Marocchinate: non una Giornata nazionale, ma il Mese regionale

Maggio 2023 diventerà il primo mese della memoria contro le violenze compiute dalle truppe coloniali francesi. L'ha istituito la Regione Lazio in maniera bipartisan. In Ciociaria, in occasione della Giornata nazionale, una mobilitazione promossa dalla consigliera regionale Sara Battisti. Pure per affermare le pari opportunità in politica: «Anche nel Pd c’è ancora resistenza a trattare una donna come un uomo»

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

L’Associazione nazionale vittime delle Marocchinate invoca da tempo una Giornata nazionale della memoria. Ha tentato di aprire un processo alla Storia: citando la Francia davanti alla magistratura militare. Chiede giustizia storica e risarcimenti materiali per gli oltre trecentomila casi di violenza, stupro e uccisione commessi dai Goumiers in Italia dal 1943 al 1944. (Leggi qui: Ci voleva un porno per ricordare la tragedia delle 60mila ciociare violentate).

Le Province di Frosinone e Latina sono state quelle più colpite dai brutali soldati coloniali: in gran parte marocchini, algerini e senegalesi, ma anche europei. Furono arruolati nel Corpo di spedizione francese in Italia: determinanti per lo sfondamento della Linea Gustav nella Seconda guerra mondiale, mostri per l’immane tragedia che provocarono.

Soltanto in Ciociaria furono distrutte direttamente le vite di oltre 65 mila persone. Un doppio dramma, visto lo stigma che ha marchiato le donne che hanno parlato e denunciato. Ha prevalso però il pudore, la vergogna, la voglia di dimenticare, di far finta che quello fosse stato soltanto un incubo. In attesa dell’invocata Giornata nazionale, è stato ormai istituito il Mese regionale.

La Battisti riprende la battaglia della Rossi

Non c’è dubbio che oggi le Marocchinate siano una battaglia politica di Fratelli d’Italia. Ma, a onor del vero, si dimentica sempre di menzionare la deputata del Partito Comunista che fece approdare le Marocchinate per la prima volta in Parlamento. Si deve ripartire dell’interpellanza presentata da Maria Maddalena Rossi nel 1952 al Ministero del Tesoro.

Settant’anni fa la parlamentare chiese «le ragioni per le quali, a sette anni dalla fine della battaglia di Cassino, non sia stato ancora provveduto alla liquidazione delle 60 mila pratiche di pensione e di indennizzo delle donne di quella zona che subirono violenza dalle truppe marocchine».

Maria Maddalena Rossi fu una che riuscì a laurearsi in Chimica nel 1930, una donna Stem ante litteram. E poi a farsi eleggere all’Assemblea costituente nel 1946 e in Parlamento con il Pci per tre legislature. Lei, la presidente nazionale dell’Unione donne italiane, la tuttora associazione femminista no profit.

L’interpellanza finita in uno spettacolo

Lo spettacolo “Le Marocchinate del ’44” a Boville Ernica

Quell’interpellanza non manca nello spettacolo “Le Marocchinate del ‘44” di Damiana Leone e Francesca Reina: la tappa di Boville Ernica nella tre giorni di mobilitazione provinciale contro la violenza sulle donne. È stata patrocinata dalla Regione Lazio e promossa in prima linea dalla consigliera regionale del Pd Sara Battisti assieme alla rete provinciale. Lo spettacolo sulle Marocchinate è andato in scena proprio in occasione della Giornata nazionale anti violenza, il 25 novembre, ricordando anche Maria Maddalena Rossi. Il Pd si è di fatto riappropriato di una battaglia avviata dall’antenato Pci.  

Sinora erano stati estremamente più sensibili alla materia nel centrodestra. Sulla Giornata nazionale delle Marocchinate, c’era stata giusto discordanza all’inizio proprio sulla data all’interno del promotore centrodestra. Poi si è seguito l’indirizzo dell’Associazione nazionale delle vittime: «Non può essere il 17 maggio come qualche Partito politico vorrebbe – ha detto e ribadito il presidente Ciotti – perché è il 18 maggio ad essere la data simbolo. E poi il 17 maggio è la Giornata contro omofobia, bifobia e transfobia e non vogliamo sovrapporci né offendere nessuno».

Il 18 maggio, del resto, è una data estremamente simbolica: in quel giorno, nel 1944, i polacchi issarono la loro bandiera sulle rovine dell’Abbazia di Montecassino, «distrutta dai bombardieri alleati – ricorda sempre l’Anvm – e abbandonata dai tedeschi in ritirata». In attesa di una potenziale Giornata nazionale, mentre sono 44 i Comuni che hanno aderito in tutta Italia, ci sarà però il Mese regionale.

