Congresso Pd, scontro sui seggi nel Lazio, Mancini minaccia di lasciare

Nuovo scontro per il congresso regionale Pd. il candidato orfiniano Claudio Mancini minaccia di abbandonare la competizione ad Astorre e Alemanni. Colpa della localizzazione dei seggi. E del modo in cui è stata decisa. Ecco perché

Il posto appare sulla bacheca Facebook alle 9 del mattino. Sfondo rosso, caratteri bianchi: l’onorevole Claudio Mancini, braccio destro di Matteo Orfini e candidato alla Segreteria regionale Dem è fuori di se.

Scrive: “Questa notte ennesima forzatura delle regole. Sospendo la campagna congressuola. W il Pd. Via i cialtroni“.

Al centro dello scontro c’è la localizzazione dei seggi per il voto del prossimo primo dicembre. La mappa dei luoghi in cui andare a votare è stata al centro di uno scontro andato avanti tutta la notte. A tratti anche molto acceso. Concluso con quello che Mancini ha definito “un blitz”.

 

La localizzazione dei seggi

La localizzazione dei seggi è stata approvata con un voto di maggioranza. Mancini minaccia di ritirarsi dalla corsa, lasciando a competere il senatore Bruno Astorre (esponente di AreaDem di Franceschini, candidato con la benevola astensione dei zingarettiani) ed il vicepresidente del II Municipio di Roma, Andrea Alemanni (renziano, area Matteo Richetti ed Angelo Rughetti).

Perché la localizzazione dei posti dove andare a votare è così importante? I colonnelli di Claudio Mancini hanno contestato il numero di seggi previsto nelle province di Roma e di Viterbo. Lo hanno giudicato eccessivo, al punto da rendere impossibili le verifiche.

In quelle aree, nel corso della Convenzione che ha chiamato al voto gli iscritti, Bruno Astorre è andato molto forte. Ma ci sono state contestazioni. È per questo che i manciniani vogliono poter controllare.

 

Il voto a maggioranza

C’è anche un altro motivo di scontro. È il modo in cui all’alba di oggi è stata approvata la localizzazione dei seggi. La squadra di Mancini sostiene che non sia adeguato il voto a maggioranza relativa. Perché il Regolamento per il Congresso prevede “un’ampia condivisione“. Che non c’è stata, come dimostra quel solo voto di differenza tra le posizioni degli uni e quelle degli altri.

Il caso verrà segnalato al responsabile organizzazione nazionale del Pd, Gianni Dal Moro. A vigilare sulla correttezza delle operazioni nel Lazio aveva inviato Riccardo Tramontana, non presente allo scontro della notte.

Senza precise rassicurazioni sulla correttezza del voto, Claudio Mancini ha detto che non parteciperà. «O ci sono garanzie sulle primarie o mi ritiro dal congresso», ha detto all’agenzia Dire.

 

Il precedente

Già durante la Convenzione che aveva chiamato nelle Sezioni gli iscritti al Partito, c’era stato un durissimo scontro finito con un ricorso. (leggi qui Contrordine compagni: Astorre ha vinto anche a Roma. Ma c’è già il ricorso) Colpa dei famigerati pacchetti di tessere, vietati da questo congresso. (leggi qui Il pasticciaccio brutto delle tessere Pd non pagate). Uno scontro che aveva messo in discussione il risultato finale.

Proprio per questo, ora, Mancini chiede garanzie.

 

Bellini: subito ricorso

Fabio Bellini, delegato del candidato Claudio Mancini ha già preparato il ricorso. Sostiene che la Commissione ha deciso, alla presenza di otto commissari su quindici, la collocazione di seggi nella circoscrizione elettorale di Roma, della provincia di Roma e di Viterbo.

«Proprio su Viterbo è stata votata una proposta diversa da quella presentata dal Commissario della federazione di Viterbo, Andrea Rossi. Una decisione che ci amareggia, considerato che anche in questo caso e su un passaggio cosi’ delicato la Commissione non è stata condotta sul principio, sancito dal Regolamento per l’elezione del Segretario e dell’assemblea regionale del Lazio al comma 3 dell’articolo 3, ‘della ricerca del più ampio consenso».

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