Mamma, ho perso il Pd

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di CARLO ALBERTO GUDERIAN
già corrispondente Associated Press da Mosca (URSS)

L’ipotesi 1 è questa: Matteo Renzi vince il referendum, a quel punto il nuovo sistema elettorale resta l’Italicum, il senatore Francesco Scalia ha ottime possibilità di essere candidato come capolista alla Camera nella circoscrizione di Frosinone, mentre Nazzareno Pilozzi e Maria Spilabotte concorrono nella lista normale a caccia di preferenze. Alla Regione Lazio si arriva tranquillamente a scadenza nel 2018, esattamente come per il Parlamento. Mauro Buschini e Marino Fardelli si ripresenteranno. E’ lo scenario migliore per il Partito Democratico.

L’ipotesi 2 è da film da Stephen King. Matteo Renzi perde il referendum, l’Italia si trova con due sistemi elettorali (uno per la Camera, l’altro per il Senato), il Senato stesso non si trasforma più in ente di secondo livello, le Province non vengono abolite, il Movimento Cinque Stelle prova la spallata decisiva chiedendo le elezioni anticipate. Ma a quel punto, per uniformare le leggi elettorali tra Montecitorio e Palazzo Madama si proverà un Governo di unità nazionale (Beppe Grillo se lo augura perché arriverebbe al 70%), con la prospettiva di elezioni anticipate sia al Parlamento che probabilmente alla Regione Lazio, a meno che Nicola Zingaretti non riesca a reggere l’urto dell’offensiva dei grillini.

Qui arriviamo al Pd provinciale, all’interno del quale il vero asse si è creato tra Nazzareno Pilozzi e Domenico Alfieri. Il terremoto della sconfitta di Cassino sta mettendo a dura prova gli equilibri anche alla Provincia, con Alessandro D’Ambrosio che è passato all’opposizione, attaccando il presidente Antonio Pompeo per il fatto di non aver ridimensionato Massimiliano Mignanelli (Ncd), decisivo nella sconfitta di Giuseppe Golini Petrarcone a Cassino. Nel frattempo il consigliere regionale Marino Fardelli sta cercando la terza via tra De Angelis e Scalia. Con il sostegno proprio di Pilozzi e Alfieri. Nell’ipotesi 2, che potremmo definire la Brexit moltiplicata per dieci di Matteo Renzi, lo scenario più probabile è il seguente: Francesco Scalia e Maria Spilabotte provano a ricandidarsi al Senato. Mentre Francesco De Angelis, che non intende certo rimanere a fare il presidente dell’Asi a vita, cerca una candidatura alla Camera, magari sulla scia di un ritorno in scena di Massimo D’Alema. De Angelis è dalemiano da sempre e per sempre. A quel punto De Angelis entrerebbe in competizione proprio con Nazzareno Pilozzi, il quale comta sui voti di Marino Fardelli e del cassinate esattamente come De Angelis fa affidamento su quelli di Francesco Mosillo. Uno  scontro che già adesso promette scintille. Della partita potrebbe essere, in quota rosa e in appoggio a De Angelis, Sara Battisti, vicesegretario provinciale.

C’è un’incognita però: siamo sicuri che il segretario Simone Costanzo non intenda provare a candidarsi anche lui alla Camera o al Senato?

Alla Regione Lazio, invece, Mauro Buschini sarebbe candidato. Come Marino Fardelli. Sono entrambi uscenti. Alla Regione Lazio, però, un pensiero lo sta facendo anche il presidente della Provincia Antonio Pompeo, che in questo modo però andrebbe a creare dei problemi sia a Scalia che a Pilozzi, entrambi intenzionati ad un accordo con Marino Fardelli. Antonio Pompeo non mollerebbe tanto facilmente e potrebbe inserire nella trattativa politica la presidenza della Provincia che lui lascerebbe vacante. Con due possibilità: Simone Costanzo e Domenico Alfieri. Una foresta, quella del Pd provinciale, nella quale il rischio di perdersi è praticamente una certezza.

Una curiosità finale: ma i voti ci sarebbero per tutti?