«17 o 18 maggio? Tutto il mese»

Giuseppe Simeone, capogruppo regionale di Forza Italia

Il Mese delle Marocchinate nasce dalla volontà dei consiglieri regionali Giuseppe Simeone e Sara Battisti, l’uno capogruppo di Forza Italia e l’altra vicesegretaria del Pd, di estendere la portata della commemorazione: mettendo di fatto fine alla diatriba sulla data almeno a livello regionale. Nell’ultimo bilancio della Regione Lazio, grazie a un emendamento congiunto del pontino e della ciociara, si è investito anche sul finanziamento delle manifestazioni che si svolgeranno ogni anno nel mese di maggio.

L’Associazione Marocchinate, invece, sta puntando alla Giornata nazionale. L’Anvm è stata fondata quindici anni fa. È presieduta da Emiliano Ciotti, che è anche esponente di Destra Sociale, movimento federato con Fratelli d’Italia. Il presidente provinciale di FdI Massimo Ruspandini, già senatore e neo deputato, si è speso tanto a favore dell’istituzione di una Giornata nazionale quanto di una Commissione speciale sulle Marocchinate. Ma pare proprio che lo stesso nome sia impresentabile, tale da poter creare grane diplomatiche con il Marocco, a frenare ogni intento. Anche se ormai di fatto scrollabile da quegli eventi.  

All’istituzione di una Giornata comunale, per dimostrare che ci siano purtroppo i numeri per estenderla a livello nazionale, hanno aderito fin da subito diciassette Comuni della provincia di Frosinone: Alatri, Amaseno, Cassino, Castro dei Volsci, Ceccano, Esperia, Falvaterra, Frosinone, Isola del Liri, Monte San Giovanni Campano, Moroli, Pico, Pofi, Pastena, Pontecorvo, San Giovanni Incarico e Vallecorsa. Nel Pontino altre nove cittadine: Maenza, Priverno, Prossedi, Roccagorga, Sabaudia, Sezze, Spigno Saturnia e Terracina.

C’è persino Milano, ma non Fondi

I Goumiers, mercenari assoldati dalla Francia nella Seconda guerra mondiale

Sono ad oggi 44 i Comuni sparsi in tutta Italia ad aver aderito al progetto della Giornata nazionale. C’è persino il sostegno di Milano, ma non ancora quello di Fondi: la cittadina pontina, ma storicamente ciociara, in cui fu girato il film “La Ciociara” con cui Sophia Loren vinse l’Oscar come migliore attrice protagonista: interpretando Cesira, violentata dai Goumiers assieme a sua figlia. Per la cronaca portò a casa anche il Golden Globe, la Palma d’Oro del Festival di Cannes, il David di Donatello e il Nastro d’Argento. 

La consigliera Battisti, a cavallo della Giornata nazionale contro la violenza sulle donne, ha girato la provincia di Frosinone. La mobilitazione generale ha portato le Marocchinate a Boville Ernica, è approdata con i “100 volti di donna” in una Cassino ormai capofila provinciale, a Falvaterra ha acceso i riflettori anche sul Revenge porn: la porno-vendetta attuata tramite la diffusione di video e immagini che custodiscono l’intimità delle vittime. La Regione Lazio è stata la prima ad approvare una legge in contrasto al reato, di cui è prima firmataria la stessa Battisti.

C’è la violenza sulle donne, ma anche su uomini e bambini, perpetrata dalle truppe coloniali. C’è poi la violenza sulle donne di tutti i giorni, a livello fisico quanto psicologico. Fino a spingersi al Revenge porn: utilizzare foto e video di donne nude e nell’atto sessuale, in risposta a un No, con l’intento di distruggere la loro vita. (Leggi qui Si ricandida Sara: una, nessuna, cento donne).

Le Marocchinate, di nuovo, anche “di Sinistra”

La presentazione di “100 volti di donna” a Cassino
Consigliera Battisti, con lei il Pd ha ripreso una battaglia del Pci. Ma le Marocchinate, con tutto il profondo rispetto per le vittime, non sono ormai “di destra”?

«In questi anni, nel campo del centrodestra, si è discusso molto sull’istituzione della Giornata in ricordo delle vittime delle Marocchinate. Ma un po’ per metterci il timbro, avere la primogenitura. Ogni partito proponeva una data diversa. Ho preso a cuore questa vicenda, purtroppo parte della storia poco raccontata e conosciuta in questo territorio, secondo me nemmeno identificata con quest’ultimo a livello nazionale. Nessuno ha mai portato avanti con forza le testimonianze né la battaglia portata avanti da Maria Maddalena Rossi, parlamentare del Partito comunista, nonché dall’Unione delle donne italiane. È parte della nostra storia politica».

