La passione di Marisa per i vini fa… Furore (Nunc est bibendum)

Dai vigneti lungo la costiera amalfitana, in un panorama unico, nascono i prodotti di Furore. L'azienda di Marisa Cuomo propone eccellenze assolute. Come l'inimitabile Fiorduva!

Marco Stanzione

Non invitatemi mai a bere...

Fare vino è in primis un atto d’amore: amore nel curare le piante, amore nel vederle crescere e maturare. Visitando la cantina di Marisa Cuomo sulla costiera amalfitana ho riscontrato amore e sacrificio: amore smisurato per il proprio territorio, sacrificio e dedizione per dei terreni che al solo vederli ti scoraggiano ma che poi danno frutti che ti lasciano un ricordo indelebile.

Armati come sempre di tanto amore (qualsiasi battuta abbiate pensato, ci avete preso!) partiamo con gli amici sommelier del corso Ais per una scorribanda estiva alla conquista di Furore.

Furore 

Marisa Cuomo

Gli atti d’amore però spesso nascono a monte, molto prima di metter mano alla vigna, succede per esempio che un gesto di signorile romanticismo possa dar vita ad una realtà imprenditoriale che è diventata oggi un faro per l’economia della costiera Amalfitana.

Furore vanta una tradizione vitivinicola millenaria, ma la storia della cantina Marisa Cuomo nasce in tempi relativamente recenti e parte proprio da un gesto romantico: nel 1942 esisteva a Furore una cantina chiamata “Gran Furor Divina Costiera“, nel 1983 Andrea Ferraioli rileva quest’azienda e la dona alla moglie Marisa, dando il via ad una storia vitivinicola decennale e di straordinario successo.

Un posto unico

Non è ovviamente con il solo dono che si fa la storia, gli anni che seguono sono di sacrifici e di vendemmie estenuanti per tutta la famiglia. Le terrazze sulla costiera offrono panorami mozzafiato ma difficoltà oggettive nella raccolta. Perché è proprio sulle terrazze scoscese che si trovano le vigne, piccolissimi appezzamenti rubati alle rocce, pendii vertiginosi ornati da eleganti allevamenti a pergola.

I vigneti di Marisa Cuomo

I vignaioli della costiera sono tuttavia temerari ed appassionati, salite e discese ripide sono il loro pane quotidiano e negli anni hanno affinato i metodi, ma la raccolta resta rigorosamente manuale ed il trasporto dell’uva nelle cassette a spalla, nei punti più ripidi si scorge la monorotaia ma credetemi le vendemmie qui sono davvero estreme. 

Visitiamo la cantina e poi entriamo nella bottaia, un posto magico scavato nella roccia per preservare il riposo del vino. Una caverna con circa 200 botti di rovere francese dove non c’è bisogno alcuno di controllare la temperatura, c’è un fresco costante tutto l’anno, tra luci soffuse e profumo pietra: “Lasciatemi morire qui” ho subito pensato, ma poi mi sarei perso la degustazione dei vini, quindi…meglio bere! 

I vini

I vigneti di Marisa Cuomo ed il panorama

Cos’è che rende davvero unici i vini targati Marisa Cuomo? In primis il territorio, la costiera amalfitana possiede delle peculiarità climatiche singolari, esposizione solare e brezze marine, certo bisogna saperle “domare” e per questo a dar man forte alla famiglia Cuomo c’è l’enologo di fama internazionale Luigi Moio.

Il Prof non ha bisogno di presentazioni, personalità di spicco nel settore, soprattutto in Campania, riesce con le sue conoscenze a valorizzare tutte le principali peculiarità di questo straordinario territorio.

Dunque dopo aver visitato i vigneti, la bottaia e la cantina ci avviamo alla degustazione allestita per il nostro gruppo nel ristorante osteria Bacco proprio di fronte la cantina. Ci accomodiamo sulla terrazza e subito l’occhio cade sulla spettacolare vista, chi non ha mai visitato la costiera difficilmente potrà capire le emozioni che questi strapiombi sul mare possono dare, una gioia per gli occhi. Immaginate soltanto la mia faccia quando arriva il cameriere con la prima bottiglia, mi sento tanto Guido Nicheli a Cortina solo che cambia lo scenario: “Sole, Costa D’Amalfi DOC e sei in Pole Position!

Costa D’Amalfi DOC Rosato

La cantina

Ideale come aperivo ma anche, come in questo caso, abbinato ad un piatto a base di pesce il Rosato della cantina Marisa Cuomo è un blend di Piedirosso ed Aglianico: al calice si presenta di un rosa tenue, abbastanza fresco, profumi delicati di frutta rossa, di ciliegia e ribes.

