Marco, il medico che parlava ai morti. L’amore di Fede. E ora il doppio strazio di Grillo

La scienza perde il professor Marco Sarà, direttore del Centro per la Ricerca sul Coma al San Raffaele di Cassino. Era il medico che "parlava" con i morti viventi: i pazienti in stato vegetativo. È lui il medico della tragica storia di Federica: suicidatasi per seguirlo. Il doppio strazio di Grillo: amico di famiglia d'entrambi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

La sera amava cucinare la pasta con il pesto preparato da lui, retaggio delle sue origini genovesi. Poi torturava le corde del suo basso insieme ad un gruppo di amici musicisti. All’alba era il primo ad arrivare al lavoro: parlava con i morti. E qualche volta loro gli rispondevano: con una lacrima, muovendo un dito, sbattendo le palpebre. Era tutto ciò che potevano fare quei morti viventi, intrappolati dentro al loro corpo, allungati in un letto del reparto sperimentale del San Raffaele a Cassino. Qualcuno era finito lì dopo un incidente d’auto, altri dopo un caduta, la maggior parte dopo un ictus.

Marco Sarà è il neurologo che ha iniziato a scoprire come entrare in contatto con i locked in: i pazienti in stato vegetativo o in stato di coscienza minima. Direttore del Centro Coma nel San Raffaele e del Centro per la Ricerca sul Coma a lui si deve il primo metodo per effettuare una stima prognostica nei locked in: capire se c’erano possibilità di risveglio e quante.

Il professor Marco Sarà davanti alle Tac

«La scienza ha fatto enormi passi in avanti. È come se il cervello fosse un paese con la piazza, la caserma dei carabinieri, il municipio, il negozio di alimentari… Noi oggi in questi pazienti abbiamo individuato dove stanno la piazza, la caserma e tutto il resto. Adesso dobbiamo studiare come ricostruire le strade che le collegano tra loro e tornare a far funzionare a pieno questi cervelli».

Il reparto dei morti viventi nel San Raffaele era come un normale reparto, con medici ed infermiere impegnati tutto il giorno in esami, terapie, fiosioterapie. Ma solo più silenzioso. Come se tutti rispettassero il ‘sonno’ costante di quei ricoverati. Immobili, non davano segni di vita. Tutti affetti dalla Locked In Syndrome: cervello funzionante ma incapace di muovere il corpo o collegarsi con l’esterno. Un po’ come Michael Schumacher.

Con uno di loro entrò in contatto quando ormai stava da settimane allungato sul letto, immobile, vegetale dopo un incidente d’auto. Un giorno, in un orario insolito, venne una signora vestita in modo elegante, con i tacchi a spillo: “Una collega, dottore“. Si sedette accanto all’uomo con cui da anni condivideva le responsabilità in ufficio. Andò via sconvolta dopo una mezzora. Dal corridoio arrivava ancora il tacchettio degli scarpini rossi di vernice lucida e Marco Sarà vide una lacrima uscire da uno degli occhi del paziente. “Oh, belìn, ma che tu c’avevi una storia con quella là?“. Capì che il cervello era connesso, il paziente sentiva tutto. Intensificò le ricerche e le cure, riuscì a ricevere dei ‘messaggi’.

Fu attraverso quei messaggi, ricercati tutti i giorni nelle decine di pazienti portati da lui come ultima speranza, che scoprì la sensazione di vuoto. I ricoverati hanno l’impressione di precipitare: come capita nelle fasi del sonno; provò allora a far mettere in verticale i letti, con i degenti immobilizzati, alcune ore al giorno: i parametri di molti migliorarono.

Curioso, testardo, ironico come solo i liguri sanno essere. A Cassino venivano da tutta l’Italia per parlare con lui. Gli portavano i casi più disperati, per tutti era l’ultima spiaggia. Tra i suoi amici personali c’era Beppe Grillo, il fondatore del Movimento 5 Stelle. Marco era il suo neurologo di fiducia.

Ora li ha lasciati tutti con una speranza in meno: Marco Sarà è morto di infarto nei giorni scorsi, aveva 56 anni. È lui il medico della straziante storia di  Federica Quattrociocchi, anche lei medico presso l’ospedale San Raffaele di Cassino e sua compagna di vita. Cinque giorni dopo la scomparsa di Marco ha deciso di seguirlo: “Perdonatemi, raggiungo l’amore della mia vita” ha lasciato scritto su un biglietto prima di togliersi la vita.

Beppe Grillo

Sconvolto Beppe Grillo. “Dimmi che è uno scherzo, Marco – ha scritto Grillo straziato dalla tragica storia -. Esistono uomini che segnano la nostra vita. Con la tua intelligenza cosmica hai illuminato la mia esistenza e quella di chi ha avuto la fortuna di conoscerti. Mi dicevi spesso ”non so se mi spiego”…Stavolta non ti sei spiegato per niente“.