FdI, su tutti, invoca una Giornata nazionale. Ma ecco invece il Mese regionale frutto dell’asse Pd-Forza Italia. Non è per mettere il “timbro” del Pd?

«Assieme al consigliere di Forza Italia Giuseppe Simeone, quindi con un’azione bipartisan, si è voluto interrompere questa discussione in seno al centrodestra. Non è che le Marocchinate possono essere limitate a una giornata sola, visto che hanno riguardo un periodo specifico della Seconda guerra mondiale. Dal prossimo anno, nel mese di maggio, la Regione Lazio finanzierà eventi e iniziative in ricordo delle vittime ma anche, in maniera stringente, di questa parte di storia da raccontare sempre di più. Oltre all’atto istituzionale in sé, è stata una scelta voluta per fare in modo che una forza politica come il Pd non si dimenticasse di una battaglia che ha avviato da tempo».

Può contare sul sostegno della rete provinciale anti violenza. Dipende dal fatto che è una donna tra le donne?

«È chiaro che, avendo una donna come riferimento istituzionale, la rete territoriale anti violenza abbia trovato un punto di riferimento in me quanto io in loro. Tante leggi regionali sono anche il frutto del lavoro condiviso con le associazioni. Penso al patrocinio gratuito alle vittime di violenza, all’assegno per gli orfani post femminicidio, anche alla legge sul revenge porn, viste le tante segnalazioni che arrivano alla rete provinciale. Con le associazioni dovrà esserci sempre massima collaborazione, senza di loro non riusciremmo ad accogliere e proteggere le donne vittimi e i minori conviventi».

«Quote rose via il prima possibile»

L’iniziativa contro il Revenge porn
Quali sono le altre piccole e grandi battaglie regionali fatte di concretezza?

«Il cashback sugli assorbenti ha portato di fatto il Governo Draghi ad abbassare l’Iva dal 22 al 10%. Nella manovra finanziaria del Governo Meloni, per riconoscere a Cesare quel che è di Cesare, c’è addirittura l’abbassamento al 5%. È stata una legge intesa anche come sprone politico a livello nazionale. In quanto al revenge porn, la Regione Lazio è stata l’unica ad approvare una vera e propria legge. Ha prodotto il sostegno alle vittime che non concede il Codice Rosso».

Nello specifico di che sostegno si tratta?

«È stata inserita la punibilità del reato di violenza psicologica provocata dalla diffusione di questi filmati e immagini, però non è previsto nulla per il sostegno alle vittime. Nel Lazio, tramite appositi finanziamenti, hanno invece ormai tutela legale e psicologica, nonché possibilità di reinserimento lavorativo. Le donne e gli uomini, perché è ovviamente un reato che può colpire anche loro, non restano soli nella nostra regione».

Lei, lanciando la sua ricandidatura alla Regione, ha detto pubblicamente che non è né “la compagna di” né “la candidata in coppia”. Detto a fianco al suo compagno Albino Ruberti e davanti agli altri candidati del Pd Buschini e Pompeo. Sara Battisti corre da sola?

«L’intervento al Cotonificio di Frosinone, ovviamente, non è casuale. L’ho fatto anche per lanciare un messaggio a tutte le donne. C’è un po’ questa tendenza, anche nel mondo della politica, a pensare che la donna non possa essere un pari grado e debba stare sempre un gradino più in basso dell’uomo. Credo di essere la testimonianza diretta che non sia affatto vero. E la cosa di cui sono maggiormente soddisfatta è che in questi anni tutte le donne del mio Partito hanno avuto modo di collaborare con me. E io con loro. Anche a testimonianza del luogo comune secondo cui le donne si dividono sempre. Le donne si uniscono se hanno obiettivi comuni».

Ma poi c’è la dura realtà di oggi, in cui le quote rosa vengono viste di contro come una garanzia. Che cose ne pensa lei delle quote rosa?

«Secondo me la parità dei sessi si concretizzerà nel momento in cui anche noi donne smetteremo di pensare che ci debbano essere diritti esclusivi. Anche perché sarà il momento in cui non ce ne sarà davvero più bisogno. I diritti devono essere garantiti a chiunque, perché tutti devono avere le stesse possibilità ai nastri di partenza. È il potenziale, non il genere, che fa la differenza in una persona. Spero che si arrivi presto a dover fare a meno anche delle quote rosa che ad oggi le garantiscono».

