La guerra tra mamme per il maledetto regalo di Natale alle maestre (Mamma Ciociara)

Mamme isteriche alla ricerca del regalo perfetto per le maestre: ma i valori non si comprano in gioielleria. Per papà facocero vince la pizzeria

Il diario di Mamma Ciociara

Diario settimanale, molto poco ordinario, di una mamma ciociara in una famiglia ciociara molto poco ordinaria

La mamma ciociara da sempre avrebbe voluto cambiare il mondo e fare: la madre, la moglie, l’amante, la sorella quella saggia, la zia quella che figa, l’amica quella migliore, la collega quella più leale, il capo quello più generoso. Perché si sa tutti teniamo alla perfezione.

Ma la mamma ha fallito perché il suo livello di pazienza è terminato poco dopo i 22 anni. A anzi si è proprio esaurito ed ha lasciato spazio alla corsa contro il tempo per riuscire ad ottenere i risultati tanto agognati. Che, come nel peggiore degli incubi, più lei si avvicinava più loro si allontanavano.

 

Una nota forse negativa nella sorridente vita di Mamma Ciociara e Papà Facocero, un tarlo che poi è stato messo in una cassetto quando la prole ha invaso la casa dando una giustificazione agli occhi del mondo per quel disordine da sempre presente nell’appartamento.

Ma se proprio la mamma non è riuscita a fare questo ed a salvare il mondo ora tra i suoi desideri ce n’è uno sempre più costante: il sogno di fare la maestra, si la signora maestra. Perché si sa quando Dio ha creato la donna dalla costola di Adamo ha creato per lei un universo parallelo fatto di aule, banchi, lavagna e gessetti colorati, sorrisi, caramelle, vacanze lunghe d’estate e divertenti durante le festività.

Ma soprattutto il regalo di fine anno, di Natale e il cesto a Pasqua.

 

Molte in effetti vogliono insegnare solo per questo: per ottenere tutti i bonus non scritti ma sanciti dalla consuetudine di cui l’insegnante gode fin dai tempi di Caino e Abele in prima A.

Puntuale anche quest’anno sul gruppo folle delle mamme WhatsApp fin dalla metà novembre è iniziata la corsa alla proposta per il regalo. La Mamma Ciociara si è tenuta ben lontana dal rispondere perché altrimenti sarebbe stata denunciata entro breve ma, dopo 20 giorni di idee folli e richiesta di danaro che neanche nel peggiore degli incubi di strozzini della mafia cinese, è arrivato un suo messaggio sulla chat.

Poche righe: “Ragazze qua mi sembra si stia esagerando. I bambini sono 26 le maestre sono tre: mettere 15 euro a testa comporta bloccare il rogito per un appartamento in centro. Basterebbe anche mettere 2 euro a testa e fare un regalo simbolico. Pensate voi a chi magari ha due o tre figli e non ha tutta questa disponibilità“.

 

La mamma lo sapeva a cosa andava incontro ma a metà tra il sadico e il Bondage scolastico si è buttata nella mischia tra leoni.

Chi non vuole partecipare non partecipa. Vorrà dire che non metteremo il nome del bambino sul biglietto: è una scelta libera nessuno è obbligato“.

Che figura da pezzente! Qual è la mamma che non ha 15 euro da mettere per un regalo a una maestra che ci fornisce un servizio tutti i giorni?“.

La mamma scatta col secondo round. “Ragazze volevo ricordarvi che la maestra non ha bisogno di un regalo perché quello è il suo lavoro e come fare un cesto di Natale alla ditta di pulizie che pulisce il cesso nel quale andate all’Autogrill, o portare un panettone al barista che vi fa il caffè tutte le mattine“.

Questo è un modo di vederla tutto tuo anche molto maleducato. Le maestre vanno ringraziate e poi se tu pensi che non trattano bene i tuoi figli fatti una domanda e datti una risposta“.

 

La mamma ormai è in guerra e vuole a tutti i costi impossessarsi della Jacuzia. “No ragazze. Forse non ci siamo capiti. Se è per questo la maestra ha detto che mia figlia è la migliore e che dà una mano anche i vostri quando hanno qualche difficoltà, cosa che capita piuttosto spesso, il problema semmai è un altro è insegnare loro il valore delle cose per questo non dico di non fare un regalo ma quantomeno facciamo un regalo che abbia un senso o un valore e non necessariamente una marca“.

La mamma ormai è partita. La guerra vera le sue colleghe la stanno combattendo altrove, stanno comunicando parallelamente in chat.

Lei osserva lo schermo del suo smartphone e se la ride: appaiono scritte Mamma uno sta scrivendo Mamma due sta scrivendo Mamma Antonio sta scrivendo Mamma Pamela sta scrivendo Mamma Leonardo

La scritta appare e poi scompare, tutti hanno da dire, tutti hanno da commentare ma prima di fare qualsiasi dichiarazione da buone politiche si confrontano l’un l’altra tra fazioni.

 

Il meccanismo è partito, la piccola società sta già collassando poi in privato gli arriva un messaggio “Certo però hai esagerato Devi essere sempre polemica e poi che vorresti dire che tua figlia è la migliore!“.

La Mamma non risponde. È troppo sfizioso il gioco e trascorre una mattinata in questo stato da guerra fredda.

 

La Mamma è soddisfatta. In realtà quello è il suo passatempo preferito: osservare il genere umano dare i numeri per motivi inutili.

Alle 16 poi arriva la comunicazione ufficiale, la versione vista e rivista dalla rappresentante dei genitori “Siamo giunti a conclusione tutte insieme: che chi vuole partecipare al regalo partecipa chi no non partecipa, il nome del bambino non verrà inserito nel bigliettino. La scelta dei regali sarà a votazione e sicuramente sarà un oggetto pregiato come lo sono i nostri figli, perle rare e uniche. Ogni mamma ha la libertà di considerare i propri figli nel modo in cui ritiene più opportuno“.

Comunicazione ufficiale praticamente con offesa.

La mamma che aveva già deciso cosa regalare alle maestre dei suoi figli scrive allegramente “Evviva la libertà! Evviva i figli contenitori e non contenuti: quelli ai quali puoi donare e insegnare e non quelli che mostri per il loro aspetto. Il futuro è nelle nostre mani e sono loro. A loro dobbiamo insegnare quello che riteniamo più opportuno: il futuro non si compra in gioielleria“.

 

Alla mamma piace la guerra non per lo scopo ma per il combattimento in sé. Quando a fine giornata racconta l’episodio a Papà Facocero spalmato sul divano alla ricerca del segnale per la partita di Champions il papà si gira e dice: “Sì. Ma alla fine sei passata a prendermi la pizza e la Pepsi?“.

Contenitori appunto, non contenuti.