Un vino decisamente elegante, caratteristica che più mi ha colpito. Ci viene servito accompagnato da un piatto con “Alici  ammullecate“, una porzione fritte con sale e pepe e l’altra porzione arrostite con menta e aceto. L’abbinamento ci sta soprattutto con le alici arrostite.

Furore Bianco

Furore Bianco è uno dei vini più gettonati della Cantina Cuomo, infatti è l’unico che già conoscevo avendolo bevuto in due ristoranti campani. Blend di Falanghina (60%) e Biancolella (40%) è un vino che ti prende subito, accattivante e beverino.

La cantina di Marisa Cuomo

Giallo paglierino abbastanza scarico Furore Bianco è un vino che ricorda la Campania in toto, le caratteristiche della Falanghina si sentono tutte, al naso frutta matura, note agrumate e ginestra, ed in bocca spicca l’acidità. Ma è la percentuale di Biancolella che rende questo vino veramente “mediterraneo”, con leggerissime note salmastre e spiccata sapidità.

Ci viene servito con un piatto di “Ndunderi di Minori con vongole e pesto al basilico“. Gli “Ndunderi” sono una pasta tipica della costiera, di antichissima tradizione, forse anche prima dei maestri di Gragnano, è una specie di gnocco fatto in casa che viene lavorato con acqua, farina e ricotta, una bomba!

Bianco “Fiorduva”

Eccoci finalmente al momento che tanto aspettavo, non me ne voglia la compagnia di colleghi Sommelier, non me ne vogliano gli altri vini ma oggi io ero qui per lui, Fiorduva!

Prodotto di punta di Marisa Cuomo, premiato e riconosciuto a livello internazionale è il vino di Furore per eccellenza. Lavorato con uve rigorosamente antiche ed autoctone Fiorduva è un blend di Ripoli, Fenile e Ginestra, raccolte a partire dalla terza decade di Ottobre. La raccolta dell’uva è manuale e dopo una soffice pressatura il mosto viene fatto fermentare direttamente nelle barriques.

Bramavo da tempo l’assaggio di questo vino e non sono rimasto deluso, giallo carico con riflessi dorati al naso è un’esplosione di profumi e sensazioni, pesca, albicocca matura, frutta esotica; in bocca è morbido, avvolgente e mantiene allo stesso tempo una straordinaria freschezza, persistono al palato sentori di frutta secca. Da tempo non assaggiavo un bianco così completo. Ci viene servito con una porzione di “Baccalà pastellato su cremosa di patate, pepe rosa e lime“.

Nonna Marisa

La delizia al limone è l’epilogo di una degustazione che ha lasciato il segno, che ci ha fatto dimenticare per qualche ora la canicola d’Agosto e ci ha immerso nell’anima della costiera, dispiace solo non aver conosciuto di persona Marisa Cuomo ma aveva un impegno improrogabile, fare la nonna e badare ai nipoti: il passaggio del testimone parte da lontano e un giorno toccherà anche a loro badare all’azienda, quindi bisogna crescerli bene!

Noi ci rimettiamo in marcia e facciamo un paio di tappe prima di tornare in Ciociaria, sulla strada del ritorno c’è Agerola…che fai non la prendi un po’ di provola? C’è chi pensa al mare, chi al trekking…e poi ci siamo noi, fieri outsider!

Consiglio di degustare i vini di Marisa Cuomo con le note del menestrello Ambrogio Sparagna e della sua “Vorrei Ballare”, non c’è una sola parola del testo che non mi abbia riportato qui, a Furore. 

Vorrei ballare per tutta una notte

su una terrazza della costiera

piena di gente che canta alla vita

ricca di fiori profumi e limoni.

Cento canzoni e cento tamburi

per ritardare l’arrivo del sole

così aspettare che il giorno ci prenda

portandoci dentro a mille rumori.

Sogno una notte che mai tornerà.

Sogno una festa passata lontano da questa città

piena di archi di luce stordita da mille sapori

di terra mare sudore

d’incenso di fuoco di mirto e ginestra.

E ritornare per un momento

verso i terreni che portano vino.

In quelle vie di dolce collina

provare a gustare il segreto dell’orto.

E poi ancora una volta cercare

le strade dei boschi dai frutti spinosi

seguire i passi di un forte cinghiale

primo a scoprire i ricci caduti.

Lungo sentieri di terra appuntita

fare corone di origano e salvia

ed aspettare il riposo del forno

con l’olio verde il pane caldo mangiare.

E nel girare a rincorrere il tempo

il suono del vento d’un tratto sentire

che fa armonia con cento campane

di pecore capre e cani guardiani.

Sogno una vita che non ha più età

è già finita ormai non tornerà.

Volti scavati da grandi fatiche

cuori donati senza farsi vedere.