Manuela Maliziola fa pace con l’ex che la scaricò

La già sindaca di Ceccano, ormai coordinatrice di Demos, ha incontrato il Psi: il suo ex Partito che nel 2014, dopo due anni di mandato, l’aveva fatta cadere in accordo con Pd, Prc, FdI e FI

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Tempus omnia medetur. Per davvero: il tempo cura tutto. Ma ci son voluti ben sette anni e mezzo per far scoppiare la pace tra Manuela Maliziola, prima e sinora unica sindaca di Ceccano, e il Psi: il suo ex Partito che il 13 giugno 2014 la sfiduciò assieme a Pd, Prc, FdI e FI.

L’ormai coordinatrice cittadina di Demos, movimento politico guidato dal consigliere regionale Paolo Ciani, ha incontrato la delegazione socialista per i rapporti con il territorio. È quella istituita recentemente dal segretario Antonio Ciotoli, che all’allora civica Maliziola consegnò il testimone dopo il suo doppio mandato. Ma le fu strappato dalle mani dopo appena due anni, quando era ormai tesserata con il Psi.  

La genesi della rottura

Le dimissioni di massa che fecero cadere il sindaco Manuela Maliziola scattarono dopo che azzerò la Giunta e ne nominò un’altra in totale autonomia. In un consiglio di maggioranza, convocato per imprimere un cambio di passo, aveva richiesto figure nuove e competenti. Lamentò di non aver ricevuto la lista entro i termini prestabiliti.

Fu così che fece fuori il vicesindaco Maurizio Cerroni (Pd) e gli assessori Pasquale Casalese (Psi), Camillo Maura (Sel) e Irene Giovannone (Insieme per Ceccano). E ufficializzò al contempo un esecutivo non più politico bensì tecnico: Anita Mancini, David Giannetti, Giuseppe Ciotoli, Antonio Olmetti e Caterina Frazzetto.

Un assessorato era vacante da un anno per via delle dimissioni forzate di Marco Corsi (Noi per Ceccano). Che ci faceva Corsi in quell’amministrazione, nonostante avesse radici di destra? Al primo turno delle Comunali 2012 sostenne la candidatura a sindaco di Angelino Stella mentre al ballottaggio, assieme a quest’ultimo, contribuì alla vittoria della Maliziola contro il competitor di centrodestra Massimo Ruspandini.

L’inizio della fine: la rottura con Cerroni

Maurizio Cerroni, per due anni vice della sindaca Maliziola

La presenza in Giunta di Corsi, nato politicamente tra le file di Forza Italia, era risultata sin dall’inizio sgradita alla coalizione di centrosinistra. Era una formazione allargata grazie a un’alleanza del Psi con il Pd, che alle Amministrative aveva schierato l’ex sindaco 1994-2002 Maurizio Cerroni.

I rapporti non di certo idilliaci tra la sindaca e il suo vice, ritenuto troppo invadente, si inasprirono dopo le Elezioni Europee 2014: quando il Democrat rivendicò meriti a fronte dell’enorme consenso riscosso in città dal Pd – oltre il 40% dei voti, anche grazie all’apporto del Psi – e, nell’occasione, dettò l’agenda politica alla prima cittadina. Lei, in tutta risposta, lo tacciò di arroganza e scorrettezza.

«Si vuole appropriare di una vittoria per la quale la sua partecipazione è risultata assente o marginale», tuonò Maliziola. Sottolineando altresì che «l’ottimo risultato elettorale del Pd-Psi è scaturito da contatto con il popolo ceccanese e con le riunioni di zona. Dove la sottoscritta ha invitato a votare in favore dei candidati europei del centrosinistra».

E poi non mancò la stilettata: «Maurizio Cerroni non deve mai dimenticare che il sindaco sono io. E che è stato nominato da me come vicesindaco grazie alla vittoria conseguita nel turno di ballottaggio e non grazie al suo apporto elettorale dal momento che è arrivato quarto».

La caduta

Manuela Maliziola con la fascia tricolore

Ad aiutarla, infatti, fu il terzo classificato Stella. Che, sottobraccio con Corsi, si vendicò dell’odierno senatore e leader provinciale di FdI Massimo Ruspandini: sceso in campo infrangendo la promessa di lasciargli spazio e supportarlo dopo il sostegno ricevuto alle Elezioni provinciali 2009. Quelle vinte dal centrodestra di Antonello Iannarilli, con tanto di assessorato per Ruspandini. In pratica: Stella aiuta Ruspandini a vincere le Provinciali, Ruspandini non aiuta Stella alle Comunali, Stella appoggia Maliziola al Ballottaggio facenmdola vincere.    

«Sulla scia di quanto richiesto a gran voce dai Partiti – dichiarò Maliziola quando lanciò l’esecutivo bis – ho individuato, stante la mancanza di nuovi nomi e professionalità, persone appartenenti al centrosinistra. La nuova giunta è pronta ad unire e non dividere nel segno della continuità politico – programmatica».

Furono le sue ultime parole famose da sindaca. Partì la rivolta di otto consiglieri di maggioranza, che rassegnarono le dimissioni assieme a tre esponenti della minoranza. Gli uni erano Filippo Carlini, Angelo Ciotoli e Terenzio Ricci del Psi; i civici ma altrettanto socialisti Antonello Ciotoli (Bene Comune), Pietro D’Annibale e Giovanni Montoni (Insieme per Ceccano); Giulio Conti (Pd) e Umberto Terenzi (Rifondazione Comunista). Ad unirsi a loro gli oppositori Roberto Caligiore (Fratelli d’Italia), Riccardo Del Brocco e Camillo Ciotoli (Forza Italia).

Caligiore? Non ripagato con la stessa moneta

Roberto Caligiore alla finestra del municipio dopo la prima vittoria elettorale

Poi l’avvento del centrodestra a Ceccano: da Stalingrado ciociara a roccaforte di patrioti. E Caligiore non poteva di certo immaginare che avrebbe subito lo stesso destino. In pratica: eletto sindaco nel 2015 a capo di una coalizione civica, sfasciatasi ben presto per via delle strategie politiche imposte dai predominanti Fratelli d’Italia. E defenestrato nel 2019.

A spodestarlo sono stati nove dimissionari. Ovvero, da un lato, sette degli otto consiglieri di opposizione: il bissante Giulio Conti e Gianni Querqui (Pd), Luigi Compagnoni (Psi), Filippo Misserville (Copernico) e i tre ex di maggioranza Pino Malizia (Nuova Vita), Angelo Aversa e Mauro Roma (Ceccano in Movimento).

In aggiunta due pezzi di Caligiore 1: il presidente del Consiglio Marco Corsi – poi candidatosi a vuoto contro il primo cittadino sfiduciato, rieletto nel 2020 al primo turno in rappresentanza di un centrodestra non più velato – e il delegato all’Urbanistica Tonino Aversa. Oggi entrambi consiglieri di opposizione. (Leggi qui Nove firme, Roberto Caligiore non è più sindaco).

La nona firma, quella decisiva per la caduta di Caligiore, è stata quella di Aversa. Perché la consigliera di minoranza Manuela Maliziola non ha voluto ripagare il successore con la stessa moneta che le costò lo scranno più alto di Palazzo Antonelli. Aveva sottoscritto l’iniziale mozione di sfiducia assieme al resto dell’opposizione e Corsi: voleva sancire la fine dell’amministrazione Caligiore in Consiglio comunale anziché a carte bollate.

Democratica e solidale

Manuela Maliziola e Paolo Ciani, leader di Demos

Pienamente d’accordo con lei, nell’occasione, il coordinatore nazionale e consigliere regionale di Demos Paolo Ciani: «Non posso che rallegrarmi della sfiducia ad una amministrazione di destra che oltre a proclami e demagogia, non ha prodotto nulla di buono per la città, ma avrei preferito avvenisse in Consiglio Comunale come proposto dalla Consigliera Manuela Maliziola, per rispetto dei luoghi della politica e soprattutto per il rispetto dovuto agli elettori».  

La Maliziola ha conosciuto il leader di Democrazia Solidale – partito alleato del Pd nella Regione Lazio di Zingaretti, nella Roma Capitale di Gualtieri e nella Cassino di Salera – nel giugno 2018: quando ha preso parte al primo e unico Consiglio aperto sull’ambiente tenuto dalla doppia amministrazione Caligiore. Da allora in poi, stando a una mozione votata all’unanimità, si sarebbe dovuta tenere una seduta ad hoc ogni tre mesi, all’occorrenza aperta a rappresentanti politici e associazioni territoriali.

