Arriva dalla Serie B la risposta allo sfogo del ct sulla crisi del calcio tricolore causata dalla presenza di troppi giocatori provenienti dall’estero. La capolista e gli altoatesini volano schierando per la maggiorparte calciatori italiani
“Troppi stranieri in Italia, i numeri della Serie A sono impietosi. I calciatori provenienti dall’estero hanno monopolizzato le prime 4 giocando in media oltre il 70 per cento dei minuti. E tra i cannonieri i primi italiani sono Immobile e Zaccagni con 9 gol”. Il ct Roberto Mancini alla vigilia di Italia-Inghilterra ha lanciato l’ennesimo grido d’allarme sulla crisi del calcio italiano che si riverbera sulla nazionale. Una risposta però arriva dalla Serie B dove 3 delle prime 4 (Frosinone, Sudtirol e Bari) sono tra le squadre più autarchiche del campionato e stanno ottenendo grandi risultati schierando per la maggiorparte giocatori italiani.
Insomma la Serie B controcorrente rispetto al massimo torneo. Si conferma “campionato degli italiani” come recita il famoso spot. La questione però è un’altra: tra i cadetti ci sono diversi giovani italiani di prospettiva ma poi una volta arrivati in A faticano a trovare posto. Tanto che Mancini in qualche occasione ha convocato elementi provenienti direttamente dalla Serie B.
Frosinone, l’autarchia al comando
La squadra di Grosso guida la classifica da mesi, avendo utilizzato in prevalenza italiani (71,3%). Gli stranieri invece sono stati il 28,7%. E la percentuale sarebbe stata inferiore se non fossero conteggiati quei giocatori col doppio passaporto (Boloca e Kalaj), nati per giunta in Italia. Tra l’altro Boloca è stato già convocato da Mancini per uno stage.
Il Frosinone annovera in rosa 10 elementi stranieri: Szyminski (Polonia), Oyono (Gabon-Francia), Kalaj (Albania-Italia), Boloca (Romania-Italia), Kone (Costa d’Avorio), Lulic (Croazia), Rohden (Svezia), Baez (Uruguay), Bidaoui (Marocco-Belgio) e Bocic (Serbia). Va anche aggiunto che Kone e Bocic sono cresciuti in Italia e non solo calcisticamente.
Una strategia precisa
Per il Frosinone non è stata casuale la decisione di orientarsi sugli italiani. Un cambio di rotta rispetto alla stagione scorsa quando invece sono arrivati diversi stranieri. Molto probabilmente la società si è resa conto delle difficoltà di ambientamento, a partire dalla lingua. Quindi durante il mercato estivo spazio agli italiani, soprattutto giovani con la speranza di valorizzarli come è successo con Zerbin e Gatti. Una strategia che alla resa dei conti si è rivelata vincente.
Prendete il caso del portiere Turati, dei difensori Ravanelli e Frabotta, dei centrocampisti Oliveri e Gelli, degli attaccanti Moro, Caso, Mulattieri, Borrelli e Bocic. C’è da dire che a gennaio la pattuglia degli stranieri è aumentata con gli arrivi di Baez e Bidaoui.
Una rivelazione (quasi) tutta italiana
Ancora più esemplare il caso della matricola terribile Sudtirol, terza in classifica e sorpresa del campionato. La squadra di Bisoli ha impiegato il 97,4% di giocatori italiani ed il 2,6% di stranieri. Una politica autarchica che si sta rivelando indovinata. D’altronde in rosa ha soli 4 stranieri (Vinetot, Eklu, Cissè e Larrivey).
Anche il Bari, quarto a quota 50, ha ottenuto ottimi risultati con soli 7 stranieri in rosa (Zuzek, Dorval, Benali, Botta, Cheddira, Ceter e Scheidler). Il tecnico Mignani ha impiegato l’80,1% dei giocatori italiani contro il 19.9% di elementi provenienti dall’estero.
Il quadro generale
In Serie B sono stati utilizzati 228 stranieri con una percentuale pari al 35,2%. Gli italiani impiegati invece sono stati 392 (64,8%). Il Sudtirol come detto è stata la squadra più autarchica, seguita da Spal (90,6% gli italiani) e Modena (89,9%).
Il Parma invece è stata quella con il maggior numero di stranieri impiegati (22 pari al 74,5%). Solo 8 gli italiani (25,5%) schierati dal tecnico Pecchia. A ruota il Venezia (65,4% gli stranieri; 34,6% gli italiani) ed il Genoa, seconda forza del campionato che ha utilizzato 20 stranieri (65,0%). Tredici gli italiani (35,0%).