«Io non mi ci faccio chiamare bambola»

Rossella Chiusaroli, dirigente provinciale di Forza Italia, chiamata “bambola” da un deputato
Quali sono state le misure regionali più importanti a favore delle donne?

«Le due più importanti, secondo me, sono state la legge sulla parità salariale e quella contro i pregiudizi nelle discipline Stem (Scientifiche, tecnologiche ingegneristiche e matematiche, Ndr). L’abbattimento della disparità salariale si fa dando i servizi alle donne. Noi abbiamo introdotto una serie di norme che garantiscono per esempio più asili nido e servizi sanitari e sociali. Al contempo i dati ci dicono che le donne subiscono una certa cultura che non le indirizza alle materie scientifiche. È paradossale, anche pensando a Maria Maddalena Rossi, riuscita a laurearsi in chimica nel 1930. Pare di andare indietro invece di andare avanti. Anche nelle discipline Stem la Regione dà le stesse possibilità alle donne di avviare percorsi di vita in maniera paritetica agli uomini». (Leggi qui Lazio, più donne nella scienza: scusate il ritardo).

Rossella Chiusaroli, dirigente provinciale di Forza Italia, ha raccontato di esser stata chiamata “bambola” da un deputato. A lei è capitato mai qualcosa del genere?

«Avrei tanti aneddoti. Ma non può che venirmi in mente che si è sempre cercato di dipingermi come la “compagna di” e “l’eletta da”. Io, quando un collega dice “Ciao bella”, gli rispondo “Ciao bello”. Non capisco perché un uomo possa prendersi tutta questa confidenza con una donna e non il contrario. Sono sempre per restituire lo stesso atteggiamento ricevuto. Di certo ho un carattere molto forte, che non li porta ad avere certi atteggiamenti con me».

Nel Pd, per ora, le donne riescono ad arrivare a ruoli di vicepresidenza. Statisticamente dovrebbe esserci un’alternanza al vertice. Lei, che è vicesegretaria regionale, che dice a riguardo?

«Dico che anche nel mio Partito c’è comunque una resistenza a pensare che una donna possa avere ruoli apicali o sostituire un uomo nel loro svolgimento. Ho la certezza che ci sono amministratori, con i quali ho lavorato, lavoro e vorrei continuare a lavorare, che hanno una resistenza. Se devono scegliere tra le mie capacità e competenze e quelle di un uomo, scelgono a prescindere le seconde. Anche se le mie sono evidentemente più manifeste».

L’homo politicus in Ciociaria

La consigliera regionale Sara Battisti con Barbara Di Rollo, presidente del Consiglio comunale di Cassino
Quindi, anche a livello provinciale, prevalgono sempre gli uomini?

«Sì, ma perché si sceglie sempre un uomo come interlocutore, c’è proprio una resistenza di tipo culturale. Questo lo avverto. Certo è che se questa intervista fosse a Nadia Mammone, che trent’anni fa faceva la segretaria del Partito comunista, direbbe che i problemi avuti in questa provincia sono stati cento volte più grandi di quelli di oggi. L’evoluzione e il salto generazionale sicuramente aiuteranno ad avere meno resistenze sul ruolo della donna in politica e in generale».

Dunque una persona, ancor prima di una donna. Lei che persona è?

«Le origini delle persone fanno tanto. Vengo da una famiglia molto umile, che ha lavorato tanto e si è sempre data da fare. Probabilmente nella vita ho sempre avuto questo tipo di approccio. Guardando più a chi sta peggio che a chi ha gli strumenti per vivere una vita agiata. Oggi ci dobbiamo preoccupare soprattutto del fatto che ci sono tante famiglie che non riescono davvero più ad arrivare alla fine del mese e ad avere sempre accesso alle cure come sacrosanto diritto costituzionale. Di queste persone noi ci dobbiamo preoccupare».     

 Perché si rivoterebbe alle Elezioni regionali 2023?

«Io mi rivoterei perché sono consapevole di quanto ho fatto: dal punto di vista turistico e culturale, della collaborazione con il sociale e l’ambito sanitario, nonché nei rapporti con gli amministratori. Penso che questo lavoro sia stato visibile anche a tanti che hanno avuto e avranno modo di testimoniare che saranno in partita. Arrivare a tutte le persone è sempre difficile, soprattutto in momenti di fragilità economica e sociale come questi. Si aspettano cambiamenti radicali, ma non avvengono dall’oggi al domani, sono processi lunghi».

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright