponde “Tranquilla, fai quello che devi“…

Mamma ride…”Quello che devi!..Ha ha ha certo“.

 

Il giorno libero di mamma solitamente è dedicato alla casa, al cambio lenzuola, alla super spesa, e al “tempo di qualità” da dedicare alla prole.

Ma la mamma è esausta… Mamma sogna quelle belle serate in cui usciva dal lavoro e raggiungeva le amiche per andare a cena fuori. Quelle sere in cui l’aperitivo si trasformava in serata e poi in nottata ebbra. Mamma ricorda con il cuore a mille le vacanze “da sola” quelle in cui bastava un borsone di vestiti e il resto erano solo creme profumate al cocco e trucchi.

Papà invece ricorda “quelle vacanze con gli amici, a Ponza a battere i pezzi alle ragazze, o quelle in Grecia, a battere i pezzi alle ragazze, o quelle in Puglia, a battere i pezzi alle ragazze e pure quelle con mamma, a battere i pezzi alle ragazze… Ah no, papà si è sbagliato!!” (forse).

 

Giorno libero, vita nuova, 24 ore lorde di pseudo libertà. Che al netto di spesa, bollette, faccende per casa e varie ed eventuali diventano 3. Vabbè… Mamma è alla canna del gas e si accontenta.

Arriva l’agognato momento, quello del caffè, anzi della crema di caffè con le amiche. Perché no? Facciamo anche una mini correzione in onore dei vecchi tempi… Vai di taglia e cuci su gente di cui Mamma si era dimenticata l’esistenza.

Ma… Arrivano le prime chiamate di papà: “Amò, hai fatto? quanto ci manca… No perché… Ma quanto dura sto caffè?” Si sente la tv sparata sulla telecronaca di qualche partita assurda, Messico o Senegal…. Mamma lo sente, anzi lo vede, lo sporco: lì dove prima c’era un piano cottura pulito e una tavola sbarazzata ora ci sono bicchieri e piatti, carte di gelati e frutta smangiucchiata, succhi di frutta aperta e loro, le maledette formiche.

Quanto ci vuole per un caffè??? Ci vuole il tempo che ci vuole: te l’avevo detto“.

E Papà: “Vabbè, fai tu, calcola che noi siamo qui

 

Mamma è pur sempre mamma. È una tosta. Ma è facile fregarla se si usano le armi giuste.

Mamma saluta e si ritira a casa dove trova papà in mutande, scene rupestri realizzate sulle porte e sul pavimento con i colori a cera, una bacinella piena d’acqua a mo’ di piscinetta e la cucina da derattizzare.

Vabbè…quei venti minuti (quasi mezz’ora) di crema di caffè corretto sono stati già un pezzo di paradiso.

 

Alle 7 della sera mamma è pronta, è truccata, ha messo anche le scarpe nuove, quelle che sa che le faranno male, ma per un aperitivo con le ragazze questo ed altro.

Per evitare chiamate moleste ha lavato e vestito i bambini, li nutrirà fino a farli scoppiare. Ha un piano: “fanculo incognite“. Poi fa una cosa e quell’essere in mutande spalmato sul divano modalità mondiali si alza, come un cobra dalla sua cesta: mamma si è spruzzata il profumo.

Dove vai che ti sei messa il profumo?“… Per papà il profumo è l’odore del tradimento, mamma è bella ma il profumo significa acchiappo sicuro o almeno l’intenzione.  “Ma perchè non usciamo tutti insieme?

E mamma ricorda il suo aperitivo con le amiche.

Dai vengo con te, così dopo ti porto a cena fuori..a mangiare una pizzetta!“.

Mamma si vuole suicidare, sa a cosa andrà incontro.

 

In meno di dieci minuti papà si lava, ripulisce, scava nell’armadio alla ricerca della polo che lo fa sembrare più magro e si riempie di profumo.

L’aperitivo di mamma diventa un incubo della durata i 15 minuti, con papà non si può parlare di niente, perchè non capisce niente e vuole spiegazioni su gente e pettegolezzi.

Allora rassegnata sale in macchina per la cena. Arrivati in pizzeria papà chiede un tavolo fuori, come un Dead Man Walking, mamma si dirige al tavolo: “No signora seggioloni non ce ne sono più, le posso mettere due sedie impilate, no signora ci vorrà tempo per la margherita della bambina, no signora le patatine fritte a smile per il bimbo le abbiamo finite, no signora abbiamo tutta acqua fredda, ma con questo caldo diventerà subito a temperatura ambiente“.

Mamma respira, sa che finirà presto. Papà invece si accomoda, sfodera lo smartphone e cerca un video… Un altro video sul maledetto rigore del ’93, forse è riuscito a trovare un dettaglio che possa dargli certezze.

Il telefono di mamma è fisso sui cartoni, i bambini hanno già bevuto tre litri di acqua, la piccola vuole stare solo in braccio, l’altro vuole andare in giro inseguendo un compagno di giochi.

Ehi, mi daresti una mano?

E papà “Non vedi che sto facendo una cosa?” e si mette al telefono con un amico per sviscerare dettagli sul rigore e godere della cacciata dei crucchi…

 

Il trucco cala, i capelli si ammosciano, il profumo svampa e le palle rotolano a terra.

Dopo un attesa da era mesozoica arrivano le pizze, i bambini non hanno più fame, mamma cerca di mangiare con i bambini attaccati, una in braccio, l’altro che le tira il braccio.

Papà con la sua polo è sereno, mangia, beve, manda indietro il video. Mamma al secondo spicchio di pizza rinuncia e si lascia andare sulla sedia.

Papà finisce “Vuoi un dolce?“. E mamma “No, chiedi il conto, voglio andare a casa, mettere a letto questi due e farmi una doccia!

Papà sorride malizioso “Poi facciamo cose!“.

Mamma si alza, due tre cose ce le avrebbe in mente. Tutte cose che le spalancherebbero le porte di Rebibbia.

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