Anche sull’isola di Creta sono andato per mari e vini! Vi racconto di Ted Manousakis e del concetto che c’è dietro ai Nostos Wine.
Oggi sono nostalgico. Circa due mesi fa ero immerso con le terga nel bel mezzo del mar Mediterraneo. No, non è un articolo che rivanga ricordi estivi, era proprio un mese e mezzo fa. Ero con mio fratello a Creta e con 27° abbiamo fatto il bagno nelle acque cristalline di Falasarna Beach ad ottobre inoltrato.
In questi giorni il cielo sopra il Lazio è plumbeo, fa freddo, le luminarie natalizie sono ormai scomparse e la malinconia mi assale. Direte voi, che c’entra tutto questo col vino? Beh cercavo semplicemente di farvi entrare in un mood malinconico perché quella che vi racconto oggi è una storia di immigrazione, sacrificio, successo e nostalgia.
Ted ed il viaggio verso un futuro migliore
Ormai mi conoscete, cerco cantine ovunque, dunque sono andato a molestare viticoltori anche sull’isola di Creta. Non potevo lasciarmi sfuggire questa occasione perché la Grecia e le sue isole vantano un patrimonio vitivinicolo di pregio e, soprattutto, storico. In Grecia il vino lo si fa da circa 4000 anni, molto prima di noi e dei francesi.
Manousakis Winery si trova a Vatolakkos, paesino a pochi chilometri a sud ovest dalla città di Chania, un paesaggio di campagna circondato da uliveti e vigne. Ad attenderci uno staff cortese e gentile che ci fa fare un giro in cantina e ci racconta un po’ la storia dell’azienda: “Il fondatore della tenuta è Ted Manousakis nato proprio in questo lembo di terra nel 1943. Dopo la seconda guerra mondiale all’età di soli 11 anni intraprese un viaggio che molti greci stavano facendo alla ricerca di un futuro migliore, un’esigenza chiamata emigrazione, un viaggio chiamato America”.
Ted cresce negli States, studia e diventa uomo, ma diventa soprattutto imprenditore di successo nel settore della sicurezza industriale, sviluppo immobiliare e ospitalità.
Nostos: radici ed appartenenza.
Qualcosa però manca, o meglio, qualcosa che c’era inizia a riaffiorare nella mente di Ted, una mancanza, un bisogno, un desiderio. Irrefrenabile voglia di sentirsi di nuovo un cretese, ma non negli Stati Uniti, piuttosto nel suo paese natale. All’entrata della tenuta Manousakis c’è scritto “Nostos Wines” che in italiano vuol dire “Nostalgia”, il sentimento predominante di Ted che così tornò a Creta verso la fine degli anni ’80. “Il desiderio però non era quello di tornare da semplice visitatore, Ted voleva omaggiare la sua amata isola, donarle qualcosa che riflettesse tradizioni e durasse nel tempo”.
Da qui l’idea di investire nella viticoltura e nell’olivicoltura proprio nei terreni dove nacque, per riconciliare se stesso con la sua terra e con i suoi ricordi d’infanzia, per creare di nuovo quel legame indissolubile. Ed i suoi ricordi d’infanzia rimandano alle vigne in collina vista mare, al casolare di famiglia, ai sapori semplici, tutto quello che oggi ritroviamo nella visita a Manousakis Winery, fondata ufficialmente nei primi anni ’90. Il casolare è ancora li e Ted ogni tanto ci torna per godersi vacanze tranquille e “controllare” il suo vino.
Nuove generazioni e agricoltura organica
Chi ha le redini dell’azienda oggi è la figlia di Ted, Alexandra, che nel 2007 all’età di soli 23 anni lasciò New York per dirigersi a Creta per scoprire e familiarizzare con le sue stesse radici. Alexandra si appassiona al mondo del vino e non lo abbandona più. Al suo arrivo a Creta l’azienda era una piccola realtà che produceva circa 35.000 bottiglie l’anno, oggi siamo arrivati a 150.000. Nonostante ciò Manousakis mantiene lo spirito della piccola realtà, soprattutto nella produzione dei vini e dell’olio: “Siamo un’azienda che è sempre stata attenta al rispetto dell’ambiente, crediamo nella coltivazione biologica delle nostre viti per assorbire questo terroir pieno di profumi in modo che i sapori dell’uva si uniscano alle erbe per un gusto incomparabile. Ogni bottiglia deve catturare l’essenza pura del luogo”.
I vini chiamati Nostos
Dopo una bella visita in cantina ci accomodiamo in sala degustazione (oggi all’aperto perché il clima meraviglioso di Creta lo permette) coccolati dai ragazzi dello staff che ci fanno degustare i vini dell’azienda accompagnati da crostini e dall’olio dell’azienda. Manousakis è tradizione e quindi porta avanti con fierezza la produzione di vini da uve locali, appartenenti alla viticoltura di Creta da millenni ed io sono qui per assaggiare proprio quelli.
