Manfredi ministro, Zingaretti da… laurea

La nomina di Gaetano Manfredi come ministro dell’Università mette in luce la capacità strategica del segretario del Pd. E il termometro è rappresentato ancora una volta dalle parole di Goffredo Bettini. Emilia Romagna e Calabria: ora si sogna in grande.

Sono state ancora una volta le parole di Goffredo Bettini a far capire come sta avanzando Nicola Zingaretti all’interno della maggioranza giallorossa. La prima nota arrivata alle agenzie di stampa dopo la nomina di Gaetano Manfredi ministro dell’Università è stata proprio quella di Bettini: “Manfredi è una personalità di straordinario rilievo. Sobrio, pacato, profondamente colto e scientificamente qualificato. È una bella notizia per l’Università italiana e per il Mezzogiorno”.

Giuseppe Conte con Gaetano Manfredi

E infatti l’Huffington Post ha interpretato così le nomine per lo sdoppiamento del Ministero: “Perché se la nomina di Lucia Azzolina alla guida del ministero della Scuola è ascrivibile ai Cinque Stelle ed è di stretta osservanza del capo politico dei penstellati, Manfredi è un’altra cosa, “è un salto di qualità”, per dirla con Zingaretti. Il neo ministro non è solo l’ingegnere di formazione “umanista” che insegna Tecnica delle Costruzione, a capo dell’Università Federico II di Napoli, e poi ancora presidente di tutti i rettori degli atenei del Belpaese.

Il neo ministro è un tecnico d’area – il fratello Massimiliano è stato parlamentare dei democratici nella scorsa legislatura – stimato trasversalmente, nelle scorse settimane è stato tirato in ballo come potenziale candidato dell’asse giallorosso alle regionali prossime in Campania. Si spiega così l’entusiasmo con cui è stata salutata la nomina, non solo dai Cinque Stelle, ma anche e soprattutto dalla galassia democratica”.

Il significato politico dell’operazione è chiaro. Intanto si rinsalda ulteriormente l’asse tra Nicola Zingaretti e Giuseppe Conte, anche se il premier formalmente tende a smarcarsi. Ma soprattutto emerge evidentissima la strategia di Zingaretti in vista delle regionali. A questo punto la candidatura alla presidenza della Campania potrebbe andare proprio a Massimiliano Manfredi. Ma questo è un passaggio successivo.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica, Sara Minelli

La prima e decisiva tappa resta quella dell’Emilia Romagna: se vince Stefano Bonaccini non soltanto si ferma l’avanzata di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma si inverte un trend consolidato. E il Partito Democratico può tentare la risalita. Se poi dovesse farcela anche Pippo Callipo in Calabria, allora Zingaretti avrebbe fatto “bingo”. In una maggioranza dove ormai nei Cinque Stelle siano al tutti contro tutti e dove Matteo Renzi studia ogni minimo dettaglio per smarcarsi, il Partito Democratico rimane come l’unica forza affidabile.

Se arrivano le vittorie in Emilia Romagna e in Calabria, allora si resetta tutto.

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