La sfida impossibile: perdere per poi stravincere.

Foto: © Imagoeconomica, Giacomo Quilici

I due concetti chiave espressi questa mattina nell'intervista di Marcello Pigliacelli a Ciociaria Oggi. Frosinone non avrà la sede né la presidenza della nuova Camera di Commercio Uninificata. Forse non l'avrà mai. Ma sarebbe lo stesso vincente. La visione del futuro. E la semplificazione

Realista, fino al confine con l’autolesionismo. Visionario, fino al confine con la follia. Sono due gli elementi chiave dell’intervista rilasciata da Marcello Pigliacelli a Corrado Trento e pubblicata questa mattina su Ciociaria Oggi. Il realismo e la visione messi in campo con quelle risposte sono capaci di rivoluzionare la prospettiva del Basso Lazio come l’abbiamo visto fino ad oggi.

Il realismo

Marcello Pigliacelli è il presidente uscente della Camera di Commercio di Frosinone. Prima è stato presidente degli industriali ed ha partecipato alla visione di insieme dalla quale è nata Uninudustria: la fusione ragionata tra le Unioni Industriali di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo. È grazie a quella visione e quella fusione che oggi Unindustria ha un peso determinante negli assetti nazionali, una voce forte nel momento della scelta dei massimi vertici. Prima di tutto questo è stato uomo d’impresa a tempo pieno, concentrandosi sulla storica attività di trasporti che porta il nome di famiglia.

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C’è tutto il peso di questo passato nella frase realistica al limite dell’autolesionismo, con cui descrive lo scenario dopo la fusione tra le Camere di Commercio di Frosinone e Latina. Generando l’ottava Camera in Italia per peso economico.

Latina però potrebbe essere favorita in questo accorpamento.

«Favorita? Cosa intende per favorita? Se partiamo con questi preconcetti già da Frosinone, forse sarebbe stato meglio non partire proprio. La forza che nascerebbe dall’unione sarebbe così elevata da far passare non in secondo, ma in quarto grado il concetto di “favorita” di cui sopra. Facciamo le persone serie.

E allora? Non abbiamo fatto ricorso, non abbiamo mai dissentito sulla funzione, mai. Anzi, abbiamo trainato il progetto. Siamo perfettamente consapevoli che la sede principale va a Latina. Siamo consapevoli che il segretario generale lo esprimerà Latina. Segretario generale delle cui qualità abbiamo avuto già contezza. Siamo consapevoli che Frosinone potrebbe non avere la presidenza, né oggi né mai.

Ma, detto questo, alla luce anche del fatto che le imprese di Frosinone avranno gli stessi servizi tecnici di oggi, e l’ente avrà stesso numero di dipendenti e le medesime opzioni, allora c’è una domanda da porsi: perché? Perché è un percorso che vale comunque la pena fare insieme. Perché l’unione dei due territori può cambiare in meglio, e in maniera profonda, il disegno geopolitico ed economico della regione Lazio».

La visione

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Ci vuole coraggio per dire le cose come stanno. Ce ne vuole per dire a Frosinone che realisticamente farà questo accorpamento lasciando il timone ed il motore principale a Latina. Marcello Pigliacelli lo ha detto.

La forza per dirlo sta tutta nella visione che propone dopo qualche altra riga. Mai banale, come sempre nella cifra del personaggio. Il presidente uscente della Camera di Commercio di Frosinone propone una visione del tutto diversa da come l’abbiamo osservata in questi ultimi cinquant’anni.

La visione parte da un dato: oggi il Consiglio regionale del Lazio esprime in Aula 50 rappresentanti: 38 Consiglieri regionali eletti a Roma e provincia e 12 eletti in tutte le altre 4 province. In base al numero degli abitanti.

Marcello Pigliacelli propone una visione differente.

«La “quaestio” è proprio la seguente. Il parametro della rappresentanza dei territori (sia dal punto di vista politico che economico) non può essere indicato soltanto dal numero degli abitanti. Ma, per esempio, anche dal prodotto interno lordo, dai dipendenti delle imprese, dal numero dei lavoratori delle città. Ag- giungo anche il sistema della Pubblica Amministrazione.

Senza dimenticare però il diritto di rappresentanza di ogni tipo di categoria: penso al piccolo carrozziere, penso al contadino. Perché tutto contribuisce a quello che viene definito il Sistema delle imprese. E tutto concorre a ottenere una legittima rappresentanza che non può essere intesa come una concessione. Bensì come un diritto, che poi implica anche doveri e responsabilità. Ecco perché l’unico parametro non può essere quello del numero degli abitanti».

Il combinato disposto

La Camera di Commercio di Frosinone

L‘unione dei due concetti porta ad un risultato del tutto differente. La fusione tra le Camere di Commercio di Frosinone e Latina porta alla creazione dell’ottava Camera in Italia per peso economico. Preceduta solo da colossi come Roma, Milano, Treviso-Belluno, Napoli, Bari, Palermo, Venezia-Rovigo.

Se il sud del Lazio vedesse riconosciuto il suo peso economico anche quando bisogna definire il numero dei suoi rappresentanti, non sarebbe più una cenerentola di fronte a Roma. Nè in Consiglio Regionale né altrove.

Semplificare

Il professor Gino Scaccia © Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

C’è poi anche un altro tema emerso nel corso dell’intervista. È quello della concretezza. La Camera di Commercio di Frosinone nelle settimane scorse ha voluto dare interventi concreti al sistema delle imprese iscritte: contributi a fondo perduto per abbattere spese ed interessi dei prestiti chiesti alle banche, prezzo calmierato e contributo a fondo perduto per sanificazioni e test.

È proprio la selva di provvedimenti a rallentare la ripresa. Nei giorni scorsi il professor Gino Scaccia aveva analizzato che in poco più di 50 giorni il Governo Conte 2 aveva prodotto oltre mille pagine di provvedimenti. Una zavorra più che uno stimolo.

Da qui la decisione di contattare proprio il professor Scaccia: per fargli scrivere un decalogo semplificato. Cioè quelle pagine tradotte in italiano comprensibile e ridotte all’osso. Realista e visionario fino al confine con la follia.