Nostos Romeiko 2019
Ahh che freschezza sto bianco…si perché è un bianco! Chi di voi ha una certa familiarità con i vitigni greci sa che il Romeiko è una varietà a bacca rossa ma la famiglia Manousakis ha deciso di sperimentare e di proporre un vino bianco fatto con una rossa. Ad essere sincero spesso la ritengo una forzatura, ma il risultato in questo caso è piuttosto soddisfacente. Nostos Romeiko è un vino dai profumi intensi, soprattutto fruttati: pesca, albicocca, pera. Annusato qualche minuto più tardi emerge una nota floreale di gelsomino. Alta bevibilità nonostante i 14° ma questa è una caratteristica dei bianchi dell’azienda, un finale piuttosto lungo e leggermente speziato. Una piacevole sorpresa, soprattutto perché bianchi ricavati dai rossi non mi entusiasmano particolarmente…bollicine a parte, ma quello è un altro discorso.
Nostos Vidiano 2020
Altro vitigno locale molto interessante e particolarmente diffuso nell’isola di Creta è il Vidiano, uva a bacca bianca che viene vendemmiata su una collina a 320 mt sul livello del mare da metà agosto in poi. Un vino fresco, agile ma allo stesso tempo di buon corpo, ha come caratteristica principale il fatto di essere piuttosto armonico, con sensazioni olfattive che tornano e ritornano quando poi lo bevi. Parliamo di susine, mandorle, fiori secchi. In bocca dominano dapprima sapidità e freschezza, poi nel finale ritorna il frutto drupaceo che tanto si sentiva al naso. Vino da bere come aperitivo? Certo, ci può stare ma, come ho detto prima, i bianchi di casa Manousakis hanno un bel grado alcolico quindi non mi farei problemi a berlo anche affiancato a piatti di carne bianca come una bella tagliata di pollo o una grigliata mista di pescato locale.
Nostos Pink 2020
Benvenuti alla rubrica de “I rosati sempre presenti negli articoli di Marco”! Che posso farci amici carissimi, ho un debole per i rosati, abbiate pazienza è più forte di me. Un rosato quello dell’azienda che non mette per niente Nostos ma che ti fa gioire perché bevibilissimo e per questo molto pericoloso! Blend di Grenache Rouge, Romeiko e Syrah e vinificato (in parte) con il metodo del salasso e per spiegarvelo con parole semplicissime e senza fronzoli cito testualmente un altro blog che tutti dovreste seguire (link: The catcher in the wine su instagram e tutti i suoi “Enospiegoni”):
”…ossia si attua una vinificazione in rosso tradizionale e, trascorse un po’ di ore si preleva il liquido sottostante il cappello delle vinacce. In questo modo si preleva un vino rosato e, contemporaneamente, l’altra vinificazione in rosso prosegue con un rapporto vinacce/volume maggiore, dunque il vino rosso risultante avrà colore più carico, più tannini e più aromi”.
Parentesi didattica doverosa perché spesso si fa confusione con i rosati ed i suoi metodi.
Detto ciò , dopo l’enospiegone sorge una domanda: ”Perché Nostos Pink ha un colore rosa tenue?”. Perché la vinificazione delle tre varietà viene fatta separatamente per questo sopra ho scritto tra parentesi in parte, molto dipende anche dalle annate, se si scava nel recente passato dell’azienda si possono notare foto di Nostos Pink con un colore talvolta più acceso, un rosato più marcato. Quindi non sorprende il fatto di trovarsi a bere ogni anno un prodotto decisamente diverso da quello dell’anno prima.
Dicevamo rosa tenue e profumi molto ma molto catchy, un prodotto che definire ruffiano è poco: fragola candita, lamponi, rosa ed erbe aromatiche. Come tutti i rosati consiglio di berlo fresco, non freddo, se ne esaltano di più le qualità gustative: sorso vivo, agile, decisamente fresco e sapido. Anche qui sorprende la lunghezza, davvero notevole per un rosato. L’abbinamento con primi a base di pesce a mio avviso è d’obbligo.
Nostalgia non mi avrai mai! Forse…
Manousakis Winery e Creta hanno lasciato il segno, ci provo dunque a non essere nostalgico ma è difficile. Ammetto che Chania mi ha davvero stupito, sarà che era Ottobre, che non c’era la ressa di turisti, sarà che il tempo è stato bellissimo ma siamo stati davvero bene. Il mio consiglio dunque è andarci perché credetemi non è impresa titanica: i voli in quel periodo sono regalati, gli hotel pure, si può ancora godere di una fresca parvenza d’estate, si può fare il bagno in spiagge meravigliose in compagnia di massimo 20 persone e si può bere maledettamente bene!
Eh vabbè lo ammetto, Nostos c’è, quindi stappo il Pink e metto su un po’ di sano Heavy Metal greco, la band si chiama Orion’s Reign e la canzone, ovviamente, Nostos! Efkaristo Creta!
(Leggi qui tutte le recensioni di Marco Stanzione)