Ad oggi è rimasta lettera morta. Ed a evidenziarlo negli ultimi tempi è stato l’ormai segretario cittadino del Pd Conti, invocando invano un intervento in tal senso a tutti gli attuali consiglieri di centrosinistra: Emanuela Piroli e Andrea Querqui (Il Coraggio di Cambiare), Emiliano Di Pofi (Psi), Mariangela De Santis (Nuova Vita) e il già destrorso Corsi, sostenuto elettoralmente dall’asse Pd-Psi.

Conti vorrebbe un Consiglio aperto anche e soprattutto perché, visto che il Pd non ha alcun seggio consiliare, potrebbe tornare a dire la sua in sala consiliare. I consiglieri, invece, sono più propensi all’organizzazione di una manifestazione pubblica contro l’inquinamento e, a detta loro, contro l’immobilismo del Caligiore 2. È stato uno dei temi di scontro, ma ormai tutte le forze di centrosinistra sembra essere orientate alla riunificazione. (Leggi qui Prove tecniche di Campo largo: come avrebbe voluto anche Roberto).

A Ceccano è veramente tempo di pace

Se persino Manuela Maliziola fa pace con l’ex che la scaricò, significa davvero che ci sono davvero tutte le basi per costruire un Campo largo in vista delle prossime Elezioni amministrative. La coordinatrice cittadina di Demos, ormai da un anno nella squadra provinciale guidata dall’assessore di Cassino Luigi Maccaro, ha partecipato a due tappe significative.

Si parla delle inaugurazioni della Casa Comune de Il Coraggio di Cambiare, coordinamento politico guidato dalla già candidata sindaca Piroli e del nuovo circolo del Pd Ceccano, rilanciato nella storica sede del Pci e di tutti i Partiti eredi.  

L’intesa tra Emanuela Piroli e Manuela Maliziola resta immutata da quando la prima era segretaria cittadina del Pd. Che è stata sfiduciata nel novembre 2018, a poco più di un anno dalla sua nomina. Ovvero quando l’allora capogruppo consiliare dem Giulio Conti guidò la rivolta di 25 dirigenti contro la rottamatrice accusata di autoritarismo.

Fu orchestrata nel corso di una cena politica svoltasi in un ristorante di Ripi: anche alla presenza di Francesco De Angelis, leader della corrente maggioritaria provinciale del Pd (Pensare Democratico), del già deputato Nazzareno Pilozzi e dell’ex sindaco Maurizio Cerroni.

Dato che la ricandidatura di quest’ultimo alle Elezioni 2020 è stata poi rifiutata, la sua mini-corrente dem si è tirata fuori dalla lista civica Democratici per Ceccano a sostegno di Corsi. E ora fa parte dei dissidenti che hanno boicottato il congresso in cui Conti è stato eletto segretario. Ormai costanti e costruttivi, invece, i suoi rapporti con la Piroli.  

Pd e Psi non chiudono più le porte a nessuno

Emanuela Piroli (Il Coraggio di Cambiare) e Mariangela De Santis (Nuova Vita)

Tra le “colpe” dell’allora segretaria Piroli c’era anche quella di aver avviato trattative sottotraccia con l’Unione rinnovamento democratico (Urd), il movimento della Maliziola, e Nuova Vita. Anche quest’ultimo gruppo riappacificatosi ultimamente con il grande alleato del Pd: per l’appunto il Partito socialista.

A Nuova Vita i Socialisti non avevano perdonato il peccato originale: aver sostenuto Caligiore nel 2015 contro il candidato sindaco socialista Luigi Compagnoni, appoggiato anche dai Democrat. Ora, come confermato da Antonio Ciotoli, anche il Psi non chiude più le porte a nessuno. Ma il segretario, visti i malpancisti in seno a Il Coraggio di Cambiare, ha anche messo in chiaro che «chi si mette sul piedistallo, la sta rifacendo fuori dal vaso».

Da qui, sotto l’albero di Natale, il comunicato congiunto di Psi e Demos. Dice «L’obiettivo dell’incontro è quello di lavorare insieme con tutte le forze politiche, movimenti, associazioni accomunati da ideali democratici e di sinistra».

Perché? È presto detto: «Solo l’unione del centrosinistra potrà portare un argine alla deriva di immobilismo e isolamento dentro cui la destra, con l’amministrazione Caligiore, sta facendo sprofondare la città. L’incontro fa parte di un percorso di ricostruzione politica, basato in primo luogo sull’iniziativa volta a intercettare le necessità della città e dei cittadini».

Ormai parlano tutti la stessa lingua.

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